DALLO “SPIRITO DI ASSISI” ALLA LOTTA AL RELATIVISMO
02 luglio 2012
Nel 27 ottobre 1986 ci fu un avvenimento straordinario, perché nulla di simile era stato mai realizzato nella storia: 62 capi religiosi rappresentanti le più grandi religioni del mondo sono convenuti ad Assisi a pregare per la pace, alternando il digiuno al pellegrinaggio: valori comuni a tutte le grandi religioni del mondo. Così la conclusione del discorso di Papa Giovanni Paolo II: “Noi ci impegniamo a riesaminare le nostre coscienze, ad ascoltare più fedelmente la voce di S. Francesco e Santa Chiara, a purificare i nostri spiriti dal pregiudizio, dall´odio, dall´inimicizia, dalla gelosia e dall´invidia. Cercheremo di essere operatori di pace nel pensiero e nell´azione, con la mente e col cuore rivolti all´unità della famiglia umana".
Nel 1999 il Santo Padre ribadì dallo stesso pulpito: “Da allora, lo "spirito di Assisi" è stato mantenuto vivo attraverso varie iniziative nelle diverse parti del mondo … Il fatto stesso che siamo venuti ad Assisi da varie parti del mondo è in se stesso un segno di questo sentiero comune che l´umanità è chiamata a percorrere. Sia che impariamo a camminare assieme in pace ed armonia, sia che ci estraniamo a questa vicenda e roviniamo noi stessi e gli altri…” Quest’ultima alternativa pessimista lasciò pensare a qualche forma di disillusione da parte del Santo Padre per una sua visione profetica, forse presago di prossimi avvenimenti apocalittici. Infatti, Giovanni Paolo II, nel gennaio del 2002, un anno dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 a New York e alla guerra in Afghanistan, pregò nuovamente per la pace ad Assisi dove convennero di nuovo tutti i rappresentanti delle principali religioni del mondo. Con alle spalle quel retaggio catastrofico, le differenze religiose si manifestarono, in quell’occasione, più forti. “Nessuna violenza in nome di Dio”, questo fu l’accorato messaggio di papa Wojtyla allora.
Il 27 ottobre 2011, il nuovo Grande Papa Benedetto XVI nel discorso tenuto di fronte ai leader delle altre grandi religioni nella basilica di Santa Maria degli Angeli, durante la visita ad Assisi confermò la propria preoccupazione per i fatti atroci succeduti: “Fra i grandi pericoli che insidiano la pace nel mondo di oggi c'è il terrorismo, che spesso cerca di coprirsi con motivazioni religiose ... Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato religiosamente e che proprio questa matrice religiosa serve come giustificazione per la crudeltà spietata, che crede di poter accantonare le regole del diritto a motivo del 'bene' perseguito. La religione qui non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza''. Ma attenzione, chi pensava, come tra i “tradizionalisti”, che Papa Ratzinger si discostasse dalla linea del predecessore si è sbagliato, in quanto, dal punto di vista dottrinale Benedetto XVI rappresenta una chiara linea conciliare. Nel suo intervento nel giorno della pace nel mondo, ha chiarito, infatti, senza ombra di dubbio (forse perché qualcuno voleva strumentalizzare le sue affermazioni sul terrorismo di stampo religioso) che la libertà religiosa va, comunque, tutelata come scelta di principio, in quanto figlia del libero arbitrio concesso dal Creatore.
Qui sta il punto: La frase manzoniana proveniente dal Nuovo Testamento, ( nell'epistola a Tito di san Paolo) cita: « Omnia munda mundis; coinquinatis autem et infidelibus nihil mundum, sed inquinatae sunt eorum et mens et conscientia. » ( Tutto è puro per i puri; ma niente è puro per i contaminati e gl'increduli, perché hanno contaminata l'intelligenza e la coscienza.) Questi due saggi Papi hanno, infatti, agito come due anime pure che non vedono il male neppure in situazioni che ne potrebbero aver l'apparenza, secondo il dettame d'una retta coscienza ed agiscono di conseguenza, senza curarsi dei risvolti che potrebbero scaturire nell’animo dei più facinorosi.
Papa Wojtyla ha convocato tutti i capi religiosi avendo con loro un rapporto (quasi) paritetico e, quindi è stato tacciato di aver commesso un errore, di aver peccato di sincretismo: di aver, cioè, accomunato e dato per leciti sistemi filosofici-religiosi, che in alcune manifestazioni o concetti sono antitetici con i principi dottrinali e teologici prettamente cattolici.
Papa Ratzinger, che era stato indicato come l’anti Wojtyla (per la questione dell’apertura interreligiosa) ha dovuto ricordare, dopo aver aspramente condannato gli attentati perpetrati in nome di un fanatismo religioso, che ogni individuo è dotato di libero arbitrio e pertanto qualsiasi scelta religiosa possa fare, purché non sia quella di matrice violenta, è bene accetta, avendo ognuno lo stesso diritto di convivere in pace nella società.
Quando Papa Giovanni Paolo II riunì ad Assisi i responsabili delle gran parte delle Chiese monoteiste, fu un grande gesto per la comprensione spirituale reciproca tra popoli di fedi diverse, ma accomunati da un reciproco rispetto per una similare concezione trascendentale. Fondamentalmente ci si proponeva di instaurare per il futuro una più approfondita e reale convivenza, tenendo conto delle rispettive credenze, tradizioni e liturgie utilizzate per riferirsi all’Unico, comune Essere Supremo. Ciò, in pratica, avrebbe dovuto sottolineare che quei rappresentanti convenuti spontaneamente ad Assisi, avrebbero dovuto mettere al bando quei fondamentalismi assolutisti che cercano di eliminare con determinazione integralista e con la forza omicida l’altrui credo.
A questi proponimenti di buonismo religioso, ha fatto, poi, eco anche il movimentismo buonista impegnato politicamente con assemblee, riunioni e marce organizzate da quei gruppi che si richiamano alla fratellanza mondiale ed alla “pace”, anch’essi, provenienti da ambienti di formazione filosofica eterogenea. Insomma si era creato un’ enorme comunanza tra organizzazioni sia di provenienza ultra-religiosa che di matrice laico-materialista, tutti inneggianti anch’essi, imitando i religiosi riuniti da Papa Woitila, alla pace e concordia universale.
Sono bellissimi e significativi gesti, ma … purtroppo, successe che, traslando questi aneliti di fratellanza universali effettuati da chi è puro d’animo, nella società “terrena” degli umani, scombussolino le menti impegnate in elucubrazioni politicizzate in maniera addirittura antitetica, a seconda delle varie impostazioni personali.
Sta di fatto, che questa apertura pontificia, apparve ai cattolici più tradizionalisti come una de-voluzione nei confronti della propria dottrina professata, mentre per i più progressisti come un tentativo di aggiornare il catechismo, attualizzandolo positivamente (con una forma di relativismo storico) in base alle attuali esigenze della vita sociale laica. Tra queste due posizioni ce n’è una terza: quella più pericolosa che è rappresentata proprio dai fondamentalisti islamici che vedono in questo tentativo, una globalizzazione anche della loro fede da parte degli elementi più moderati della stessa loro religione, dietro la spinta dell’infedele cristiano.
Restando nel mondo cattolico mondiale, bisogna riscontrare che la parte più consistente ed attiva che ha travisato quel tentativo di maggiori attenzioni pontificie verso altre situazioni religiose, come un nuovo corso tendente a creare una sorte di deregulation dottrinale allargata nelle sue varie istanze populiste, in senso modernista aperto alle più dibattute istanze sociali, culturali e multiculturaliste tout court. E la cosa più grave non è il fatto che chi se ne è approfittato di questo apparente gesto di “debolezza” appartenga al mondo laico, ma bensì faccia proprio parte della stessa Istituzione religiosa! In particolare, l’homo politucus cattolicus et praelatus ne ha fatto un proprio scopo di missione pastorale, allontanandosi sia sul piano teologico che dottrinale cattolico e provocando gli immediati richiami, sparati a gran voce, dallo stesso balcone di S.Pietro. -Una cosa mai sentita-: “Ubbidite al Papa”
Fortunatamente questo nostro Grande Papa Ratzinger, che è prima di tutto un grande prete teologo, non ha avuto alcun timore nel chiarire che la sforzo primario di questo pontificato è stata proprio la lotta al “relativismo”, inteso esclusivamente come strumento di evangelizzazione della parola del Creatore e non come una forma di oscurantismo bigotto. Essere apologeta della dottrina cattolica non significa chiudere le porte alla “diversità” di fede in nome di una propria ortodossia superiore, ma semplicemente cercare di riportare le cose scritte e certificate duemila anni fa e spiegarle, tramandandole a nostra volta, senza interpretazioni dettate da mode o necessità contingenti umane.
In sintesi l’atto di parlare con le altri religioni resta un mezzo per effettuare un atto caritatevole verso i propri fratelli e non un inizio di trasformazione teologica che preveda degli sconvolgimenti dell’assetto dottrinale. Tale impostazione va letta anche per quelle istanze di stampo sociale-relativista che persino presso alcune sedi apostoliche stanno prendendo piede e stanno, quindi, operando al di fuori delle regole che governano il Cattolicesimo.
VOLTO INATTESO MISERICORDIOSO DELLA CHIESA VERSO I SUICIDI
22 luglio 2012
22 luglio 2012
Alberto Melloni, nella sua sempre acuta disanima dei problemi legati alla spiritualità dell’uomo concepiti e valutati nell’ottica cristiana, affronta un importante aspetto del travaglio umano e, cioè il suicidio. Egli riporta, nel suo commento sul Corriere, che sono stati celebrati funerali cattolici anche per i suicidi, svelando un (inatteso) volto misericordioso della Chiesa.
Sulla sacralità della vita e sulla sua difesa ad oltranza si potrebbe parlare per giorni e giorni, in quanto –se sia lecito in qualche frangente particolarmente gravoso pensare di togliersi la vita- fa parte della concezione dell’essere pensante, essendo dotato di un libero arbitrio decisionale insito nella stessa vita. Quando ero giovane ed al catechismo mi citavano come esempi di massima religiosità i martiri che si immolavano nell’arena tra i leoni o si facevano ardere sul rogo, pur di non abiurare la propria fede, essi, allora, non mi parvero buoni cristiani, in quanto contraddicevano il principio, appunto, della sacralità della vita che va difesa sopra ogni altro principio, essendo, questa, un dono di Dio. Ricevetti un rimprovero dal catechista, in quanto dissi che quei primi cristiani dovevano dichiararsi non-cristiani per salvarsi, tanto, affermai, quello che conta è il rapporto intimo che ognuno ha con il Padreterno e non quello pubblico della comunità … ed Egli sa se si agisca in buona fede o meno!
Questo pensiero razionale, che allora apparve, probabilmente, utilitarista e di poco spessore dottrinario, mi restò però dentro nel valutare, quelle posizioni molte volte cattedratiche o interpretative nel rapporto Chiesa-fedele. Per carità, sono il primo a riconoscere il principio dell’obbedienza e ciò che mi è stato insegnato lo considero, appunto una legge da perseguire, ma … la ricerca della verità interna, più nascosta è una facoltà che mi è stata donata come un fattore di approfondimento e considerata, quindi, la più alta forma di preghiera.
Se un cristiano ha una forte dose di vessazioni ed il proprio futuro gli appare praticamente concluso, senza via d’uscita, perché, appunto, non considerare questo sfortunato individuo in una condizione peggiore di quei martiri sul rogo, lui sì: senza scampo (psicologico o sanitario)? Egli sarebbe giustificato a concludere la vita, più dei martiri che potevano scegliere … Come potrebbe l’Altissimo negare a questo povero uomo una -pur drammatica- via d’uscita onorevole con l’accettazione in Cielo, se costui ha avuto pure la disgrazia in terra di essere un derelitto fallito, neanche in grado di gestire la propria vita?
E’ chiaro, d’altronde, che l’Istituzione Chiesa non può dire che uccidersi è lecito, perché ci sarebbe uno sconforto generale ed un incentivo, come nelle religioni orientali ad immolarsi, pensando di godere “materialmente” nell’altra vita! Quindi non per un aggiornamento od un ammodernamento del concetto, come fosse frutto di un relativismo storico, ma l’atteggiamento della Chiesa attuale nel concedere più apertamente le sacre esequie ai suicidi è una forma di rispetto più consona e visibile per l’individuo già credente, ma in grave defaillance psicologica esistenziale, nel personale rapporto “biunivoco” con Dio. Pur restando validissima la tesi che asserisce: Dio ti ha concesso la vita e tu non la puoi sopprimere. Sarebbe un atto di ribellione.
Dopotutto, anche Cristo sulla Croce si chiese in un momento di sconforto: “Elì, Elì, lemà sabctàni?" -Dio mio perché mi hai abbandonato?-” e si lasciò andare. Proprio Lui, che volendo, poteva salvarsi benissimo, senza soffrire e distruggendo in una frazione di secondo tutto quel popolo che lo condannò a quella morte atroce. D’altronde, questo è il Cristo che riconosciamo più umano e che ci è più vicino.
Questa è la vera chiave di lettura: una compassione maggiore verso esseri umani in crisi di sconforto che si lasciano andare.
Sua Eccellenza il compagno (Don) Ciotti alla corte di Gruber
22 aprile 2012
Don Ciotti è sicuramente un intelligente ed attivo uomo del fare: non solo si interessa dei gravi problemi del Paese, dicendo quello che funziona (ben poco da quando c’è Berlusconi) e quello che non si riesce a far funzionare, ma propone attivamente soluzioni politico economiche. La rossa sfinge Lilli Gruber ad Otto e mezzo, lo “sfruculia” eccitata, quando il Reverendo in divisa proletaria si addentra in cari e ricorrenti discorsi che riguardano un certo personaggio che è Premier, presidente del Consiglio, ma il cui nome non si fa (all’inizio del discorso), ma che è sempre e costantemente presente, come se fosse un soggetto sottinteso. Ella insiste: ma secondo lei chi è il responsabile? Come si può fare? Di chi è la colpa? Il “don” telematico non si lascia “pregare”: disfa le impostazioni governative, interviene con sagaci e populiste affermazioni sulla legge sui processi e sulla legge bavaglio; sentenzia sulla costituzione, invocando di non toccare il primo articolo; elabora procedimenti amministrativi ed economici: espone cifre, sottolineandone gli sperperi; condanna i ricchi che fanno sempre più soldi, mentre i poveri diventano sempre più poveri; pubblicizza la propria attività per i migranti, come fosse l’unica ad operare (bene) in campo; condanna la mancanza di morale, di etica, la mercificazione della carne, proponendo alle fanciulle di rinunciare alla linea senza rifarsi le tette ed il sedere, a dedicarsi al bunga-bunga, ed inducendole ad una sana casta attività, inveendo contro i loro genitori che, invece di catechizzarle e denunciare il bruto demone tentatore, si vantano delle assidue frequentazioni di Arcore, inducendo la carne della propria carne in festini tribali di vecchi satanisti.
Il fantastico “coupe de Theatre” strappalacrime (altro che “ladri di bicicletta” neo-realisti) di Don Ciotti lo propose quando prospettò un periodo della propria vita: “Io me lo ricordo come mi guardavano i bambini del quartiere. Perché mio padre, quando arrivò a Torino dal Veneto, non riuscì a trovare una casa per noi, e andammo a vivere nella baracca dentro il cantiere dove lavorava. Stavo al di là dello steccato, mentre i miei compagni (n.d.r.: sporchi capitalisti razzisti) avevano quello sguardo lì. Per dire: tu sei un po’ diverso”.
“E la politica del fare?” -chiede quella ironica e compunta Lilli Gruber-, dando al prete il “la” per sparare sul Governo. Questi butta giù un po’ di cifre, ma poi punta sulla condanna etica -dopotutto è un prete- sul fatto che chi gestisce la cosa pubblica dovrebbe soprattutto rendere conto alla propria coscienza, con grande onestà…
Ma il pezzo più pesante Don Ciotti lo riserva, senza pudore contro “certa” Chiesa che tollera zone grigie, compromessi barattati con un piatto di lenticchie”. Cioè, insiste la Gruber: "Il Vaticano poteva osare di più nelle critiche a Berlusconi? (E finalmente, trattandosi del Vaticano il nome è uscito chiaro e netto) Ovviamente, ammettendo una omissione di condanna delle “alte” sfere dello Stato pontificio, da confessore, egli offre la penitenza “… il perdono c’è solo quando chi ha sbagliato poi cambia davvero atteggiamento…” Che bravo!...
Sua eccellenza Don Ciotti, come titolava la trasmissione, è senz’altro un bravo politico, un bravo e chiaro relatore delle problematiche del Paese, un ottimo analista degli avvenimenti nazionali ed internazionali: è proprio scaltro ed efficiente nel pensare a tutto ciò che abbia come fine il benessere della Società civile, essendo un valente e caparbio volontario d’azione, sagace, onesto e privo di interessi privati. Egli è tutto questo ed altro ancora, tranne che un prete.
Madre Teresa, ringraziava tutti, comunque, per quello che aveva, senza sobillare nessuno, pur avendone un milione di motivi.
P.S. volevo far notare a Don Ciotti che anche noi, nati a cavallo della guerra, abbiamo patito la fame, ma non siamo stati mai visti come diversi… pur quando non avevamo un padre presente!
NEO-DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA CATTOLICA “SECONDO TODI”
02 ottobre 2012
02 ottobre 2012
leggendo la lettera del “Portavoce delle Associazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro”, Natale Forlani, mi pare che emergano alcuni controsensi nel tentativo di defilarsi dalla costante presenza fatale della Democrazia Cristiana.
Alcide De Gasperi, già esponente del Partito Popolare, sicuramente è stato il primo ed unico grande politico con le idee chiare di cosa fosse la Democrazia Cristiana, essendone stato il maggior artefice della fondazione con il programma: “Le idee ricostruttive della DC”. Egli è considerato, infatti, proprio grazie alla sua grande visione strategica politica -di partito- anche uno dei padri della Repubblica ed, insieme a Schuman, Adenauer e Spinelli, il sognatore di quella vera Unione Europea, mai realizzata, per la prematura dipartita.
In quel suo manifesto, De Gasperi immagina un’Italia democratica, formata dalle grandi masse popolari operanti nella vita politica e presente nei consessi internazionali. Tra l'altro prevede una Costituzione al di sopra dell’abuso dei partiti, la valorizzazione delle Regioni come enti autonomi che risolvano al meglio, soprattutto, il problema del mezzogiorno, un piano di riforme per l’industria ed agricoltura ed un incoraggiamento per una Unione di Difesa europea occidentale…
La cosa strana, invece, ravvisata nella “voce unitaria per i cattolici” espressa nel mega-seminario di Todi sia dal Cardinal Bagnasco che da Natale Forlani ed auspicata nel Motto: «La buona politica per il bene comune» si evince che in tutta questa voglia di “ritrovarsi”, -frutto di ripetuti appelli delle gerarchie ecclesiali per un impegno politico dei cattolici contro il degrado della politica- pur parlando, in pratica di una “rifondazione”, di un-non partito cristiano, non appaia mai un degno riferimento alle origini di questo movimento di “idee”cattoliche ed al suo fondatore: il più grande statista europeo Alcide De Gasperi.
Forlani dice infatti: “Era dall’inizio degli Anni 70 che non si teneva, per iniziativa dei laici, un incontro di questa portata: 16 tra associazioni, movimenti religiosi, reti ecclesiali, 8 fondazioni culturali, 40 esponenti di rilievo del mondo accademico.” Ma non cita il 1942 anno della fondazione di quel pensiero tanto osannato, espresso per la prima volta, appunto, nella Democrazia Cristiana…
E’ proprio questa, la differenza sostanziale: De Gasperi era chiaro, netto, puro, facile da interpretare, privo dei “si, ma forse…”,: insomma aveva creato un Partito fatto da cittadini laici che non dovevano sottostare ad altri potentati, sia economici che confessionali, anche se l’impostazione culturale personale individuale era fortemente condizionata dai princìpi umanitari e sociali -resi universali- provenienti dal cristianesimo professato.
De Gasperi, pur essendo alle soglie della beatificazione, seppe negare categoricamente a Pio XII il desiderio di presentare -con il fine di scongiurare nelle elezioni a Roma, una vittoria dei marxisti-, liste coalizzate tra DC e neofascisti. Egli sapeva scindere i compiti di un amministratore dello Stato dal facile populismo aggregativo. Mentre il PCI dipendeva organicamente da Mosca, la sua DC era un vero partito che seppe sventare una guerra civile, già impostata nelle sedi comuniste italiane, ma bloccata proprio dalla Russia, in quanto il nostro premier seppe guadagnarsi la fiducia degli States che offrirono, con il piano Marshall, una ventata di benessere, di libertà e, soprattutto di una copertura atlantica.
Oggi cosa propone questo meeting di Todi?: “Condividere una comune visione della politica prossima ventura, ispirata alla dottrina sociale della Chiesa e centrata, in particolare, sull’esigenza di riorganizzare i rapporti tra Stato, economia capitalistica, società civile; cambiare il modo di interpretare la politica: aprire lo spazio alla partecipazione democratica che esprima valori, ideali, ricerca di nuovi modelli, responsabilità diffuse, classi dirigenti competenti ed esemplari non delimitato alle istituzioni pubbliche, chiamate, in questo contesto, a produrre visione, recuperando autorevolezza nelle relazioni internazionali.” Chiaro?
A questo punto, scatta la domanda spontanea: Ma come si può proporre, realizzare, coordinare tutta questa rivoluzione cultural-ideologica-sociale del “Tutto e tutti dentro” senza un’organizzazione predefinita ed operativa? Ma insomma, questo è un Partito, si o no?”… Il Portavoce Forlani s’indigna e reagisce: “Lo stereotipo della ricostruzione velleitaria di una nuova Democrazia Cristiana è stato utilizzato anche per screditare l’iniziativa di Todi”, come se l’avesse morso il serpente dell’Eden!
Torniamo a non capire: perché tanta paura di dire che si sta riassettando le fila di una nuova DC? La risposta è semplicissima ed ovvia: Perché la DC è proprio questa! Perché la DC è sempre stato un-non partito! Tranne che nel periodo Degasperiano, la Democrazia Cristiana è solo stata un agglomerato di persone, di uomini singoli, di capi corrente, di gestori di feudi locali, che esprimevano una vaghezza ondivaga tra centro destra e sinistra, tra baronie locali, professori, ecclesiastici, alti prelati che, con accordi sottobanco, scambi di favori, promozioni, poltrone, spostavano con gli inciuci, l’asse politico istituzionale nazionale. Anche se un cittadino era anticomunista e votava DC, dopo, sotto-sotto, si facevano gli accordi con la sinistra per un monocolore, con l’astinenza del voto d’opposizione. La DC (del dopo De Gasperi) era l’ombrello che garantiva alle varie correnti che si alternavano al potere, l’autorevolezza degli accordi presi.
Infatti, quello che ri-propone attualmente Forlani è similare: “…Per influenzare i processi politici, i programmi, la formazione delle rappresentanze, è necessario avviare un produzione culturale e politica, inventare nuovi linguaggi, essere in grado di rispondere ai bisogni e alle aspettative diffuse. Solo questo percorso può consentire di rielaborare il radicamento sociale in consenso politico e renderlo disponibile per alleanze più ampie. Questo lavoro richiede l’organizzazione di un soggetto unitario di interlocuzione con la politica in grado di influenzare i mutamenti della rappresentanza.” Chiaro, no?
Facciamo un excursus tra le correnti democristiane: La prima, vera, corrente fu Iniziativa Democratica, al del 1954, guidata da Fanfani. Nel 1959 si costituisce la corrente dei Dorotei molto più critica con il centro-sinistra e più in sintonia con le gerarchie ecclesiastiche e con le associazioni industriali. Aderiscono Moro, Rumor, Segni, Taviani. I seguaci di Fanfani si organizzano nella corrente di Nuove Cronache, a cui aderiscono tra gli altri Forlani, Bernabei, Malfatti, Gioia. Sorge la corrente dei sindacalisti, denominata Rinnovamento Democratico, e poi Forze Nuove, con Pastore, Donat Cattin e Storti. Nel 1967 nasce la corrente dei Pontieri, ponte tra la maggioranza del partito e le sue correnti di sinistra. Nel 1968 nasce la corrente dei Morotei, gli amici di Moro, sempre più orientata verso la sinistra ( Zaccagnini e Gui). Infine, nel 1969 la rimanente corrente dorotea si divide in due componenti diverse: - Iniziativa Popolare, costituita da Rumor e Piccoli; - Impegno Democratico, di Colombo a cui aderisce anche la corrente Primavera di Giulio Andreotti. Nasce l’ Area Zac, intorno alla linea politica di Zaccagnini. il Congresso del 1989 sarà l'ultimo Congresso della DC, con la sola novità di Alleanza Popolare.
Non se la prenda Natale Forlani od il Cardinale Bagnasco o tutti i relatori del Meeting di Todi per eventuali disattenzioni dei critici, ma cercate tutti di essere chiari ed onesti con voi stessi, senza aver paura di citare il nome: Democrazia Cristiana, almeno quella di Alcide De Gasperi!
02-10-2012 | 12:20:47Vorrei tanto sapere cosa ne pensa, nell’aldilà, il poverello San Francesco d’Assisi
Germania, tangenti tedesche per ottenere il paradiso – di Roberto Pepe
In pratica siamo tornati all’epoca della compravendita delle Grazie: chi paga di più, si assicura un posto più vicino all’Altissimo
Qualcuno mi dica che non è vero: che ho letto o interpretato male una notizia che proviene dalla Germania. Poiché in quella nazione si è registrati anche in base alla religione, ognuno è tenuto a pagare, per legge, una quota dei propri redditi alla propria organizzazione religiosa. Se un Cattolico cancella all’anagrafe la propria appartenenza alla fede cattolica (per non pagare la relativa tassa), non farà più parte della comunità ecclesiale, non potendo ricevere più l’eucarestia o ottenere il funerale cristiano in caso di morte. In pratica il tedesco che non paga la penale alla Chiesa viene automaticamente scomunicato e condannato alle pene eterne dell’Inferno. Così hanno deciso gli alti prelati teutonici con l’avallo del Vaticano!
Questa mostruosità, proprio nel giorno in cui il Papa Ratzinger, il Grande, emette un monito contro “la bramosia dei beni materiali” del mondo finanziario civile. In pratica siamo tornati all’epoca della compravendita delle Grazie: chi paga di più, si assicura un posto più vicino all’Altissimo. Chi non vuole pagare la Chiesa (terrena), subirà l’“aeternam damnationem”, in quanto se si è condannati già qui in terra per editto, non c’è via di scampo. Tutt’al più, se in punto di morte fai in tempo a pentirti della tua avarizia e a confessarti, facendo un appropriato versamento sull’Iban internazionale del Vaticano, potrai sperare in un recupero all’ultimo momento…
Vorrei tanto sapere cosa ne pensa, nell’aldilà, il poverello San Francesco d’Assisi a proposito dell’accumulo del denaro per il sostentamento del clero, ottenuto dalla ferrea legge laica germanica; non certo, però, dall’apparato francescano odierno il quale è stato costretto dal Pontefice ad una più proficua attività spirituale in linea con i dettami della Chiesa di Roma. Il trattare l’aggregazione cattolica mondiale come se fosse una nazione sovrannazionale con le stesse contraddizioni “civili” degli Stati è un’aberrazione teoretica dottrinale. L’apparato ecclesiale universale si deve reggere con i contributi volontari che il fedele “dona” come un atto di “Carità”. Questa azione, assieme alla “Fede” ed alla “Speranza” fa parte delle virtù teologali - il catechismo ci ha insegnato - che rendono le facoltà dell'uomo idonee alla partecipazione alla natura divina. Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio, fondando, animando e caratterizzando l'agire morale del cristiano. Sono infuse da Dio stesso nell'anima dei fedeli per renderli capaci di agire e meritare la vita eterna. In pratica queste Virtù sono un “mezzo” per ottenere la vita nell’aldilà. Non sono il “fine” per poter mantenere la Chiesa terrena che poi giudica gli stessi fedeli cristiani idonei o no di godere o patire nell’eternità!
Pertanto non può assolutamente sussistere un obbligo da parte del credente di donare alcunché all’Apparato-Chiesa! Questo principio adottato in Germania in combutta tra Stato laico ed Organizzazione ecclesiale, esprime esattamente il contrario di uno dei concetti base su cui è fondato il cattolicesimo cristiano! Anzi se proprio la “Carità” viene espressa con un comando teutonico, di massa, la sua funzione di opera misericordiosa verso il prossimo viene a decadere, in quanto è la dimostrazione che il fedele fa qualcosa per obbligo e non per atto individuale donato a Dio, il Quale ha un rapporto diretto con ogni essere della terra.
Ricattare il credente con una tangente per ottenere il Paradiso è terribilmente anticristiano e quasi blasfemo per un alto prelato.
11-10-2012 | 12:26:45 IL COMMENTO
Vaticano II, secondo Melloni – di Roberto Pepe
‘Giovanni XXIII si è inventato un Concilio perché aveva avuto il sentore che nella Chiesa operante, la “forma” si fosse divorata la “sostanza”, dimenticando di far leva esclusivamente e fondamentalmente sui contenuti dei Vangeli’
Lo ammetto: Alberto Melloni, come scrive , mi affascina. Mi affascina tanto (mi riferisco al suo pezzo sul Corriere del 10/10/)che devo leggerlo sempre due volte per poterlo apprezzare al meglio, nell’intento di non perdere le delicate sfumature dei suoi passaggi. Già altre volte lo commentai, avendo avuto in cambio un suo signorile chiarimento su alcune citazioni di importantissimi autori di cui disconoscevo l’esistenza, ma questa volta devo dire che, nell’ambito della celebrazione del Vaticano II, punta il dito (la penna) proprio sul tanto discusso tema sviluppatosi negli anni successivi a quel Concilio che divide il mondo cattolico tra: “contenti” - per l’apertura al mondo contingente - e “scontenti” -per paura di profondi cambiamenti.
Melloni, però, confuta questa divisione: egli dice, infatti, che la Chiesa di Papa Benedetto è solo piena di “sfumature, graduazioni, arretramenti che hanno ragioni e storie ben leggibili”. Poetica questa visione, ma non volendo fare io, una “palestra di fervorini”, riporto quanto ho già scritto qualche giorno fa a proposito del citato dubbio melloniano.
Giovanni XXIII si è inventato un Concilio perché aveva avuto il sentore che nella Chiesa operante, la “forma” si fosse divorata la “sostanza”, dimenticando di far leva esclusivamente e fondamentalmente sui contenuti dei Vangeli. Lo ha ribadito il Grande papa Ratzinger, ricordando che Il Beato Papa Giovanni sperava che il Concilio si manifestasse come una “nuova Pentecoste” la quale avrebbe fatto rifiorire la Chiesa nella propria interiore ricchezza a favore di tutti i campi delle attività umane comprese quelle istituzionali e spirituali con la partecipazione dei fedeli laici. In pratica: una nuova attiva “Evangelizzazione”.
Una cosa fu certa, però: sollevò diversi interrogativi: “fu un Concilio di discontinuità e rottura o di riforma? - ci si domandò poi -, considerando le diverse interpretazioni che emersero inevitabilmente e che portarono fedeli e non, a tirare conclusioni diametralmente opposte…
Purtroppo le grandi intuizioni storiche delle menti eccelse appartengono a personalità “pure e semplici” di spirito, come appunto Papa Giovanni. Egli ebbe la percezione tangibile che fosse giunto il momento in cui la Chiesa si rinnovasse nella propria attività contingente “di tutti i giorni”, aprendosi di più alla modernità del mondo civile che, scorrendo molto più velocemente, aveva creato un divario più che altro formale, di comunicazione reciproca, anziché sostanziale. L’aprire la porta ai movimenti civili ecclesiali, parlando con altre religioni e con i non-credenti era considerato, allora, un atto dovuto alla Chiesa, affinché essa stessa non si chiudesse ulteriormente in se stessa, senza poter dialogare esternamente, affrontando il rischio di diventare “muta” anche e soprattutto con lo stesso “proprio” mondo cattolico. In pratica era il momento di abbattere la Babele linguistica per poter riparlare una lingua sola.
Qui si innescarono, purtroppo, coloro i quali si appropriarono di quelle illuminate intuizioni innovatrici di dialogo, per esasperare la tendenza e dichiarare che finalmente, da quel momento, nella Chiesa, ognuno poteva agire secondo una propria interpretazione del Vangelo; che era sufficiente raffrontarsi anche tra religioni diverse e comunità di atei onesti in un Cortile dei Gentili e, tramite un sincretismo santificato ed avallato anche da alcuni eminenti prelati progressisti, salvarsi ed accedere nel regno dei cieli! La Teologia della Liberazione, per esempio, è stato un chiaro esempio di esasperata interpretazione della teologia “praticata” che ha inteso contrabbandare i valori cristiani in un rivoluzionario messaggio violento (ed assolutamente anticristiano) di giustizia sociale.
Come era prevedibile, a fronte di queste spinte di interpretazione social materiale del cattolicesimo, si sono formate esasperazioni dei cosiddetti tradizionalisti cattolici che hanno voluto mantenere, per paura, valide le regole preconciliari, intravvedendo nelle nuove esasperate diversificazioni rituali una forma letale per (secondo loro) tutto il “vero” cattolicesimo.
Compito della Chiesa, in sostanza, è semplicemente quello di dar fiducia e risolvere col proprio carisma i dubbi ancestrali dei fedeli, cioè: “Evangelizzare”! Papa Ratzinger nella propria battaglia contro il relativismo lo ha espresso molto bene il concetto: dialoghiamo con tutti (Egli ha continuato, come i suoi predecessori, gli incontri ad Assisi), ma il vero cristiano è tale se risolve il proprio dubbio esistenziale nella fede nel contatto diretto “biunivoco” con l’Altissimo.
Qualsiasi altra strada ricercata forzatamente in un assemblearismo multi religioso o ateo social-ateo rivoluzionario porta inesorabilmente a “Devangelizzare” il sistema. Si devangelizza, quando si cerca di fare del dubbio esistenziale del credente, una generalizzazione sociale universale degli umani, assimilando ed integrando nel mondo dei cattolici tutti quelli che rispettano (almeno) otto dei dieci comandamenti. Non basta dire: “volemose bene”, solo perché il Concilio è stato di tutti: papisti e ribelli… Che sia chiaro: si salva chi ha fede in quel Signore che è morto in croce, non chi in nome “Suo” chiede la pace, l’equità sociale, l’ambiente pulito, il pane per i poveri, o fa qualche rivoluzione anti capitalista, … D’altronde “Egli” è stato chiarissimo: “Date a Cesare quel che è di Cesare!..” caro Melloni.
17-11-2012 | 14:51:13
L’INTERROGATIVO
L’INTERROGATIVO
Stephen Hawking: c'è spazio per un Bosone e non per Dio?
Assistiamo ad un caso inverso del processo a Galileo. Uno scienziato Ateo giudica la Chiesa di essere un’invenzione, una fantasia assurda dell’uomo!
E’ chiaro che la Chiesa sta pagando, ancor oggi, lo scotto di secoli di oscurantismo di alcuni alti prelati e Pontefici che hanno governato con, appunto: “autorità” mentale, bloccando inesorabilmente il percorso della “scientia” nell’azione di rivelazione dei più misteriosi processi con cui è governata la natura terrena e l’universo intero.
Scotta ancora il processo a Galileo, ma grazie a Dio (è il caso di dirlo), ora abbiamo un Papa Ratzinger, che addirittura ha elaborato, con processi logici scientifici, una metodica per arrivare a testimoniare la presenza della Sacra Trinità. Egli, infatti, ha perfino usato, per i suoi approfondimenti “scientifici-religiosi” una elaborazione della “teoria delle stringhe” che risolve l’annoso problema di trovare quella Legge Universale che riesca ad unificare tutte le leggi che governano le forze: dal più piccolo atomo al più grande astro.
Non mi rendo conto, pertanto, come asserzioni del più grande scienziato contemporaneo Hawking sulla negazione di un Dio Creatore non abbiano prodotto una benché minima reazione “scientifica” in sede cattolica di pari importanza. Attenzione, parlo esclusivamente di contestazione scientifica, non di fatti derivanti da credenze evangeliche o affermazioni condizionate dalla Fede.
Analizziamo i fatti. In una trasmissione televisiva anglosassone molto accattivante e con parole molto semplici, ma scientificamente efficaci, si sono elencati i principi secondo i quali Hawking è arrivato a ricostruire a ritroso nel tempo quel momento cruciale che storicamente e semplicisticamente è denominato Big Bang. Questo istante è una apocalittica esplosione nella quale, dal “nulla” si sono scontrate alcune entità, soprannominate: “particelle di Dio” che hanno determinato la nascita della massa e di conseguenza del tempo: in miliardesimi di secondo in pratica, è nato l’universo. Questo è il bosone di Higgs: la particella che, in qualche modo, dà alle altre particelle l’esistenza in quanto oggetti materiali. Questa è la sua potenza «divina».
Confermando la teoria di Einstein, per cui l’Energia equivale alla Massa per il quadrato della velocità della luce, Hawking riconosce che in sostanza l’Energia è Materia in presenza del Tempo. Prima della cosiddetta “Creazione”, o del Big Bang, o della presenza di un immenso Buco nero dal quale nulla sfugge, o della evoluzione della “Particella di Dio”, o del lavoro delle Stringhe, secondo cui la materia, l’energia ed il tempo sono la manifestazione di entità fisiche primordiali, lo sviluppo delle quali dovrebbe far trovare una legge che giustifichi “Tutto”; insomma, prima di quel momento fatale, ipotizzato da diversi scienziati, pare che non ci fosse assolutamente nulla in quanto, mancando la Massa, non c’era il Tempo (e forse, viceversa). Su tutto ciò, essendoci una documentata relazione scientifica, non si può assolutamente intervenire se non con motivazione o intuiti di stampo prettamente scientifico.
A parte il fatto che tutto ciò contraddice la legge della conservazione della massa di Lavoisier: «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma», restiamo fuori da questa discussione ed accettiamo come base di studio tutte le teorie proposte ed avvalorate dagli ultimi esperimenti in immensi laboratori che hanno utilizzato immense potenze elettromagnetiche onde riproporre quegli istanti primordiali nei quali si è verificato il primo istante di vita dell’universo. Tutti i credenti pertanto accettano che prima di quel “fatidico” istante non c’era “nulla” ed il tempo non esisteva. Sia che si intenda un modello cosmologico in cui l'universo non ha confini nello spaziotempo, sia che si intenda un Universo chiuso, la conclusione di Hawking, però, appare quantomeno sconvolgente e molto poco scientifica per quanto riguarda la possibilità dell’esistenza di una entità Creatore-Dio.
Egli infatti afferma che siccome prima non c’era il tempo e quindi non c’era niente, non ci poteva essere un prima ed un dopo e quindi: non c’era neanche la possibilità scientifica di un Dio prima della “Creazione”. Ma come? La caratteristica fondamentale di Dio è quella di essere un’energia infinita atemporale, per il quale, tuttora, in presenza dello scorrere del tempo per tutto l’Universo, è comunque rappresentato senza luogo, senza tempo e quindi senza materia, lo scienziato Hawking afferma che “prima” dello scorrere del tempo, un Dio non avrebbe potuto esserci?! Ma come? Si accetta l’idea che una Particella possa esplodere in determinate circostanze prima della presenza della Materia e del Tempo, quindi un miliardesimo di secondo “Prima” del Big Bang e si continua ad affermare che “Prima” non c’era niente, ma, forse, un brodo primordiale di particelle prive di materia che ad un certo momento (senza tempo) si scontrarono (senza moto) … per caso … in un infinito aperto, (o chiuso) senza distanze.
Parlando e discutendo, che sia chiaro, sempre con metodo scientifico e non come credenti, ci si pone una semplicissima domanda: ma questa “particella dal nulla” chi ce l’ha messa in un Universo che non doveva esistere? Questo Bosone chi ce lo ha messo e come si è evoluto? Gli scienziati rispondono giustamente che hanno dimostrato la presenza del bosone con metodo scientifico, avendone riproposto l’esplosione in un esperimento, ora. Certo. Ma allora, … chi lo ha generato quel primo esperimento megalattico?
Insomma, c’era spazio per un Bosone e non per Dio? Hawking avrebbe, almeno, potuto lasciare la questione aperta, da vero scienziato che non ha trovato risposte immediate… e non affermare che non c’è niente perché egli non vede niente.
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