11-02-2013 | 18:00:01L’OPINIONE
Papa, per noi resterà Benedetto XVI ‘il grande’
di Roberto Pepe
L’atto di rinuncia di Benedetto è la più grande prova della sua intelligenza, della sua lungimiranza, della sua intraprendenza per il bene della Chiesa
Fra un mese conosceremo la risposta al quesito: Quale CHIESA governerà il mondo cattolico nei prossimi anni?... Se una nuova Teoria della Liberazione estesa dal Sud America si diffonderà nel vecchio continente con i compagni-preti e con i loro partiti unici di riferimento, oppure prevarrà una Istituzione Universale che seguirà la dottrina di fede impostata con vigore e sicurezza da uno dei più Grandi Papi che la Chiesa cattolica abbia avuto…
Prevarrà una Chiesa inspirata dai propositi della santa vita nella penombra di una Madre Teresa o sarà sospinta dalla intrigante e bellicosa attività di un politico Don Ciotti… il quale proporrà anche tra i prelati: “Liste pulite, mobilitiamoci!”.
Sarà, insomma, una Chiesa dove prevarrà la volontà di salvare l’anima nell’aldilà, guidata dalle opere misericordiose terrene dettate della fede, speranza e carità o vincerà una “chiesa terrena” che si festeggerà il primo maggio al di fuori della Chiesa di S.Giovanni?
Vincerà la spiritualità teologica nel rapporto individuale con Dio, sostenuto nel catechismo del Grande Papa Ratzinger o la tessera del partito social-cattolico della rivoluzione delle masse sarà l’indispensabile mezzo per la salvezza globale delle anime, riunitesi in meeting e congressi politici a Todi o Rimini, durante i quali si eleggeranno i sindacalisti che parleranno con Dio?
L’atto di rinuncia di Benedetto è la più grande prova della sua intelligenza, della sua lungimiranza della sua intraprendenza per il bene della Chiesa. Un atto che, quelli che lo consideravano un retrogrado in termini di conduzione pontificale (specialmente quando combatteva il relativismo)dovranno recepire come un’azione incredibilmente rivoluzionaria, modernista e, diciamolo sinceramente: coraggiosa!
Nell’aprile del 2012 mi citai affermando che già nel 2009 ebbi la sensazione che questo Papa fosse, allora, solo all’inizio di una immensa opera universale, essendo un ri-edificatore della Chiesa Cattolica che stava ri-codificando tramite i binari dalla filosofia teologica, la “Substantia rerum”. Egli ha perfino usato la “scientia”, cioè il ragionamento prettamente logico deduttivo per dimostrare la Trinità (…) seguendo il ragionamento della “teoria delle stringhe” che risolve l’annoso problema di trovare quella Legge Universale che riesca ad unificare tutte le leggi che governano le forze: dal più piccolo al più grande.
Papa Benedetto stava proponendo, in sintesi, una Chiesa concettuale-filosofica a fronte dell’impoverimento relativista causato, sicuramente, dai costanti contrasti internazionali, purtroppo sempre più a carattere religioso, ma anche dallo sviluppo esponenziale che ha assunto la conoscenza scientifica ed i suoi progressi materialistici. Utilizzare questi stessi ragionamenti per dimostrare la presenza di un Assoluto è stato un fatto epocale.
In tutto questo eclatante e prorompente rinnovamento, duole dirlo: proprio alcuni alti prelati dimostrano interessi su fatti contingenti, che pur nella loro implicita drammaticità, riguardano esclusivamente una sfera prettamente terrena, quasi che la finalità preminente dell’Istituzione cristiana sia diventata un sindacato per il posto di lavoro, la giustizia sociale, o la pensione per gli anziani più poveri.
Per esempio, un Mons. Bregantini, afferma, come in un comizio della CGIL a piazza S. Giovanni (anziché parlare di fede ai cattolici all’interno della stessa Chiesa): "Il lavoratore non e' una merce. Non lo si puo' trattare come un prodotto da dismettere, …” E più avanti affonda da scaltro sindacalista demagogo: “…mi chiedo: diminuira' o aumentera' il precariato dei nostri ragazzi? Riusciremo ad attrarre capitali ed investimenti dall'estero solo perche' e' piu' facile licenziare? …”.
Qui siamo in effetti, in presenza di una forma di comunismo ascetico fondamentalista, ancor più pericoloso di quello materialista di matrice laica.
Viene allo scoperto pure il portavoce della Cei, mons. Domenico Pompili che dice: "La situazione del mondo del lavoro costituisce un assillo costante dei Vescovi. La dignita' della persona passa per il lavoro riconosciuto nella sua valenza sociale. La CEI segue con attenzione le trattative in corso, confidando nel contributo responsabile di tutte le parti in campo, al fine di raggiungere una soluzione, la più ampiamente condivisa".
Ovviamente in questa bagarre politico-sindacale non poteva mancare il Presidente della stessa CEI, Cardinal Bagnasco, che già alla fine dei settembre 2011 ci provò, dopo aver castigato l’impuro governo Berlusconi, a benedire la formazione di una nuova DC facendo il cartomante del futuro italiano: “Sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che – coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita – sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni».
Oggi il Cardinale se la prende con il Capitalismo, definendolo in questa fase storica: “sfrenato” in quanto possiede la colpa di non risolvere i problemi, ma, anzi di crearli, privando il cittadino della sicurezza del lavoro.
Meno male che il nostro Grande Papa Ratzinger afferma che: “Silenzio e parola sono due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone». Esattamente l’opposto di quello che fa e che dice il Cardinal Bagnasco, facendo infuriare addirittura tutto il Nordest che dal dopoguerra è stato il baluardo democristiano del cattolicesimo praticante. Il Cardinale, infatti, vorrebbe da parte della Stato, un controllo, non delle regole, ma dello stesso “Capitale” privato. E per essere arcisicuro che lo si capisca, lo richiede “papale, papale” con i vecchi slogan populisti catto-comunisti, perché: “…la sovranità dei cittadini è ormai usurpata dall' imperiosità del mercato …”.
Fortunatamente il Giovedì Santo seguente il nostro “Grande” Papa ha gridato un avviso importantissimo per la Chiesa nel mondo: "Situazione drammatica. No preti disobbedienti".
Dopo aver bocciato ovviamente l’ipotesi delle ordinazioni femminili in Austria, grida: "La disobbedienza dei sacerdoti non è la via". Ed inducendo con forza a: "Rinunciare all'autorealizzazione”, il Papa si domanda con fervore durante la Santa Messa del Crisma in San Pietro: “Come deve realizzarsi questa conformazione a Cristo, il quale non domina, ma serve; non prende, ma dà?".
A Cristo "stava a cuore la vera obbedienza, contro l’arbitrio dell’uomo ... Non si tratta di immobilismo nella tradizione -chiarisce il Santo padre, invitando i fedeli a vedere che anche per una nuova fecondità ci vogliono la radicalità dell’obbedienza, la dinamica della speranza e la forza dell’amore, … "La mia dottrina non è mia". "Non annunciamo teorie ed opinioni private, ma la fede della Chiesa della quale siamo servitori… “ Ricordando che agli uomini è richiesto "un superamento di noi stessi, una rinuncia a quello che è solamente nostro, alla tanto sbandierata autorealizzazione", conclude: "Non reclamizzo me stesso, ma dono me stesso".
Non so, francamente, se i succitati prelati hanno compreso il messaggio, ma la mia paura, dopo questa lunga premessa è duplice. Praticamente questo lungo preambolo è scaturito da questi due seguenti dilemmi angosciosi, molto semplici, ma terribili.
Il primo riguarda una situazione attuale relativa alla bassa presenza di vocazioni sacerdotali che si evidenzia benissimo specialmente nelle stesse parrocchie romane. Queste Chiese hanno numerosi preti provenienti dall’Africa, dall’estremo Oriente o dal Sud America, insomma da tutte le parti del mondo. Questi vengono “riciclati” per qualche mese od anno, perché imparino bene l’italiano (non si sa mai che uno di questi diventi Papa), ma fondamentalmente perché a Roma mancano proprio le vocazioni. Perché questi prelati non stanno in oratorio ad insegnare ai giovani, oltre che a giocare a pallone, anche a pregare, come si faceva una volta? Insomma perché questi Cardinali non pensano ad “evangelizzare” insegnando che Cristo ha risposto ad una chiara domanda: “Date a Cesare ciò che è di Cesare ed a Dio ciò che è di Dio”? Mi pare infatti che Cristo non abbia aggiunto: “Se però Cesare non vi paga bene venite da me che ci penso io…”.
Al mio secondo quesito, il più drammatico, so già che nessuno può rispondere, ma è molto sintetico: Ma dopo Papa Ratzinger, il “grande” prete filosofo, cosa succederà alla Chiesa Cattolica, se i presunti pilastri della stessa Chiesa sono quelli citati (ed altri) attualmente operanti sul campo?
La Chiesa diventerà una Onlus caritatevole di volontariato per i più bisognosi di cure terrene impegnata sul sociale universale, o manterrà valido il principio che Essa è solo un supporto al dialogo che ogni singolo individuo-uomo ha direttamente con l’Assoluto?
Questo tema, il nostro grande Papa BenedettoXVI l’ha ricordato e sostenuto, come fondamento della “sua” Chiesa “attuale”, ma poi?
Questo chiesi un anno fa!
15-02-2013 | 13:59:40L’ANALISI
15-02-2013 | 13:59:40L’ANALISI
Papa, una grande croce ha illuminato il Vaticano – di Roberto Pepe
L’importante è che il ‘prete’ Ratzinger non abbandoni mai, fino alla fine cosciente della propria vita
Questo ‘Grande’ Papa Benedetto, secondo alcuni esimi e preparatissimi commentatori televisivi e della carta stampata, sarebbe un Papa di transizione? Sarebbe un Papa pre-conciliare perché ha difeso con tenacia alcuni dogmi fondamentali della Chiesa? Questo Pontefice sarebbe un prete sempliciotto che al momento cruciale della propria vita abbandona il proprio alto compito episcopale? Questo novello Pietro con il quale la Chiesa ha ripreso vigore intellettuale, dogmatico, superando perfino gli atavici preconcetti sulla “Scientia”, riproponendosi invece con futuristici concetti filosofici sul rapporto Fede-Ragione (non compresi neanche da molti altissimi prelati ed eruditi scienziati) sarebbe un mediocre professorino di seminario, … insomma questo grande Papa, solo perché ha riconosciuto “umanamente” che il degrado fisico del “piccolo operaio” della Fede non può più sopportare il peso del Governo Universale della Chiesa e chiede di essere messo a riposo, sarebbe un Papa che abbandona? Ma questa è scuola di vita! Non per un Papa, ma per un essere umano!
L’importante è che il “prete” Ratzinger non abbandoni mai, fino alla fine cosciente della propria vita, cosa che non farà mai, perché una “persona” umile ed onesta, come tutti i puri di cuore e di sentimenti, è una persona intelligente che agisce con le doti fondamentali per un cattolico: Fede, Speranza e Carità. Il vero titolo che spetta a questo Papa è BENEDETTO “IL GRANDE”.
Scrissi nel 2009 in una rubrica del Cardinal Martini, sul Corriere della Sera: “L'essere umano porta nel proprio ‘genoma’ la traccia profonda della Trinità, di Dio-amore”. Era un’affermazione di papa Benedetto XVI scandita prima dell'Angelus recitato in piazza San Pietro. Questo Papa, ed al di là delle manifestazioni pubbliche oceaniche, molto folcloristiche ed accattivanti per i media televisivi mondiali, si presentò umilmente e quasi sommessamente come uno dei più grandi artefici e ri-edificatori della Chiesa Cattolica Universale.
Egli è riuscito perfino, contraddicendo pienamente i super scienziati materialisti, a ricondurre, tramite i binari dalla filosofia teologica, il “Concetto” super materiam. Altroché conflitto tra “Fede” e “Ragione”. Chi afferma questa fesseria, vuol dire che non ha compreso la reale portata delle rivelazioni manifestate da Papa Ratzinger! Egli riunì il concetto in uno solo: la Fede è una sublimazione della Ragione, ovvero: la ragione è un metodo empirico per arrivare alla Fede!
Papa Benedetto ha proposto, infatti, una Chiesa concettuale-filosofica a fronte dell’impoverimento relativista causato, sicuramente, dalle costanti guerre (anche di carattere religioso) in essere, ma anche dallo sviluppo esponenziale che ha assunto la conoscenza scientifica ed i suoi progressi materialistici (neanche negli stessi ambiti vaticani è un concetto che non è stato bene rielaborato e digerito). Perfino esimi vaticanisti, impreparati a questa rivoluzione epocale culturale, travisarono le sue parole, come quando credettero che il Papa Ratzinger avesse fatto il famoso discorso contro il «relativismo» storico perché ce l’aveva con i lefebvriani e non contro il derivare della dottrina cattolica verso un eccessivo pragmatismo ateista. Fu tacciato, pertanto, anche di essere un Papa anti, o pre-conciliare, perché, facendo ragionare quei seguaci di Lefebvre, li fece rientrare pentiti, nei ranghi del Cattolicesimo conciliare.
Con questo Grande Papa siamo stati in presenza di un “vero prete” filosofo che parlava non da primate politico o da regnante o da leader o capo gestore di un apparato mondiale burocratico religioso; che parlava essenzialmente, insomma, con le parole semplici della pura dottrina evangelica, al di sopra delle misere beghe terrene dei pettegolezzi e delle disavventure umane di infimo ordine. Basti pensare a quando parlò durante il Secondo sinodo per l'Africa: “un "virus" minaccia l'Africa: il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici…”. Papa Ratzinger fu l’unico a lanciare angosciosamente quell’appello! Basti ricordare come affermò che nella chiesa cattolica, l’obbedienza dei sacerdoti, è primaria. Non fu certo un’azione di un prete timoroso!
E cosa dire della più grande rivoluzione in seno alla Cristianità da mezzo millennio a questa parte: il Papa approvò una "costituzione apostolica" che predispone l’accoglienza di quei fedeli, sacerdoti e vescovi anglicani che hanno deciso di abbandonare la “Comunione anglicana” per convertirsi al cattolicesimo, dove l’atteggiamento dell’ala liberal stava prendendo piede nei confronti dell’ordinazione di omosessuali e di donne. Approfondiremo con calma tutti i temi svolti dal nostro Papa Benedetto il Grande! Per ora: pace e preghiere in memoria del Papa, ancora al suo posto!
19-02-2013 | 14:58:23L’ANALISI
19/02/2013
Papa, ecco perché Benedetto XVI si è dimesso
di Roberto Pepe
Papa Ratzinger non aprirà più bocca! Sarà come un eremita; penserà a redigere i propri pensieri in silenzio, ma la sua ombra, come uno spirito, un angelo custode, vigilerà senza interferire in qualsiasi modo sull’attività del nuovo corso pontificale
Ecco, vi svelerò il mistero della ”rinuncia” del Grande Papa Benedetto XVI: era fisicamente provato e, da uomo intelligente, ha passato la mano a qualcun altro, avendo la possibilità - essendo ancora lucido - di poter far sapere il proprio pensiero maturato durante la propria lunga militanza nel “campo”, avendo, nel contempo, la paura di dover esser costretto ad accettare, per il quieto vivere “apostolico”, qualcosa che, per motivi di scissioni, non avrebbe voluto assolutamente sottoscrivere! Tutto qui!
Che sia ben chiaro: Papa Ratzinger non aprirà più bocca! Sarà come un eremita; penserà a redigere i propri pensieri in silenzio, ma la sua ombra, come uno spirito, un angelo custode, vigilerà senza interferire in qualsiasi modo sull’attività del nuovo corso pontificale. Quello che doveva dire l’ha già detto in questi anni di Pontificato, molto più chiaramente di quanto sia evidente alle grandi masse. I suoi seguaci, così, avranno più forza per continuare la sua opera, sapendo psicologicamente che “Lui” è ancora vigile e presente! Qualora, poi, sia eletto Papa un suo “protetto”, l’opera di Ratzinger acquisirà ulteriore potenza di realizzazione ante-mortem.
Nel mercoledì delle Ceneri (non è casuale la scelta del periodo dell’abdicazione) il Santo Padre ha citato, per confermare il proprio pensiero, il Vangelo nel quale Gesù ha denunciato: «l’ipocrisia religiosa, il comportamento che vuole apparire, gli atteggiamenti che cercano l’applauso o l’approvazione» … «anche ai nostri giorni, molti sono pronti a “stracciarsi le vesti” di fronte a scandali e ingiustizie - naturalmente commessi da altri, … ». Ecco il vero dilemma che ha perseguitato il Papa lungo tutta la sua vita: «l’alternativa tra potere umano e amore della Croce, tra una redenzione vista nel solo benessere materiale e una redenzione come opera di Dio». Non nega la ricerca del proprio successo e della propria posizione, ma bisogna far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l’amore diventino la cosa più importante». E' una sferzata all’Istituto terreno della Chiesa, dal «volto deturpato», senza mezzi termini, denunciandone le divisioni e l’ipocrisia e invocandone nel contempo «la sua vera conversione».
Tutto ciò non è, comunque, assolutamente un mistero: già dal 2009 appariva evidente. Scrissi: “Questo Grande Papa è solo all’inizio della propria opera universale”, “L’ateismo di Stato è vinto, resta quello più subdolo intellettuale”. “Semplicità e nascondimento: le chiare parole che identificano il Pontificato di Papa Ratzinger”, “Involuzione teologica e devangelizzazione mondiale”, “Pietro, a te (solo) darò le chiavi del Cielo”, “Papa Ratzinger, tra scienza e fede”, “La Fatwa di Bagnasco ridimensionata da Papa Ratzinger”, “Neo dottrina sociale della Chiesa Cattolica, secondo Todi”, “Papa Ratzinger: Obbedienza, ma dopo di lui, cosa sarà?”, “E se domani Bagnasco diventasse Papa?” ( scritta a settembre 2012)…
Questa esasperazione del concetto di universalizzazione sociale ed accettazione passiva di situazioni politiche aberranti nel nome del multiculturalismo riappacificante, che ha trasformato la Chiesa in una Onlus per scopi sociali o per rivoluzioni e liberazioni populiste, ha portato, inoltre, purtroppo, a dimenticarsi di un altro ruolo “obbligatorio” per un cristiano che è l’evangelizzazione. Il Papa l’ha ribadito più volte: il cristianesimo non è un partito o un movimento con scopi sociali. Ha lanciato, infatti un chiarissimo allarme sulla islamizzazione violenta e persecutoria dell’intera Africa. Ha gridato per il dolore, ricordando le persecuzioni a cui ecclesiastici in tutto il mondo vengono sottoposti, essendo uccisi in quanto cattolici.
Il nostro Grande Papa Ratzinger, in pratica, si è reso conto che per proprie sopravvenute carenze fisiche, non può più combattere (e vincere) direttamente su questi temi essenziali per la Chiesa cattolica, dove i vari altolocati “partiti” social-interventisti si fanno sempre più caratterizzanti e sclerotici. Ha preferito, pertanto, lasciare la mano, in quanto pauroso di vedersi costretto ad accettare un percorso completamente estraneo al proprio concetto teologico, evangelico e apologetico di Chiesa universale, per non creare - con propri dinieghi e richiami -, eventuali scismi ideologizzanti che sarebbero stati devastanti proprio in questo periodo storico di passaggio come l’islamizzazione e la devangelizzazione mondiale
14-03-2013 | 11:52:19L’ANALISI
Con Papa Francesco continua l’opera di Ratzinger – di Roberto Pepe
Papa Francesco: la chiesa non può essere più
autoreferenziale; chiusa in se stessa, invecchia.
Appena lasciato il Sacro Soglio si disse che l’emerito Papa
Ratzinger non avrebbe aperto più la bocca. Quello che doveva dire l’aveva già
detto in questi anni di Pontificato, molto più chiaramente di quanto molti
autorevoli interpreti delle cose vaticane abbiano saputo percepire e rendere
noto alle grandi masse. Egli per cause fisiche non poteva andare oltre, ma quel
suo enorme bagaglio spirituale sarebbe stato senz’altro ripreso dal suo
successore e portato avanti con ancora più forza ed illuminazione. Si affermò
che così, il nuovo Papa avrebbe avuto più forza per continuare la sua opera,
sapendo psicologicamente che “l’Emerito” sarebbe stato ancora vigile e presente,
fornendo una ulteriore e maggiore potenza di realizzazione ante-mortem, al
Grande Progetto di Evangelizzazione universale. Papa Ratzinger era debilitato
fisicamente: sicuramente, però, aveva già predisposto - con l’aiuto dello
Spirito Santo - un processo “in fieri” che sta trasformando e rifondando la
Chiesa con il suo successore naturale Papa Francesco.
Il vero dilemma che ha perseguitato il Prete Ratzinger,
lungo tutta la sua vita, è stata «l’alternativa tra potere umano e amore della
Croce; tra una redenzione vista nel solo benessere materiale e una redenzione
come opera di Dio». E' stata una sferzata all’Istituto terreno della Chiesa, dal
«volto deturpato», senza mezzi termini, denunciandone le divisioni e l’ipocrisia
e invocandone nel contempo «la sua vera conversione». Ci rendemmo conto già nel
2009 che “quel Grande Papa era solo all’inizio della propria opera universale”.
L’ateismo di Stato è stato vinto: restava quello più subdolo intellettuale che
ispira una costante “involuzione teologica e devangelizzazione mondiale”. Questa
esasperazione del concetto di universalizzazione sociale ed accettazione passiva
di situazioni politiche aberranti nel nome del multiculturalismo
riappacificante, che ha trasformato la Chiesa in una Onlus per scopi sociali o
per rivoluzioni e liberazioni populiste, ha portato, inoltre, purtroppo, a
dimenticarsi di un altro ruolo “obbligatorio” per un cristiano che è proprio
l’evangelizzazione. Il Papa Emerito l’ha ribadito più volte: il cristianesimo
non è un partito o un movimento con scopi sociali. Quando nell’ultimo
Concistoro, egli stesso, ha voluto che i cardinali parlassero della nuova
evangelizzazione richiamando i porporati allo spirito di servizio, richiamandoli
tutti all’umiltà, l’allora arcivescovo di Buenos Aires, il gesuita Jorge Mario
Bergoglio, affermò, con una affinità spirituale incredibilmente simile (che
avrebbe potuto lasciar presagire qualche prosieguo nell’impegno pastorale) che i
cardinali non possono essere agenti di una ONG, svolgere una attività, come una
ONLUS indipendente, ma sono servitori del Signore, sotto l’ispirazione dello
Spirito Santo. Il cardinale deve entrare nella dinamica della differenza dei
carismi e allo stesso tempo guardare all’unità della Chiesa. Un cardinale che
non entri in questa dinamica, non può essere un cardinale secondo ciò che
chiedeva Benedetto XVI (Ipse dixit).
Ecco che quando si disse che, combattendo il relativismo
storico, il Papa Benedetto era solo all’inizio dell’Opera di evangelizzazione,
sostenuta dall’apologetica - che ha come finalità la conquista delle anime -,
sicuramente non si intendeva riferirsi ad un ciclo temporale legato alla
permanenza fisica sul Sacro Soglio di Papa Ratzinger, ma quella missione
bisognava intenderla spalmata in un arco di tempo indefinibile, iniziata dallo
spirito innovatore dell’attuale Papa emerito. E’ stato Papa Ratzinger che ha
prodotto la rivoluzione “Francesco”! E’ stato Papa Ratzinger che ha creato le
basi di una attività ordinaria della Chiesa basata sulla “missione” tra
parrocchia e quartiere. Papa Francesco continua: la chiesa non può essere più
autoreferenziale; chiusa in se stessa, invecchia. L’Opera Ratzinger
continua…
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Il Foglio di Giuliano Ferrara
25/07/2013
Gli interventi di oggi
Papa Ratzinger, il "Grande"
Un lettore afferma che ci si è dimenticati del "Timido" Papa
Ratzinger, di fronte all'esuberante Francesco. Ciò mi porta ad affermare che
Papa Benedetto -che ho sempre appellato:il "Grande"- abbia invece
saputo rifondare silenziosamente la Chiesa Cattolica senza squilli di trombe e
fiere di paese. La sua battaglia contro il "RELATIVISMO STORICO"
avversato oltre che dai non-cattolici, anche da qualche alto prelato che
concepiva il cattolicesimo come una forma integrata di "governo terreno",
era indirizzata a combattere la tendenza di adeguare nel tempo le regole
cattoliche snaturate dalle finalità trascendentali, per le necessità richieste
dalla vita contingente terrena.
Non a caso Benedetto è stato l'acerrimo nemico di quella forma della
TEOLOGIA della LIBERAZIONE sudamericana che proprio alcuni gesuiti diffondevano
con le rivoluzioni marxiste locali. La forma esasperata di sincretismo (per cui
se non rubi e non uccidi tutti si salvano nell’aldilà) stava portando ad una
evidente DEVANGELIZZAZIONE mondiale per la quale, qualsiasi dottrina, purché
operante secondo legge, permetteva di godere della vita eterna tra i beati
cattolici.
Papa Ratzinger con la propria ferrea presa di posizione, ha bloccato le
fughe ideologiche-teologali anche interne tendenti a conciliare questi aspetti
filosofici e religiosi eterogenei appartenenti a culture a-cattoliche,
riportando l’evangelizzazione e soprattutto l’apologetica alla ribalta (scienza
che difende la fede cattolica, ma considerata superata da molti teologi
impegnati in attività sociali)! Il Papa affermò che compito della Chiesa è la
salvezza del singolo individuo nella vita trascendente(Dio sa contare fino ad
UNO): la Chiesa non deve rappresentare le esigenze della massa come una
qualsiasi ONLUS.
Possiamo affermare, pertanto che, anche se non apparso sulle prime pagine
dei media mondiali, Papa Benedetto ha saputo riportare (fatto storico) la
Chiesa nel solco imposto direttamente da Cristo a Pietro. Altroché timido!
Roberto Pepe
Ratzinger & Bergoglio: Occasione mancata, Dissidio Sfruttato da Scalfari
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L’ANALISI (20-02-2014)
Francesco e Benedetto, due Papi in una Chiesa – di Roberto Pepe
La sola povertà non è un fine sicuro per guadagnarsi la salvezza. Il vero cristiano effettua la carità con amore, ma augura al mendicante di diventare ricco anche lui, in modo che possa, a sua volta, debellare altra povertà!
Qualche giornalista si è sbilanciato, affermando che Papa Francesco gode dell’immensa popolarità pari all’80% della popolazione in generale, considerando tutti i cattolici, i non credenti e le altre comunità religiose. Un vero e proprio trionfo personale, tanto che si sfiora il grave pericolo che la Chiesa non sia più vista come un’organizzazione mondiale, ma che sia identificata esclusivamente in Papa Francesco che bacia i bambini. Pensiamo solo alla contestazione che il precedente Papa Ratzinger ebbe da uno Scalfari, il quale, di contro, ebbe dal presente Papa Bergoglio un’accoglienza propagandata dai media - quasi da figliol prodigo. Questo incredibile incontro è diventato una chiave di lettura dell’impegno strategico nel mondo di questo nuovo Papa.
Sicuramente potremmo avanzare una previsione; con Papa Francesco ci sarà un avvicinamento, se non addirittura una integrazione conciliata tra le Chiese Cristiane ed un più profondo dialogo con gli islamici! Se non ci sarà qualche evento contingente a bloccare questa operazione storica, il carisma mediatico personalissimo di questo Papa (durante la visita a Gerusalemme), stravincerà e si imporrà contro qualsiasi ragionevole dubbio! Di questo ne siamo sicuri. Bisognerà solo valutare il peso dello stravolgimento dogmatico che comporterà quest’operazione!
Analizziamo la reale “Substantia Rerum”: la sostanza profonda delle cose sotto la lente dei due Papi. Nel 2009 Scalfari scrisse che Ratzinger è un “modesto” teologo che fa rimpiangere i suoi predecessori, nonostante fosse stato proprio Giovanni Paolo a volerlo come sommo teologo al Sant’Uffizio, ma probabilmente, mentre all’inizio, nel 2006, lo stesso giornalista lo esaltò addirittura come fine pensatore, pensando che Papa Benedetto quando parlava di “Amore universale” si riferisse all’universalismo marxista multiculturale antigovernativo, si ricrebbe quando apprese dalla prefazione dell’Enciclica “Caritas in veritate” che dice: “La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati”. D’altronde era l’impostazione data dallo stesso Cristo, quando definì senza metafore e a chiare lettere la differenziazione sostanziale tra Chiesa e Stato: “Date a Cesare quel che è di Cesare…”.
Il barbuto Scalfari aveva semplicemente catalogato il Papa con il meschino metro intellettuale politico italiano, dove le parole "amore e pace" significano consociativismo brancaleonesco e pacifismo-bolscevico. Molti intellettual-chic, infatti, non avevano compreso che nella Chiesa di Benedetto si è svolta (iniziata) un’incisiva opera fondamentale di “ri-evangelizzazione”, avendo chiarito che la teologia rimane un vano esercizio dialettico se non viene alimentato dal rapporto con il trascendentale! Scherzando, allora si disse che il Diavolo in persona con le sembianze da giornalista canuto comprese che l’umile azione di un modesto prete vestito di bianco era estremamente centrata contro la de-evangelizzazione devastante, avendo, Egli, bloccato col suo “Relativismo sociale” tutte quelle istanze pensate indispensabili alla vita materialistica dell’uomo e della donna e … di qualcun altro.
Veniamo a Bergoglio: la prima azione fondamentale è stata quella di riportare sull’Osservatore Romano che la “Teologia della Liberazione” attuata in supporto alla guerriglia armata in Sud America è una dottrina fondamentale dell’azione evangelizzatrice cattolica valida in tutto il mondo, svergognando e squalificando senza ritegno alcuno la categorica messa al bando - quasi a livello di “eresia” - effettuata da parte dei precedenti Papi Giovanni Paolo e Benedetto. Certo che il sostegno popolare al nuovo Papa è aumentato! Tutta la politica di sinistra materialista si è vista accreditata di una funzione quasi trascendentale nel populismo e nell’egualitarismo sociale: la Chiesa, essendo “discesa” in piazza, ha parlato di povertà come di un trionfo sociale paritetico; condannando il denaro come “Mammona” che produce in sé iniquità che chiude l’animo alla solidarietà e soprattutto paragonando il becero vetero Marxismo all’odierno liberismo, pone la Chiesa odierna alla stregua di una Onlus dove il sincretismo demagogico crea un Cristianesimo-fai da te, aperto a tutte scuole di pensiero in un contrasto ideologico sconvolgente.
I “Fari” di riferimento che aveva eretto Benedetto “sulla costa della vita quotidiana” ai quali ognuno poteva agganciarsi, per avere una rotta cristiana più sicura - pur restando liberi di disegnare una rotta individuale -, sono stati tutti oscurati da una luminaria eccessiva di stimoli che crea falsi scopi, nascondendo le rocce nascoste. Insomma per far l’inchino di saluto a qualcuno che non è sulla nave, si rischia di naufragare miseramente sui bassi fondali.
Dicendo “popoli affamati di tutto il mondo, venite qui che la nostra carità cristiana vi sorreggerà”, non vuol dire: fare il bene cristiano! Bisogna invece insegnare a produrre tanti soldi per investirli in quelle terre martoriate dai predoni, prospettando magari agli industriali: se andate lì, guadagnerete di più! Non maledire il denaro perché potrebbe favorire gli egoismi. E’ la soluzione liberista che può stravolgere le piccole tragedie locali africane, creando posti di lavori! Non c’è via d’uscita! La Chiesa non deve essere povera tra i poveri solo per non farli sentire soli, ma deve incitare ad essere ricchissimi per investire e creare le possibilità di lavorare e mangiare da uomini liberi e non da emigranti schiavi in mano ai mercanti di carne del 2000.
La sola povertà non è un fine sicuro per guadagnarsi la salvezza. Il vero cristiano effettua la carità con amore, ma augura al mendicante di diventare ricco anche lui, in modo che possa, a sua volta, debellare altra povertà!
Roberto Pepe - ItaliaChiamaItalia
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