Papa Ratzinger blog 2 [2008-2009]
mercoledì 21 ottobre 2009
Su segnalazione del nostro Scenron leggiamo:
Questo grande Papa è solo all'inizio della propria opera universale
"Mai, nessun altro Papa ha osato parlare così chiaramente e direttamente della situazione spirituale culturale-filosofica e quindi religoiosa di un intero continente alla deriva…"di Roberto Pepe
Scrissi al Cardinal Martini, che disponeva di una propria rubrica, il seguente pezzo (in sunto) pubblicato sul Corriere della Sera, nel giugno del 2009:
“L'essere umano porta nel proprio "genoma" la traccia profonda della Trinità, di Dio-amore". Lo ha detto papa Benedetto XVI prima dell'Angelus recitato in piazza S.Pietro.
Penso che questo Papa sarà uno dei più grandi artefici, ri-edificatori della Chiesa Cattolica Universale: Egli sta riproponendo, tramite i binari dalla filosofia teologica, la “Substantia rerum”, il vero “Concetto” super materiam. Ha usato la “scientia”, cioè il ragionamento prettamente logico deduttivo per dimostrare la Trinità (…) seguendo il ragionamento della “teoria delle stringhe” che risolve l’annoso problema di trovare quella legge Universale che unisca tutte le leggi che governano le forze: dal più piccolo al più grande.
Senza mancare di rispetto per gli altri predecessori, Papa Benedetto sta proponendo una Chiesa concettuale-filosofica a fronte dell’impoverimento relativista causato, sicuramente, dalle costanti guerre economiche e realmente combattute (anche di carattere religioso) in essere, ma anche dallo sviluppo esponenziale che ha assunto la conoscenza scientifica ed i suoi progressi materialistici. Utilizzare questi stessi ragionamenti per dimostrare la presenza di un Assoluto è un fatto epocale.”
Ripresi più volte, sottolineandola, la sensazione ricevuta fin dall’inizio del suo pontificato: che eravamo in presenza di un “vero prete” filosofo che parlava non da primate politico o da regnante o da leader o capo gestore di un apparato mondiale burocratico religioso; che parlava essenzialmente, insomma, con le parole semplici della pura dottrina evangelica, al di sopra delle misere beghe terrene dei pettegolezzi e delle disavventure umane di infimo ordine.
Basti ricordare la lectio magistralis sulla Fede e ragione, tenuta presso l'università di Ratisbona, che rappresenta un intervento di importante rilievo sul piano culturale e teologico cattolico, suscitando violente reazioni nel mondo islamico a causa di una citazione dell'imperatore Bizantino Manuele II Paleologo che fa riferimento alla guerra santa cristiana.
Basti pensare a quando parlò durante il Secondo sinodo per l'Africa: “…un "virus" minaccia l'Africa: il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici… Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioé insegnando e praticando non l'amore e il rispetto della libertà, ma l'intolleranza e la violenza"
Mai, nessun altro Papa ha osato parlare così chiaramente e direttamente della situazione spirituale culturale-filosofica e quindi religoiosa di un intero continente alla deriva…
Basti ricordare come liquidò il problema “Avvenire” con lo sciagurato (nel senso manzoniano) direttore Boffo, mandando il cardinal Bertone a chiarire alla CEI ed al suo presidente Bagnasco: attenzione qui comando io. Chiudete la questione che altri sono i problemi!
Ed ora siamo alla presenza di una delle più grandi rivoluzioni in seno alla Cristianità da mezzo millennio a questa parte. Il Papa ha approvato una "costituzione apostolica" che predispone l’accoglienza di quei fedeli, sacerdoti e vescovi anglicani che hanno deciso di abbandonare la 'Comunione anglicana' per convertirsi al cattolicesimo. Gli anglicani erano divisi da Roma da quando, nel 1534, re Enrico VIII non ottenne dal Papa l’annullamento del suo matrimonio.
Questo grande Papa sta continuando la propria battaglia contro il “relativismo storico” anche nelle confessioni sorelle, come l’Anglicana, che l’ ha portato a sopportare l’atteggiamento dell’ala liberal nei confronti dei gay e l’ordinazione di donne e omosessuali.
Costui, questo Grande Papa Benedetto, come tutti i puri di cuore e di sentimenti agisce in maniera talmente semplice ed univoca, che riuscirà prepotentemente a sconvolgere completamente tutto l’assetto mondiale, riuscendo a condizionare anche quelle parti politiche che si reputano al di fuori di questo universale abbraccio.
Tempo al tempo!
http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/18231/2009-10-21.html
Questo grande Papa è solo all'inizio della propria opera universale
"Mai, nessun altro Papa ha osato parlare così chiaramente e direttamente della situazione spirituale culturale-filosofica e quindi religoiosa di un intero continente alla deriva…"di Roberto Pepe
Scrissi al Cardinal Martini, che disponeva di una propria rubrica, il seguente pezzo (in sunto) pubblicato sul Corriere della Sera, nel giugno del 2009:
“L'essere umano porta nel proprio "genoma" la traccia profonda della Trinità, di Dio-amore". Lo ha detto papa Benedetto XVI prima dell'Angelus recitato in piazza S.Pietro.
Penso che questo Papa sarà uno dei più grandi artefici, ri-edificatori della Chiesa Cattolica Universale: Egli sta riproponendo, tramite i binari dalla filosofia teologica, la “Substantia rerum”, il vero “Concetto” super materiam. Ha usato la “scientia”, cioè il ragionamento prettamente logico deduttivo per dimostrare la Trinità (…) seguendo il ragionamento della “teoria delle stringhe” che risolve l’annoso problema di trovare quella legge Universale che unisca tutte le leggi che governano le forze: dal più piccolo al più grande.
Senza mancare di rispetto per gli altri predecessori, Papa Benedetto sta proponendo una Chiesa concettuale-filosofica a fronte dell’impoverimento relativista causato, sicuramente, dalle costanti guerre economiche e realmente combattute (anche di carattere religioso) in essere, ma anche dallo sviluppo esponenziale che ha assunto la conoscenza scientifica ed i suoi progressi materialistici. Utilizzare questi stessi ragionamenti per dimostrare la presenza di un Assoluto è un fatto epocale.”
Ripresi più volte, sottolineandola, la sensazione ricevuta fin dall’inizio del suo pontificato: che eravamo in presenza di un “vero prete” filosofo che parlava non da primate politico o da regnante o da leader o capo gestore di un apparato mondiale burocratico religioso; che parlava essenzialmente, insomma, con le parole semplici della pura dottrina evangelica, al di sopra delle misere beghe terrene dei pettegolezzi e delle disavventure umane di infimo ordine.
Basti ricordare la lectio magistralis sulla Fede e ragione, tenuta presso l'università di Ratisbona, che rappresenta un intervento di importante rilievo sul piano culturale e teologico cattolico, suscitando violente reazioni nel mondo islamico a causa di una citazione dell'imperatore Bizantino Manuele II Paleologo che fa riferimento alla guerra santa cristiana.
Basti pensare a quando parlò durante il Secondo sinodo per l'Africa: “…un "virus" minaccia l'Africa: il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici… Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioé insegnando e praticando non l'amore e il rispetto della libertà, ma l'intolleranza e la violenza"
Mai, nessun altro Papa ha osato parlare così chiaramente e direttamente della situazione spirituale culturale-filosofica e quindi religoiosa di un intero continente alla deriva…
Basti ricordare come liquidò il problema “Avvenire” con lo sciagurato (nel senso manzoniano) direttore Boffo, mandando il cardinal Bertone a chiarire alla CEI ed al suo presidente Bagnasco: attenzione qui comando io. Chiudete la questione che altri sono i problemi!
Ed ora siamo alla presenza di una delle più grandi rivoluzioni in seno alla Cristianità da mezzo millennio a questa parte. Il Papa ha approvato una "costituzione apostolica" che predispone l’accoglienza di quei fedeli, sacerdoti e vescovi anglicani che hanno deciso di abbandonare la 'Comunione anglicana' per convertirsi al cattolicesimo. Gli anglicani erano divisi da Roma da quando, nel 1534, re Enrico VIII non ottenne dal Papa l’annullamento del suo matrimonio.
Questo grande Papa sta continuando la propria battaglia contro il “relativismo storico” anche nelle confessioni sorelle, come l’Anglicana, che l’ ha portato a sopportare l’atteggiamento dell’ala liberal nei confronti dei gay e l’ordinazione di donne e omosessuali.
Costui, questo Grande Papa Benedetto, come tutti i puri di cuore e di sentimenti agisce in maniera talmente semplice ed univoca, che riuscirà prepotentemente a sconvolgere completamente tutto l’assetto mondiale, riuscendo a condizionare anche quelle parti politiche che si reputano al di fuori di questo universale abbraccio.
Tempo al tempo!
http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/18231/2009-10-21.html
Pubblicato da raffaella blog a 14:27
Finalmente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! una mente illuminata ha capito la levatura intellettuale, morale spirituale e la santità di Papa BENEDETTO XVI
Già cara laura. Un articolo molto bello e che rispecchia la verità.
Complimenti!!!!!!!!!!
Proprio per questo ha contrari Vescovi e presbiteri solo "sufficientemente " preparati , a capo di diocesi e parrochie, solo perchè hanno saputo corteggiare e imporre l'ermeneutica della "rottura" del Concilio vaticano II con la Chiesa precedente e premiati a dovere. Con i risultati che stanno sotto gli occhi di tutti specialemte nelle nostre messe domenicali.
Leggo solo adesso, ma non posso fare a meno di complimentarmi per il bellissimo articolo, che sposo, per i contenuti, ma anche e soprattutto per l'amore, tangibile, dell'autore verso Benedetto XVI. Maria Pia
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lunedì 26 ottobre 2009
Papa Ratzinger, L'analisi sbagliata di Scalfari (Roberto Pepe)
I MEDIA E BENEDETTO XVI: LO SPECIALE DEL BLOG
Riceviamo e con grandissimo piacere pubblichiamo questo corsivo di Roberto Pepe (segnalatoci anche da Scenron e Alessia):
Papa Ratzinger, L'analisi sbagliata di Scalfari - di Roberto Pepe
Papa Benedetto XVI non è affatto un “modesto teologo che fa rimpiangere i suoi predecessori”
Ma è tutto logico e consequenziale. Non c’è assolutamente da meravigliarsi se un piccolo omuncolo barbuto, gravato dagli anni e per questo autorizzato a dire ciò che gli passa per la mente, solo perché in gioventù ha avuto la Sacra tessera da giornalista e da adulto ha fondato un giornale, asserisce che Papa Ratzinger è un “modesto teologo che fa rimpiangere i suoi predecessori”.
Aveva semplicemente catalogato il Papa con il meschino metro intellettuale politico italiano, dove le parole "amore e pace" significano: consociativismo brancaleonesco e pacifismo-scic.
A prescindere che lo stesso predecessore Giovanno Paolo II volle proprio Ratzinger quale tutore dell’Ortodossia cattolica, proprio per la sua alta statura teologica, alla guida dell’antico
Sant’Uffizio, ma Eugenio Scalfari dovrebbe chiarire come mai (visto che l’età gioca brutti scherzi alla memoria) che su Repubblica del 5 febbraio 2006 in prima pagina definì, a commento dell'enciclica "Deus Caritas est”, l’attuale Papa, finissimo teologo nel proprio articolo dal titolo: “Il male nel mondo e l’amore di Dio”, nel quale scrisse: “ ...
Non può sfuggire a nessuno l' estrema attualità politica di questo testo teologico. In un' epoca nella quale i fondamentalismi avanzano, anche quelli dichiaratamente cristiani o quelli che usano il cristianesimo come «instrumentum regni».
Allora? Perché andare contro corrente emettendo una sentenza in un campo –quello teologico- nel quale proprio da tutti –estimatori e detrattori atei-, Papa Benedetto viene ritenuto inattaccabile?
Gli alti prelati vaticani e tutto l’apparato cattolico militante (non proprio tutto-tutto ) si scaglia giustamente contro tale definizione, demitizzando la statura di Scalfari quale super teologo dei teologi, ridicolizzandolo, ma questo improvvido giudizio ha, come al solito, una chiave di lettura molto più terra-terra. Altro che alti concetti teologici,… è solo frutto della nostrana politicaccia terrena!
In un primo tempo, quando Il Grande Papa Benedetto ha parlato di “Amore universale”, Scalfari ha subito pensato all’universalismo marxista multiculturale antigovernativo (ed anche antiberlusconista) supportato anche da alcune frange di cattolici-marxisti d’assalto, come quel tal parroco genovese Don Farinella, cosicché quando l’idea di istituire un’ora di religione
musulmana nelle scuole pubbliche è stata definita semplicemente inaccettabile da Bagnasco, il nostro grande giornalista ha sottolineato l’immensa «modestia» di don Ratzinger in scienza divina, precludendogli il posto tra i “grandi papi” che «combattevano guerre e non soltanto di religione, ma di potere». (Come se il rientro degli anglicani in seno alla Chiesa Cattolica fosse stato un modesto giochetto)
Probabilmente Scalfari non ha neanche letto la Prefazione della “Caritas in veritate” dove è scritto a chiare note: “La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati”, quindi avrebbe dovuto saperlo prima che è proprio la (ossimoro voluto) “Potente Modestia” mistica e non politica, l’arma vincente che fa “grande” Benedetto XVI.
Come scrivemmo, casualmente qualche giorno prima, ci si domandava come mai, i vari segnali lanciati dal tempo della sua nomina a Pontefice, non erano stati percepiti a pieno dai grandi media “laici”, mentre ora si può benissimo affermare che qualcuno l’aveva capito benissimo: il Diavolo in persona con le sembianze da giornalista canuto ha compreso che l’umile azione di un modesto prete vestito di bianco svolgerà la più incisiva opera di evangelizzazione per la Chiesa cattolica da cinquecento anni a questa parte, avendo chiarito, tra l’altro, che la teologia rimane un vano esercizio dialettico se non alimentato dal rapporto con il trascendentale! E ne ha una tremenda paura (il diavolo).
http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/18315/2009-10-25.html
Pubblicato da raffaella blog a 05:50
massimo ha detto...
ottimo articolo.davvero.tiè !!
Papa Ratzinger tra scienza e fede http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/25761/2011-04-20.html
Papa Ratzinger blog 2 [2008-2009]
sabato 5 dicembre 2009
Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
L'Ateismo di Stato è vinto, resta quello più subdolo intellettuale
Roberto Pepe
Il Cardinal Ruini, sul Corriere del 2 dicembre, afferma che “l’ateismo ci distrugge”,… e dice bene, perché è quello che il nostro grande Papa Ratzinger sta cercando di sottolineare in tutti i modi da quando si è dato il nome di Benedetto XVI.
In realtà, bisogna dar merito anche ai predecessori al Soglio pontificio, ma dobbiamo ammettere, assurdamente, che in precedenza era molto più facile attuare una simile campagna “anti-ateistica”: fino all’89, infatti, la situazione era chiaramente identificabile: di qua del muro i credenti (buoni e cattivi) ed al di là i miscredenti materialisti.
Come in un bicchiere contenente acqua ed olio, i due liquidi si individuano essendo separati… ma in un bicchiere con acqua e caffé, il tutto si mischia in un colorino marroncino indefinito. Questo per dire che, allora, si poteva emanare paradossalmente più facilmente, di adesso, una avvertenza al mondo, con la quale si sanciva che, chi si identificava seguace della dottrina comunista, era fuori dai canoni cattolici e quindi si auto-proclamava “scomunicato”, non degno di poter accedere alla sacra comunione.
Quando il Papa innovatore Roncalli, da esperto e navigato diplomatico, più che da prete, subdorò negli anni ’60 che prima o dopo, nel mondo, ci sarebbe stato un apocalittico ribaltone, (passando per il fragoroso ’68), cercò di indagare sulle potenzialità della fede universale, varando un’ attualizzazione formale e manageriale della Chiesa con il Concilio ecumenico Vaticano II, concluso poi da Paolo VI. Fu un’operazione proto-storica, come frutto di una premonizione di quello che successe inevitabilmente una ventina di anni dopo, con la caduta del muro di Berlino e con la liquefazione del sistema ateo-materialista-comunista autoimploso per fame. Fu una battaglia contro l’ateismo di Stato stravinta, poi, dal Papa polacco Giovanni Paolo II che diede l’ultimo colpo definitivo al vecchio sistema.
Papa Benedetto, non a caso parte proprio dalla “Populorum Progressio” frutto, quarant’anni prima, del magistero di Paolo VI, con la quale proponeva già una “Sollecitudine delle cose sociali” attuata con “Gioia e speranza”. Quelle dannazioni per la croce che qualche anno prima Papa Roncalli identificava con chiarezza estrema nell’imperialismo, comunismo e democratici progressisti, (oltre che negli eterni nemici storici massoni), non esistono più nell’epoca più recente, essendo dottrine politiche “diluitesi” tra di loro. Tale situazione, pertanto, essendosi amalgamata e rafforzata nel Nord del pianeta, ha purtroppo provocato lo scompenso tremendo nel mondo restante più povero, in particolare centro-africano.Quindi ora il problema individuato da Papa Ratzinger è proprio quello di ricomporre una chiave di lettura moderna dell’ateismo, non più di Stato, ma incuneatosi e miscelatosi persino in quei settori intellettualoidi filosofici, autodefinitisi cattolici militanti. E’ ovvio che primario intervento resta quello di far fronte alla urgente “carità” che soddisfi le primarie esigenze vitali dei poveri di tutto il mondo, ma, contemporaneamente (e molto più importante), c’è l’esigenza di concepire questa “carità” come una “verità” assoluta dell’individuo verso l’Altissimo e non solo come atto formale di donare “ut”, per avere qualche ricompensa.
L’abbiamo già sottolineato altre volte, Papa Benedetto vola alto: la coerenza e credibilità che richiama Ruini sta proprio nel riportare il dialogo cattolico in un ambito meramente divino e non finalizzato (solo) nell’interventismo umano sociale.
E’ certo che in un’epoca di transizione caotica si sono dovute effettuare alcune manovre prettamente politiche, (lo stesso GiovanniXXIII riconobbe, de facto, il Partito Socialista, per sganciarlo dal PCI) col risultato, però, che atti di pura carità, come le visite ai piccoli malati ed alle carceri del Papa, previsti e, quasi “imposti” dalla religione cattolica, furono interpretati esasperatamente da certi ambienti a-cattolici e cattolici-progressisti come una propaganda di finalizzazione esclusivamente terrena dei dettami religiosi, così, aperti verso il “sociale” di questo mondo. Quasi che la Chiesa si fosse tramutata in una sorte di "medici senza frontiere"
Quello che denuncia Ruini è sacrosanto: fa più paura l’ateismo di quelli che si autodefiniscono cattolici militanti che del filosofo o scienziato ateo, che effettua una ricerca. Chi ricerca e dubita già crede potenzialmente….
Il relativismo moderno, immediatamente messo a fuoco dall’attuale Papa, purtroppo, è frutto dell’eccesso di quella presunta e falsa “modernizzazione”, di quella “politicizzazione”, di quell’interventismo protagonista, tra le file degli stessi evangelizzatori e tra le stesse associazioni che si riuniscono come comunità consociative d’attacco che scambiano il mezzo per il fine, mentre si dimenticano, come ha ricordato saggiamente Benedetto, che il rapporto con Dio ce l’ha l’individuo direttamente. E’ costui che poi, alla fin dei conti, pur seguendo e rispettando doverosamente le regole terrene, gli atti di carità,... dovrà rispondere singolarmente dei propri atti a “LUI” e non ci sarà una "Class action" a difenderlo.
Pubblicato da raffaella blog a 12:40
Papa Ratzinger blog 2 [2008-2009]
lunedì 7 dicembre 2009
Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:Il Papa ed il “Foreign Policy Magazine”
Roberto Pepe
L’aver posizionato al diciassettesimo posto, Papa Benedetto XVI nella speciale classifica indetta dal “Foreign Policy Magazine” statunitense che cita le personalità dell’anno che si sono distinte maggiormente nel campo della Politica estera, lascia alquanto perplessi.
Quasi il 90% dei personaggi «fautori delle grandi idee che hanno dato sostanza al nostro mondo» sono nordamericani e quasi un quarto di questi sono quei banchieri, economisti, finanzieri riabilitati, fautori o compartecipanti o quanto meno persone completamente assenti che hanno “vissuto” l’ultimo terribile crack finanziario statunitense, senza aver mai percepito o visto e sentito nulla di allarmante circa il fallimentare mercato immobiliare locale…
Nell’elenco dei top 100, al primo posto, ovviamente, c’è Ben Bernanke, chairman della Federal Riserve, mentre al secondo, appare il Presidente Obama, ma spicca all’onorevolissimo diciassettesimo posto, Papa Ratzinger, che francamente, pare che sia posto in quell’ordine per un atto formale di cortesia, visto che tra i rappresentanti dell’Europa appaiono un paio di francesi, uno spagnolo, uno svedese, un ceco, uno svizzero un polacco, qualche amico britannico e poi rappresentanti vari di Uganda, Birmania, Bamgladesh,…
Ovviamente nessun italiano, ma bisogna comprendere che nel mondo anglosassone, la Città del Vaticano è vista come una sorte di Italia internazionale.
L’ignoranza nordamericana nei confronti della Cultura o in generale del semplice evolversi dei fatti politici europei continentali è enorme, ma per quanto riguarda la Chiesa Cattolica, è abissale.
Questo atteggiamento non è determinato da cattiveria o antipatia o per minimizzare, con atti di superiorità, l’insieme della vita del vecchio Continente, ma avviene proprio per una forma di ignoranza crassa dovuta alla brevissima storia che gli americani hanno alle spalle, che tende a valorizzare (giustamente per loro) pragmaticamente prima ciò che avviene a casa loro, valutando con il loro metro d’importanza ciò che succede fuori…
Basta leggere la stringa giustificatrice: Papa Benedetto è stato omaggiato dagli statunitensi con il 17° posto tra i maggiori pensatori del mondo…“per aver dimostrato che anche il presunto infallibile può cambiare”
Ma è la motivazione in forma più estesa che segue, quella che mette in luce il metro a dir poco ridicolo, di valutazione: L'elezione del Cardinale Joseph Ratzinger come papa nel 2005 è stata una sorpresa per tutti, incluso se stesso.
Egli è chiamato il "Rottweiler di Dio", per le sue purghe inferte ai riformisti liberali,… Come papa, Benedetto XVI ha certamente spostato l’attuale chiesa ai tempi antecedenti alle riforme apportate dal Concilio Vaticano II, avendo questo tradizionalismo raccolto il plauso in alcuni ambienti, ma ha anche polemiche, soprattutto nell’aver riaccolto un vescovo, noto negazionista dell'Olocausto.
Benedetto XVI è stato schietto sui pericoli del capitalismo senza scrupoli, nella scia della crisi finanziaria e ha messo in guardia contro i pericoli del cambiamento climatico. Ha avuto inizialmente delle incomprensioni con il mondo musulmano, ma ha creato anche sconcerto negli ambienti anglicani, in quanto questi vedono nei suoi atti, tentativi di attirare gli stessi disillusi conservatori anglicani alla Chiesa cattolica di Roma. Comunque, il Papa ha lavorato duramente per il dialogo interreligioso.
Tutto questo è sconcertante, in quanto, per essere citato in quella posizione di classifica doveva esserci qualcosa di veramente importante, invece da quanto è scritto, pare che sia una descrizione, che rappresenta solo una serie di luoghi comuni, di pettegolezzi, di basse insinuazioni citate dai giornali d’opinione, generalmente in antitesi al mondo cattolico.
Questi fatti, però non vanno sottovalutati, in quanto, sono esemplificativi di un modo di intendere il cattolicesimo che parte e proviene proprio dai nostri “critici”, dai nostri “giornalisti”, dai nostri “politici” e, persino, da qualche nostrano cattolicissimo esponente militante. E' chiaro e pure logico, poi, che all'estero, non cattolico, si dia enfasi alle polemiche che emergano proprio in Italia, in antitesi alla Chiesa cattolica, tendenti a stravolgere l'operato del Papa.
Il nostro grande Papa “filosofo” che cerca a tutti i costi di riconsegnare alla dottrina cattolica il vero significato di ispirazione trascendente, a fronte di una relativizzazione progressiva acquisita in modo esponenziale in questi ultimi tempi per questioni esterne (politico pragmatiche), appare nella fotografia che scaturisce da “FP magazine”, terribilmente sbiadito, tanto da non riconoscerlo… Pare quasi una caricatura.
No, non è Lui. (E chissà quante fesserie saranno scritte sugli altri "vincitori" della top 100. E' meglio che non ci sia alcun italiano!)
Pubblicato da raffaella blog a 16:23
Papa Ratzinger blog 2 [2008-2009]
martedì 29 dicembre 2009
Semplicità e Nascondimento: le chiare parole che identificano il Pontificato di Papa Ratzinger (Roberto Pepe)
Riceviamo e con grandissimo piacere e gratitudine pubblichiamo:
Semplicità e Nascondimento
Roberto Pepe
“C’ero anche io” in Piazza S. Pietro, seduto vicino ai frastornanti giovani messicani che già un’ora prima che si affacciasse alla Loggia, cantavano e sventolavano bandierine… per vedere il nostro Grande Papa, dopo quel tentativo violento di “abbraccio” della sera prima, ma soprattutto per sentire le sue parole lanciate al mondo, nel giorno di amore universale.
“Tutt’intorno era buio, mentre nella grotta risplendeva la luce vera ‘che illumina ogni uomo’. Eppure tutto avviene nella semplicità e nel nascondimento, secondo lo stile con il quale Dio opera nell’intera storia della salvezza. Dio ama accendere luci circoscritte, per rischiarare poi a largo raggio”.
Queste sono le chiare parole che identificano il Pontificato di Papa Ratzinger: “NELLA SEMPLICITA’ E NEL NASCONDIMENTO”: parole che si accendono prima come luci tenui, accennate (per chi percepisce subito il significato), ma poi, alla bisogna, si espandono, illuminando con potenza inaudita.
”Anche oggi, per la famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti, la Chiesa ripete con i pastori: ‘Andiamo fino a Betlemme’, lì troveremo la nostra speranza, (…) per invitare i suoi abitanti ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta e ad impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica”.
A questo punto il Papa , riprende la sua già espressa chiara denuncia in difesa della Cristianità e dei Cristiani cattolici nel mondo, argomento che, molte volte, in passato, per questione di pragmatismo di “relativismo politico internazionale” si è sottaciuto, per non ferire l’altrui alterigia o, per la inconfessata paura di apparire con il cliché ancora dei “soliti” evangelizzatori ti terre di conquista reputate appartenenti culturalmente ad altre confessioni religiose (molto falsamente, anche) o a rituali atavici tribali.
Già Benedetto XVI ha denunciato apertamente il pericoloso tentativo della islamizzazione violenta di alcune zone del Centro Africa, lasciate vergognosamente abbandonate dopo la de-colonizzazione forzata da armi sovietico-sudamericane inneggianti al pensiero laico-marxista, al cui dissolvimento ideologico è subentrato quello terroristico fondamentalista islamico...
Il Papa, grazie alla semplicità e logicità del proprio pensiero limpido e superiore a qualsiasi coinvolgimento d’ordine prettamente politico e mirato a qualsivoglia interferenza nazionale, può arrogarsi il principio di condannare le malefatte terrene perpetrate ai danni dei propri correligionari e fedeli di tutto il mondo.
Si è quindi rivolto "umanamente" e "religiosamente" a favore del “piccolo gregge di cristiani” che vive una tribolata situazione in Iraq, non mancando un riferimento alla Chiesa che opera “in Sri Lanka, nella Penisola coreana e nelle Filippine…”. Quindi nel Continente africano, non cessa di implorare la fine di ogni sopruso nella Repubblica Democratica del Congo; invita i cittadini della Guinea e del Niger al rispetto dei diritti di ogni persona ed al dialogo; a quelli del Madagascar chiede “di superare le divisioni interne e di accogliersi reciprocamente”.
Parlando dell’Occidente, Europa e in America settentrionale, bisogna… “superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune ed a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate”, mentre citando l’America Latina, ribadisce l’impegno della Chiesa ad aiutare l’Honduras “a riprendere il cammino istituzionale”. Infatti: “In tutta l’America Latina la Chiesa è fattore identitario, pienezza di verità e di carità che nessuna ideologia può sostituire.
Questo tema, dell'evangelizzazione e della difesa dell'identità cristiano-cattolica, siamo sicuri ormai, rappresenterà la "Substantia" che dominerà il futuro in Vaticano, insistentemente, tenacemente senza quelle remore dettate da forze rumorose estranee alla apologetica religiosa, che, purtroppo sconvolgono la mente di molti arcigni pensatori, privi, però, di quella Semplicità e Nascondimento che fa accendere gli indispensabili lumi tenui, ma tenaci....
Pubblicato da raffaella blog a 11:05
Può anche nascondersi, ma brilla come il sole, l'unioi sole in queso mondo così privo di segnali luminosi e rassicuranti e che non sa più donare un sorriso e una carezza. Sempre tutti arrabbiati. Solo Papa Benedetto ci don speranza
martedì 5 gennaio 2010
Il Papa e i Lefebvriani: Roberto Pepe controbatte a Melloni che controreplica dimenticando di citare una parte della lettera del Papa ai vescovi
Il Papa: "Il Figlio di Dio ha preso carne dalla Vergine Maria non senza il suo consenso. Ogni volta che il Signore vuole fare un passo avanti, insieme con noi, verso la "terra promessa", bussa prima al nostro cuore, attende, per così dire, il nostro "sì", nelle piccole come nelle grandi scelte" (Angelus)
Il Papa e i lefebvriani
Nell' articolo di Alberto Melloni «Il decreto di Papa Ratzinger e quella strada già battuta» (Corriere, 22 dicembre), non mi è chiara l' espressione: «i teologi creati cardinali mezzo secolo dopo aver assaggiato il bastone di Roma».
Confesso la mia superficiale erudizione, ma pensavo che Ratzinger, quando, come pietra miliare del proprio pontificato, fece il famoso discorso contro il «relativismo» storico non ce l' avesse con i lefebvriani (i quali, di contro, sono semmai super-tradizionalisti, tanto è vero che li sta reintegrando) ma contro il derivare delle impostazioni base della dottrina cattolica verso un eccessivo pragmatismo ateista. Mi dispiace contestare Melloni, ma forse le circonlocuzioni che adopera presupponendo che tutti siano a conoscenza dei fatti (e dei nomi) non sono immediatamente comprensibili.
Roberto Pepe
Approfitto dello spazio delle lettere per aggiungere quei dettagli che Roberto Pepe, blogger attento all' informazione religiosa, richiede a margine del mio breve commento sulla proclamazione delle virtù eroiche di Pio XII e Giovanni Paolo II. Ha ragione: nessuno è tenuto a sapere che Hans Urs von Balthasar, Henri De Lubac, Jean Danielou, Yver Congar oltre a molti altri teologi furono condannati e ridotti al silenzio. E non tutti forse ricorderanno che quando Wojtyla li fece cardinali spesso si parlò del loro singolare destino che li portò dalle severe «bastonature» accademiche e teologiche degli anni Cinquanta alla porpora cardinalizia. Ma mi pareva indispensabile ricordare anche solo con un cenno (se non erro trascurato da tutti gli altri commentatoti e testate) che fra gli elementi che distanziano i due pontificati in questi giorni oggetto delle cronache non c' è solo il rilievo da dare alla Shoah come tema storico-teologico, ma anche il giudizio sui protagonisti del rinnovamento teologico cattolico. Quanto alla definizione dell' atteggiamento dei lefebvriani verso il Vaticano II come una della forma di «relativismo», su cui Pepe mi provoca gentilmente, a ciascuno il suo: non è questa l' espressione che Benedetto XVI usa per loro e credo fosse chiarissimo che mi guardavo bene dall' attribuirgliela. Ma quando il Papa nella lettera ai vescovi cattolici della scorsa primavera dice che «il Vaticano II porta in sé l' intera storia dottrinale della Chiesa» sconfessa con durezza sia le allusioni irriverenti con le quali si cerca di arruolarlo fra i «fiancheggiatori» di un tradizionalismo nostalgico sia il tentativo di dedurre dal perdono per gli scomunicati la riduzione del Vaticano II a una questione di gusti. Ma sono temi sui quali, immagino, ci sarà occasione di tornare anche con più spazio.
Alberto Melloni
Il blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
venerdì 8 gennaio 2010
Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Papa Ratzinger & Tremonti: "Il futuro è nostro"
di Roberto Pepe"La Chiesa è solo un tramite (necessario, ma non sufficiente) tra Dio e l’Individuo: questo è, in realtà, il motto di Papa Ratzinger, il Grande piccolo prete apologeta"
Permettetemi: il fatto che un ministro dell’Economia, che dovrebbe rappresentare quanto di più pragmatico esista in una compagine governativa, esprima un concetto filosofico trascendentale, commentando positivamente quanto affermato dal Papa, non dipende dal fatto che Tremonti sia un alto “teologo” di professione, ma piuttosto che il nostro grande Papa Ratzinger sappia entrare nelle cose terrene con una illuminata visione apostolica e stuzzicare l’intelligenza delle persone sagge dedite al "positivismo" di Stato.
Tremonti commenta, infatti, la preoccupazione denunciata nell’Angelus dal Papa di credere ciecamente nelle previsioni del futuro effettuate da maghi ed economisti, affermando che: "Il nostro futuro non è un destino fisso, un progresso o un declino inevitabile: il nostro futuro dipende da noi, dalla nostra libertà, responsabilità, dalla nostra saggezza, dalla nostra speranza... E' superstizione voler prevedere il futuro delle cose umane, della politica, dell'economia, perché questo dipende dall'uomo. Volerlo sapere a prescindere dall'uomo è arroganza, l'arroganza di una conoscenza che si crede illimitata ma che illimitata non è".
Questo il discorso fatto da un economista eccelso che guarda le cose con gli occhi del “realista”, ma guarda caso, sono le stesse profferte dal più grande teologo vivente: "… grazie a Dio, la nostra speranza non fa conto su improbabili pronostici e nemmeno sulle previsioni economiche, pur importanti… La nostra speranza è in Dio, non nel senso di una generica religiosità, o di un fatalismo ammantato di fede"…"Noi confidiamo nel Dio che in Gesù Cristo ha rivelato in modo compiuto e definitivo la sua volontà di stare con l'uomo, di condividere la sua storia,… il disegno divino non si compie automaticamente, perché è un progetto d’amore e l’amore genera libertà e chiede libertà”
Tremonti conclude sperando nell’uomo: “… ho molta fiducia nella saggezza degli italiani, dei lavoratori, degli imprenditori"; similmente a Papa Ratzinger che ha fiducia nell’Uomo, in quanto, grazie alla venuta di Cristo, (Dio fattosi uomo), ha già vinto la forza negativa del Maligno”.
La grandezza dei discorsi di Benedetto XVI consiste nella trasversalità delle sue enunciazioni. Nella semplicità delle sue esemplificazioni, apparentemente banali, o richiami storici dottrinali vi è un messaggio indirizzato a tutti gli uomini, ma proprio tutti: il sempliciotto credulone che va dal mago a “farsi le carte” penserà che il Papa ce l’abbia con se stesso; così crederà l’accanito giocatore di borsa che si rovina per i crac finanziari; così penseranno quelli che aspettano la “manna” fatalmente senza agire; così penseranno coloro i quali dicono velocemente qualche preghiera per sentirsi salvi; così penseranno i potenti che propagandano la sfiducia e la cattiveria come modus vivendi; così penserà l'ateo convinto, ma con qualche dubbio esistenziale….
Bisogna pensare che il concetto di aver fiducia nel futuro “dandosi da fare” equivale al concetto di libero arbitrio che caratterizza la dottrina Cattolica. Questo è un fondamentale cardine, molte volte deviato, scansato, dimenticato, forse volutamente, anche da autorevoli esponenti intellettuali cattolici in quanto: concetto che apparentemente cozza con il determinismo fatalistico del destino imposto aprioristicamente. Questo è un chiaro messaggio verso i cristiani protestanti luterani o calvinisti, per i quali ognuno ha il proprio destino fissato, bloccato, in quanto Dio, essendo l’Eterno privo di tempo e spazio, conosce il destino di ognuno e potrebbe apparire poco “onnipotente” se non capitanasse anche il destino umano.
Si può pensare, quindi, che al di là della lotta ai maghetti di casa nostra, il Papa stia percorrendo quel riallineamento epocale antirelativista che riporterà la dottrina cattolica nella sua purezza primordiale religiosa. Non sono assolutamente novità dottrinali e non vuol dire tornare all’oscurantismo preconciliare, come qualcuno già blatera, ma è un semplice atto di chiarimento dei punti saldi capitali della religione cattolica. E’ solo un capovolgimento di rotta nei confronti dell’accettazione passiva di tendenze interpretative che toccano le fondamenta della dottrina cattolica.
Il nostro Papa prosegue costantemente un sottile filo conduttore, fin dalle precedenti citazioni di Erasmo da Rotterdam che esalta la libertà dell’uomo-individuo, ma che evidenzia, di conseguenza, la sua responsabilità terrena di scelta decisionale, contro la visione luterana che nega qualsiasi intercessione della Chiesa quale redentrice e mediatrice tra l’uomo e l’Onnipotente.
Homo faber ipsius fortunae (Ognuno è artefice della propria fortuna) sembrerebbe uno slogan materialista pragmatico, ma è la linea cattolica della libertà individuale, dove la Chiesa è solo un tramite (necessario, ma non sufficiente) tra Dio e l’Individuo: questo è, in realtà, il motto di Papa Ratzinger, il Grande piccolo prete apologeta.
Pubblicato da raffaella blog a 09:36
Maria ha detto...
Io vorrei fare un commento "azzardato" e provocatorio: i politici citano il Papa per le motivazioni addotte da Pepe, o perchè, accorgendosi del fatto che loro perdano terreno, mentre il Pontefice ne "acquista", fanno come in formula uno, dove chi sta dietro, sfrutta la "scia" di chi è davanti?
Tremonti ha fiducia nei lavoratori, ma vorrei sapere se ne abbia altrettanto nei disoccupati, che forse di lui non si fidano molto.
Il Papa invece tuona sul discorso disoccupazione e lo fa con parole serie e concrete.
Tremonti ha fiducia nei lavoratori, ma vorrei sapere se ne abbia altrettanto nei disoccupati, che forse di lui non si fidano molto.
Il Papa invece tuona sul discorso disoccupazione e lo fa con parole serie e concrete.
Certo, Maria ha ragione, ma il Papa vola su di un alto livello, dal quale lancia "appelli concreti", ma illuminanti per le coscienze, senza fare il sindacalista, come fa purtroppo anche qualche alto prelato (confondendo i ruoli). Tremonti viaggia terra, terra, ed è lui che deve risolvere ivece i "problemi concreti" del lavoro "terreno". Il fatto che collimino le due speranze,(sociali con le trascendentali)nel "futuro" è il massimo che si può ottenere da uno Stato che ragiona con un metro "cristiano". Sul dubbio di Maria, è già una grande cosa che lo dica apertamente un politico, non so quanto osservante, anche se detto pragmaticamente, ma sottolineo che tutto ciò va visto con la visione teologica del nostro Grande Papa. Continua a ribadire che non solo non c'è conflitto tra scienza (ragione)e fede, ma sono la stessa cosa con due letture diverse a seconda di chi effettui la ricerca...
Cerchiamo di lasciare a Cesare ciò che è di Cesare...
Roby
Cerchiamo di lasciare a Cesare ciò che è di Cesare...
Roby
Il blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
lunedì 11 gennaio 2010
Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Nella Chiesa Universale, l'Eucarestia diventa Universale con una lingua: il Latino
Roberto Pepe
Ho letto che Mons. Nourrichard, vescovo di Evreux, in giacca e cravatta da manager d’azienda ha rilasciato l’intervista televisiva, durante la quale (avendo sospeso l'abbé Michel.il quale, "incredibile dictu audituque", celebra la messa in latino una volta al mese…) ha dichiarato di voler attendere la decisione di Roma inerente il caso…
“Introibo ad altare dei”: diceva il prete all’inizio della messa, al che rispondevo nella mia divisa da scout: “ Ad deum qui laetificat juventutem meam”. Il Sacerdote: “Adiutorium nostrum in nomine Domini”, quindi: "Qui fecit caelum et terram”…. Scusate ma sono ricordi lontani… Per noi questa era la S.Messa. Nostalgia? Forse. Sapevamo esattamente quello che dicevamo? Magari, io che ho frequentavo il Liceo: sì, ma forse gli altri geometri o ragionieri, lo masticavano maccheronicamente.
Ma questo che importa? Quello che importava era la la volontà del gesto, l'intenzione di pregare, la convinzione di pronunciare parole esclusive di quel sacro luogo, quasi più vicine e più comprensibili per l'Altissimo, di comunicare, insomma, nella lingua che Cristo conobbe...
Francamente, pertanto, non capisco questo accanimento di tipo: “dai all’untore” se qualcuno dice una parte della Messa in latino, gridato da parte dei “novisti” a tutti i costi, postconciliari. Arrivare a sospendere un abate per il latino mi sembra proprio assurdo e persecutorio da neo tribunale d'inquisizione! Per caso -domando- le preghiere dette ripetutamente in italiano a pappagallo sono vagliate sempre parola per parola nella loro semantica, nel loro approfondimento lessicale e spirituale? O anche queste frasi cadono nel loro riciclo mnemonico da formuletta salvifica? Il rapporto con l’Onnipotente è principalmente diretto con la mente ed i sentimenti dei quali le parole sono solo un tramite. Se ci si attacca troppo alle espressioni italiane o latine ci si perde nei meandri della mera procedura rituale, premiando il "modus explicandi" anziché la "substantia rerum”.
Frequento d’estate il Tirolo e la domenica mi devo “sorbire” la Messa in tedesco, che per noi italiani, in realtà, abituati almeno ai suoni “rotondi” e sdruccioli della nostra lingua in raffronto a quelli gutturali della tedesca, pare di assistere ad un comizio di passata memoria…
Mi ricordo, invece, che da bambino potevo comunque fare il chierichetto anche in quelle chiesette montane, in quanto la parte intima della Messa era uguale in tutto il mondo, in latino (anche se un po' duro).
E’ chiaro che la “predica” dopo la lettura del Vangelo e le parti comuni lette dai fedeli deve essere in lingua locale, per necessità primaria di comprensione, ma il fatto di avere una parte comune ed in particolare, quella importante fondamentale Eucaristica in qualsiasi chiesa del mondo, rendeva veramente la Chiesa, anche in maniera tangibile, Universale, essendo, tra l’altro l’unico Istituto (come organizzazione) ad unire i popoli diversi, anche materialmente col linguaggio latino che è stato, guarda caso, un “Unicum” nel mondo per qualche millennio.
Roberto Pepe
Ho letto che Mons. Nourrichard, vescovo di Evreux, in giacca e cravatta da manager d’azienda ha rilasciato l’intervista televisiva, durante la quale (avendo sospeso l'abbé Michel.il quale, "incredibile dictu audituque", celebra la messa in latino una volta al mese…) ha dichiarato di voler attendere la decisione di Roma inerente il caso…
“Introibo ad altare dei”: diceva il prete all’inizio della messa, al che rispondevo nella mia divisa da scout: “ Ad deum qui laetificat juventutem meam”. Il Sacerdote: “Adiutorium nostrum in nomine Domini”, quindi: "Qui fecit caelum et terram”…. Scusate ma sono ricordi lontani… Per noi questa era la S.Messa. Nostalgia? Forse. Sapevamo esattamente quello che dicevamo? Magari, io che ho frequentavo il Liceo: sì, ma forse gli altri geometri o ragionieri, lo masticavano maccheronicamente.
Ma questo che importa? Quello che importava era la la volontà del gesto, l'intenzione di pregare, la convinzione di pronunciare parole esclusive di quel sacro luogo, quasi più vicine e più comprensibili per l'Altissimo, di comunicare, insomma, nella lingua che Cristo conobbe...
Francamente, pertanto, non capisco questo accanimento di tipo: “dai all’untore” se qualcuno dice una parte della Messa in latino, gridato da parte dei “novisti” a tutti i costi, postconciliari. Arrivare a sospendere un abate per il latino mi sembra proprio assurdo e persecutorio da neo tribunale d'inquisizione! Per caso -domando- le preghiere dette ripetutamente in italiano a pappagallo sono vagliate sempre parola per parola nella loro semantica, nel loro approfondimento lessicale e spirituale? O anche queste frasi cadono nel loro riciclo mnemonico da formuletta salvifica? Il rapporto con l’Onnipotente è principalmente diretto con la mente ed i sentimenti dei quali le parole sono solo un tramite. Se ci si attacca troppo alle espressioni italiane o latine ci si perde nei meandri della mera procedura rituale, premiando il "modus explicandi" anziché la "substantia rerum”.
Frequento d’estate il Tirolo e la domenica mi devo “sorbire” la Messa in tedesco, che per noi italiani, in realtà, abituati almeno ai suoni “rotondi” e sdruccioli della nostra lingua in raffronto a quelli gutturali della tedesca, pare di assistere ad un comizio di passata memoria…
Mi ricordo, invece, che da bambino potevo comunque fare il chierichetto anche in quelle chiesette montane, in quanto la parte intima della Messa era uguale in tutto il mondo, in latino (anche se un po' duro).
E’ chiaro che la “predica” dopo la lettura del Vangelo e le parti comuni lette dai fedeli deve essere in lingua locale, per necessità primaria di comprensione, ma il fatto di avere una parte comune ed in particolare, quella importante fondamentale Eucaristica in qualsiasi chiesa del mondo, rendeva veramente la Chiesa, anche in maniera tangibile, Universale, essendo, tra l’altro l’unico Istituto (come organizzazione) ad unire i popoli diversi, anche materialmente col linguaggio latino che è stato, guarda caso, un “Unicum” nel mondo per qualche millennio.
Pubblicato da raffaella blog a 18:20
Scenron ha detto...
http://www.zenit.org/article-20960?l=italian=D
a proposito del modus explicandi, volevo dire che sfido chiunque a spiegarmi il prefazio della Trinità o la super oblata dell'Epifania.... in italiano!!! (solo per citarne due)...
Concordo che la lingua non è la base essenziale, altrimenti dovremmo concludere con ragione che se non si è teologi e per di più ferrati non si capisce egualmente quel che si dice, anchedetto nella propria lingua.
Concordo che la lingua non è la base essenziale, altrimenti dovremmo concludere con ragione che se non si è teologi e per di più ferrati non si capisce egualmente quel che si dice, anchedetto nella propria lingua.
Il blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
sabato 16 gennaio 2010
Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:
PROPOSTA: ITALIA CHIAMA HAITI
Proposta dall’Italia buona, generosa, sensibile; dall’Italia che si ricorda di chi sta male e soffre; dall’Italia che molte volte ed in questi ultimi tempi: spesso, viene vituperata e vilipesa in tutti i modi; dall’Italia definita senza spina dorsale e poco incisiva nell’ambito internazionale; dall’Italia derisa per il proprio insignificante peso politico; dall’Italia sprecona, nullafacente e mafiosa; ma anche dall’Italia madre universale della cultura, dell’arte, della scienza,… e del cattolicesimo universale che ha come regola base: “ama il tuo prossimo”. Propongo di donare almeno la metà del prossimo montepremi del Superenalotto, che ammontando a circa 121 milioni di Euro, potrebbe rappresentare una cifra pari ad oltre 60 milioni di Euro a favore dei terremotati di Haiti.
Così facendo e propagandando l’idea di questa donazione tutti i giocatori sarebbero incentivati a far in modo di aumentare nuovamente questa cifra, fino, eventualmente ad arrivare a superare nuovamente i 100 milioni, cifra oltre la quale farebbe scattare una nuova donazione…
Questa rappresenterebbe la più alta cifra non governativa donata da privati al mondo. Penso che tutti gli italiani ne sarebbero contenti. Da parte mia, vorrà dire che mi accontenterò di vincere solo 60 milioni di euro…
P.S. Diramate a tutti gli organi di stampa questa proposta…
Roberto Pepe
La nostra preghiera prosegue incessante per i fratelli di Haiti, cosi' tragicamente colpiti. Ho visto al Tg che poche ore fa e' stata salvata una bimba di un anno e mezzo estratta incolume dalle macerie. E' un messaggio di speranza.
R.
Il blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
martedì 19 gennaio 2010
Vedi anche:
Golias: "Benedetto XVI fischia la fine della ricreazione conciliare" (Messainlatino)
Ebrei e Cristiani, una disputa (e un mistero) in famiglia. Il commento di Vittorio Messori
Visita in sinagoga, esponenti del Vaticano: Dialogo coraggioso e franco nelle difficoltà. Di Segni: il Papa poteva dire di più su Pio XII (Corriere)
C’è un presunto miracolo attribuito all’intercessione di Pio XII che potrebbe portare in tempi relativamente brevi alla sua beatificazione (Tornielli)
Visita in sinagoga, i mass media e Benedetto XVI: l'ennesima occasione perduta (Raffaella)
Il Papa in sinagoga, Di Segni: il successo della visita non era scontato (Agi)
GUARDARE AL FUTURO CON SPERANZA. Trovare nuovi punti di incontro tra Ebrei e Cristiani (Il commento di Maria)
IL CORAGGIO DI INCONTRARSI. Riflessioni sulla visita di Papa Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma (Il commento di Maria)
Il Papa: «Antisemitismo e antigiudaismo. Queste piaghe siano sanate per sempre» (Bobbio)
Il Papa alla sinagoga di Roma: "Le piaghe dell'antisemitismo e dell'antigiudaismo possano essere sanate per sempre" (Discorso integrale)
La visita alla sinagoga ha, per il Papa, molta importanza. Il Tg1 scelga accuratamente vaticanisti e commentatori
Mi dispiace ma sono "segnalabili" pochissimi articoli oggi. Profondamente delusa dai vaticanisti (Confermo anche per oggi la mia irritazione per l'atteggiamento irrispettoso se non volgare di molti giornalisti e vaticanisti...ne parleremo a bocce ferme)
La visita del Papa in sinagoga e le polemiche montanti: la decisione del blog (Grazie a chi mi ha aiutato ad assumere questo atteggiamento che, oggi, confermo pienamente!)
Mi dispiace ma sono "segnalabili" pochissimi articoli oggi. Profondamente delusa dai vaticanisti (Confermo anche per oggi la mia irritazione per l'atteggiamento irrispettoso se non volgare di molti giornalisti e vaticanisti...ne parleremo a bocce ferme)
La visita del Papa in sinagoga e le polemiche montanti: la decisione del blog (Grazie a chi mi ha aiutato ad assumere questo atteggiamento che, oggi, confermo pienamente!)
Pio XII e Benedetto XVI, due grandi Papi
Il vero problema di fondo lo riassume il rabbino britannico David Rosen, (direttore internazionale per gli affari interreligiosi dell’American Jewish Committee: “L’atteggiamento di Israele verso il Vaticano è “oltraggioso”, a proposito delle relazioni fra Israele e la Santa Sede”.
Afferma, infatti, per chiarire bene il concetto assurdo in cui ritrova attualmente il rapporto diplomatico tra Vaticano e Israele, che “ogni altra nazione avrebbe minacciato il ritiro del suo ambasciatore molto tempo prima, per il modo in cui Israele non onora gli accordi”
La visita del Papa, alla Sinagoga romana, si sa, è stata preceduta da polemiche imperniate sulla decisione di Benedetto XVI di avviare le “pratiche” per una beatificazione di Pio XII. Ma, mentre alcune personalità del mondo ebraico accusano quel Papa di “silenzio” nei confronti dell’Olocausto, molte altre ringraziano invece lo stesso Papa, che con la sua opera, ha salvato centinaia di migliaia di ebrei dallo sterminio.
Il fatto è che, mentre quelle azioni di salvataggio di migliaia di ebrei, effettuate tutte con il pericolo di vita incombente, sono tutte dimostrate, comprovate e ricordate addirittura dagli stessi interessati, il presunto silenzio è solo evocato come un non-fatto accaduto…
Come se si volesse assurdamente condannare qualcuno, non solo già assolto dai dati di fatto, ma che addirittura operò in aiuto di quei testimoni, con solo ipotesi ed illazioni su di un qualcosa di presunto che si sarebbe dovuto “dire” allora e che, oggi, si reputa una grave mancanza indispensabile, tale da infangare il ricordo dell’operato di quella Santa persona. Ma, parliamoci chiaro: Indispensabile a cosa? A che fine?
Ma, ammettiamo pure che Pio XII avesse fatto un proclama con il quale avesse condannato la deportazione degli ebrei, quali conseguenze e ritorsioni ci sarebbero state non solo per i cattolici o per gli ecclesiastici, ma per tutti quelli che, giocando al buio, di nascosto e nel silenzio, aiutavano proprio gli ebrei a mimetizzarsi nella società romana?
Per caso, pensate veramente che i nazisti avrebbero avuto paura di entrare dentro i conventi, nelle chiese e valicare il sacro confine dello Stato del Vaticano? O è più logico, invece pensare che questi signori aspettassero proprio qualche intemperanza cattolica per eliminare per rappresaglia anche quei rifugi “extra-territoriali” dei luoghi sacri per trasformarli in bivacchi delle soldatesche? Forse non tutti-tutti i militari tedeschi avevano la mentalità della germanica gestapo (alcuni erano perfino alto-atesini) e forse qualcuno faceva pure finta di non vedere e di non sentire,… in assenza di veri ordini tassativi specifici, ma certo, se il Papa avesse dimostrato un accanimento politico avverso al nazismo di caratura internazionale, certamente avrebbero messo a tacere la questione definitivamente, dietro un deciso ordine dall’alto, molto, ma molto semplicemente e velocemente!
Ammettiamo ora, invece, quello che effettivamente sarà successo e cioè che il Pio XII sia stato ricattato psicologicamente e che gli sia stato fatto capire: noi non tocchiamo Voi e i vostri piccoli traffici… basta che non facciate proclami al mondo, -domando- ha fatto bene o male a sottacere il dramma?
Valeva la pena che il Papa facesse l’eroe per sé stesso e guadagnarsi gli allori del martire di fronte al mondo, a scapito della sicura catastrofica reazione nazista, a questo punto, non solo contro i soli ebrei, ma anche nei confronti del popolo romano di cui il Papa è anche vescovo?
Una istintiva reazione, io penso, che sarebbe stata nella norma umana, ma gestire nel silenzio il dolore per permettere un benché piccolo aiuto ai bisognosi nell’ombra è dei Santi.
Mi dica qualche insoddisfatto rabbino: ma che se ne faceva l'ebreo deportato nei carri bestiami il sapere che il Papa cattolico, però, aveva condannato e disprezzato l'azione dei tedeschi? Quale conforto spirituale avrebbe avuto, ammesso e concesso che l'avesse saputo...?
Certo adesso è facilissimo dire: Il Papa poteva fare di più; asserisco invece che è degli stolti mettersi a gridare, condannare o a sbraitare inutilmente, essendo già sicuri in partenza di non poter avere soddisfazione, non solo, ma avendo la certezza di subire una rappresaglia tremenda di ritorno: è vero esattamente l’opposto: l’astuzia, la falsa remissione ed il mercanteggiare, in questi frangenti si dimostra l’arma più potente dei più deboli e sottomessi, confermando la tesi che tale azione è stata vincente anche se una sola persona è stata salvata!
A me pare, comunque, che il fatto di Pio XII è montato e resta d’attualità, purtroppo, per mascherare questioni meramente politiche tra i due Stati del Vaticano ed Israele.
Il Rabbino Rosen sembra dare più importanza ai ritardi con cui l’Accordo fondamentale stipulato nel 1994 fra Santa Sede e Israele viene attuato da parte di Tel Aviv, secondo il quale patto : “Israele promise di riconoscere lo status delle istituzioni cattoliche in Israele l’esenzione fiscale delle proprietà vaticane in Israele”.
Ci risiamo: Israele dilaziona i tempi, perché vuol far pagare le tasse al Vaticano in Israele!
Roberto Pepe
Afferma, infatti, per chiarire bene il concetto assurdo in cui ritrova attualmente il rapporto diplomatico tra Vaticano e Israele, che “ogni altra nazione avrebbe minacciato il ritiro del suo ambasciatore molto tempo prima, per il modo in cui Israele non onora gli accordi”
La visita del Papa, alla Sinagoga romana, si sa, è stata preceduta da polemiche imperniate sulla decisione di Benedetto XVI di avviare le “pratiche” per una beatificazione di Pio XII. Ma, mentre alcune personalità del mondo ebraico accusano quel Papa di “silenzio” nei confronti dell’Olocausto, molte altre ringraziano invece lo stesso Papa, che con la sua opera, ha salvato centinaia di migliaia di ebrei dallo sterminio.
Il fatto è che, mentre quelle azioni di salvataggio di migliaia di ebrei, effettuate tutte con il pericolo di vita incombente, sono tutte dimostrate, comprovate e ricordate addirittura dagli stessi interessati, il presunto silenzio è solo evocato come un non-fatto accaduto…
Come se si volesse assurdamente condannare qualcuno, non solo già assolto dai dati di fatto, ma che addirittura operò in aiuto di quei testimoni, con solo ipotesi ed illazioni su di un qualcosa di presunto che si sarebbe dovuto “dire” allora e che, oggi, si reputa una grave mancanza indispensabile, tale da infangare il ricordo dell’operato di quella Santa persona. Ma, parliamoci chiaro: Indispensabile a cosa? A che fine?
Ma, ammettiamo pure che Pio XII avesse fatto un proclama con il quale avesse condannato la deportazione degli ebrei, quali conseguenze e ritorsioni ci sarebbero state non solo per i cattolici o per gli ecclesiastici, ma per tutti quelli che, giocando al buio, di nascosto e nel silenzio, aiutavano proprio gli ebrei a mimetizzarsi nella società romana?
Per caso, pensate veramente che i nazisti avrebbero avuto paura di entrare dentro i conventi, nelle chiese e valicare il sacro confine dello Stato del Vaticano? O è più logico, invece pensare che questi signori aspettassero proprio qualche intemperanza cattolica per eliminare per rappresaglia anche quei rifugi “extra-territoriali” dei luoghi sacri per trasformarli in bivacchi delle soldatesche? Forse non tutti-tutti i militari tedeschi avevano la mentalità della germanica gestapo (alcuni erano perfino alto-atesini) e forse qualcuno faceva pure finta di non vedere e di non sentire,… in assenza di veri ordini tassativi specifici, ma certo, se il Papa avesse dimostrato un accanimento politico avverso al nazismo di caratura internazionale, certamente avrebbero messo a tacere la questione definitivamente, dietro un deciso ordine dall’alto, molto, ma molto semplicemente e velocemente!
Ammettiamo ora, invece, quello che effettivamente sarà successo e cioè che il Pio XII sia stato ricattato psicologicamente e che gli sia stato fatto capire: noi non tocchiamo Voi e i vostri piccoli traffici… basta che non facciate proclami al mondo, -domando- ha fatto bene o male a sottacere il dramma?
Valeva la pena che il Papa facesse l’eroe per sé stesso e guadagnarsi gli allori del martire di fronte al mondo, a scapito della sicura catastrofica reazione nazista, a questo punto, non solo contro i soli ebrei, ma anche nei confronti del popolo romano di cui il Papa è anche vescovo?
Una istintiva reazione, io penso, che sarebbe stata nella norma umana, ma gestire nel silenzio il dolore per permettere un benché piccolo aiuto ai bisognosi nell’ombra è dei Santi.
Mi dica qualche insoddisfatto rabbino: ma che se ne faceva l'ebreo deportato nei carri bestiami il sapere che il Papa cattolico, però, aveva condannato e disprezzato l'azione dei tedeschi? Quale conforto spirituale avrebbe avuto, ammesso e concesso che l'avesse saputo...?
Certo adesso è facilissimo dire: Il Papa poteva fare di più; asserisco invece che è degli stolti mettersi a gridare, condannare o a sbraitare inutilmente, essendo già sicuri in partenza di non poter avere soddisfazione, non solo, ma avendo la certezza di subire una rappresaglia tremenda di ritorno: è vero esattamente l’opposto: l’astuzia, la falsa remissione ed il mercanteggiare, in questi frangenti si dimostra l’arma più potente dei più deboli e sottomessi, confermando la tesi che tale azione è stata vincente anche se una sola persona è stata salvata!
A me pare, comunque, che il fatto di Pio XII è montato e resta d’attualità, purtroppo, per mascherare questioni meramente politiche tra i due Stati del Vaticano ed Israele.
Il Rabbino Rosen sembra dare più importanza ai ritardi con cui l’Accordo fondamentale stipulato nel 1994 fra Santa Sede e Israele viene attuato da parte di Tel Aviv, secondo il quale patto : “Israele promise di riconoscere lo status delle istituzioni cattoliche in Israele l’esenzione fiscale delle proprietà vaticane in Israele”.
Ci risiamo: Israele dilaziona i tempi, perché vuol far pagare le tasse al Vaticano in Israele!
Roberto Pepe
Pubblicato da raffaella blog a 11:12
Il blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
martedì 26 gennaio 2010
Il Papa: "Come potranno gli increduli accogliere l’annuncio del Vangelo se i cristiani, sebbene si richiamino tutti al medesimo Cristo, sono in disaccordo tra loro? In un mondo segnato dall’indifferenza religiosa, e persino da una crescente avversione nei confronti della fede cristiana, è necessaria una nuova, intensa, attività di evangelizzazione, non solo tra i popoli che non hanno mai conosciuto il Vangelo, ma anche in quelli in cui il Cristianesimo si è diffuso e fa parte della loro storia" (Omelia Vespri)
I preti evangelizzatori e le insidie di Internet (Messori)
Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:
Di fatto ci si è dimenticati della difesa della peculiarità della dottrina cattolica, lasciando che nel mondo intero vi fosse un drammatica involuzione o si avviasse addirittura una gravissima “devangelizzazione”
Roberto Pepe
Sul Corriere, il fine Vittorio Messori, ricorda nel proprio articolo “I preti evangelizzatori e le insidie di Internet”, il mistico scrittore Andrè Frossard, ex ateo, figlio di un Segretario del Partito Comunista Francese dei tempi in cui quei materialisti erano ancora considerati scomunicati dalla Chiesa e non esistevano certo contaminazioni ideologiche di catto-comunismo. Ebbene, questo scrittore espresse uno dei più concisi e chiarificatori concetti teologici riguardanti il rapporto che Dio ha con l’uomo: “Il Dio Cristiano sa contare fino ad UNO”, nel senso che fondamentalmente c’è un contatto diretto “tété a tété”, unico, inscindibile e esclusivo tra l’individuo-uomo e l’Assoluto!
Questo è il Cattolicesimo che vuole ribadire e ricordare a tutto il mondo, il nostro grande Papa Ratzinger, fin da quando era professore e poi prefetto del S.Uffizio. Su questa base biunivoca, poi, si costruirà la comunità come la famiglia e la struttura sociale civile e religiosa. Se il primordiale e fondamentale Rapporto (Dio-uomo) funziona bene, anche tutto il resto, in cascata funzionerà ottimamente, venendo, questo vincolo, amplificato dal comune intendimento dell’umanità basato sull’amore reciproco universale, divenendo, in tal modo, ognuno il prossimo del proprio prossimo…
Questo pressante monito, il Papa continua a lanciarlo, credo, soprattutto in primis alla propria Comunità cattolica impegnata, la quale, molto spesso, tende a dimenticare il passaggio iniziale, puntando esclusivamente come obiettivo finale della Chiesa, alla risoluzione dei problemi sociali, alla parità dei diritti, a dar da mangiare ai poveri, a fornire loro assistenza, insomma di intendere quelle che sono le opere di carità come “il” fine cristiano della Chiesa, dimenticando che tutto ciò è esclusivamente il mezzo per poter essere un buon cristiano.
Questa esasperazione del concetto di universalizzazione sociale ed accettazione passiva di situazioni politiche aberranti nel nome del multiculturalismo riappacificante, ha portato, inoltre, purtroppo, a dimenticarsi di un altro ruolo “obbligatorio” per un cristiano che è l’evangelizzazione accompagnata dalla “apologetica” che è la disciplina teologica che si propone di dimostrare la verità della propria dottrina in difesa da tesi avverse.
Il Papa l’ha ribadito più volte: Il cristianesimo non è un partito o un movimento con scopi sociali.
Ha lanciato, infatti un chiarissimo allarme sulla islamizzazione violenta e persecutoria dell’intera Africa. Ha gridato per il dolore, ricordando le persecuzioni a cui ecclesiastici in tutto il mondo vengono sottoposti, essendo uccisi in quanto cattolici… Quando il Papa parla di aiutare i deboli, gli emarginati, gli immigranti, i poveri, svolge un basilare invito alla carità cristiana, ma succede invece che quei “cristiani” di matrice politicizzata con a capo qualche iperattivo prelato dalla battuta facile, prendano quella predica papale come una specie di invito ad allarmare la protezione civile o a rivoltarsi contro le disuguaglianze sociali statali…
La verità è che “oggi” si ha paura di dire che c’è bisogno di evangelizzare ancora… operazione forse dichiarata superflua o non in linea con i tempi, in quanto ora si insegna che basta esser buoni, volenterosi e tutti si salvano.
Non sono più necessari i riti riportati nei sacri manuali apologetici, bisogna adattarsi al tempo in cui si vive, come se questo scorresse ad una velocità differente da quella nostra individuale. Questo è l’altro punto nodale, denunciato da Benedetto XVI subito dopo l’elezione: il relativismo storico.
Ma forse vedrete che proprio l’ultra moderno Internet farà il miracolo di contribuire a ripristinare i valori dimenticati e se lo prevede il nostro Grande Papa Benedetto XVI, c’è da credergli!
Roberto Pepe
Pubblicato da raffaella blog a 18:05
l blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
sabato 6 febbraio 2010
Veronesi e la Religione
Roberto Pepe“La Religione impedisce di ragionare mentre la scienza vive nella ricerca della Verità -così Umberto Veronesi sentenzia- La Scienza e fede non possono andare insieme, perché la fede presuppone di credere ciecamente in qualcosa di rilevato nel passato”
“No –controbatte Mons. Ravasi (paritetico in Vaticano di un Ministro della Cultura)- fede e scienza hanno uguale dignità, semmai fanno ragionare su itinerari diversi”
E se entrambi fossero contraddetti? E se dicessi subito che la fede e la scienza sono esattamente la stessa cosa, ma “vista e definita” esternamente in maniera diversa? In guerra chi vince dice: una grande vittoria, mentre l’avversario dirà: una sconfitta, ma tutti e due identificano lo stesso evento!
In tal guisa, il grande Oncologo da grande scienziato indagatore, commette un ossimoro concettuale che uno scienziato non può permettersi il lusso di fare: condannare a priori un’altra categoria di studiosi e ricercatori che studiano e ricercano da oltre duemila anni (per non parlare dei quattromila ebraici), domandandosi costantemente: ma da dove caspita veniamo, chi siamo e dove andremo a finire, solo perché utilizzano un’altra metodica scientifica, od un altro protocollo, per cercare di dare una risposta esaustiva allo stesso problema esistenziale?
In effetti questi indagatori di allora fino ai religiosi di oggi, con la Chiesa in testa, hanno trovato una soluzione testimoniata da dati di fatto incontrovertibili storici, riportati da una documentazione folta e meticolosissima elaborata millenni or sono. Certo, è una documentazione stantia, antica, anche tramandata a voce, ma bisogna tener conto che “illo tempore” non c’era Internet o il sincrotrone dove i protoni si scontrano nella pista d’accelerazione elettromagnetica, alla ricerca delle forze e delle particelle che costituivano l’universo nel primo miliardesimo di secondo successivo al Big Bang non era ancora in costruzione… Allora invece di Big Bang si diceva semplicemente: Creazione, ma si parlava del medesimo evento, con letture diverse.
Non pare strano agli “scienziati laici” che già allora si ipotizzasse la nascita dell’universo in un istante temporale “zero”, mentre prima non esistesse la dimensione Tempo? Gli scienziati "con fede", d'altronde, hanno testimoniato per primi che questo benedetto "Big Bang" sia effettivamente avvenuto, molti millenni prima di Einstein, Lemaitre, Fridman e Hubble... (che tra l'altro si sono dimostrati lacunosi...)
L’ammissione del Mons. Ravasi che la Fede possa “ragionare” su binari diversi da quelli tracciati dalla Scienza, è stato, probabilmente un atto causato dallo choc dovuto dalla riesumazione del processo a Galileo, fatto che ha rivangato antichi sensi di colpa assopiti. Egli, infatti, “cede” per così dire alla sicurezza scientifica, alla simpatica autorevolezza dottorale dell’argomentatore, ammettendo e concedendo la tesi che la Fede scorra su di un binario secondario come se tracciasse una strada separata inibitrice degli approfondimenti metodologici scientifici.
Mi dispiace, ma fin quando il Dott. Veronesi e magari anche l’astrofisica Hack od il matematico Odifreddi non riusciranno a dire cosa ci fosse prima del Big Bang, visto che, secondo il primo principio della termodinamica di Lovoisier: “Rien ne se perd, rien ne se crée…" non crederò a questa loro prosopopea scientifica... E, nonostante un centinaio d’anni dopo un certo Einstein, abbia cercato di spiegare tutto con una semplice formula, cosa che in effetti, forse …contrasta con quanto oggi presupponiamo e cioè (dopo essere passati attraverso l’ipotesi “stringhe”) che una “Singolarità Universale”, probabilmente sollecitata da “onde gravitazionali” sollecitate da raggi laser abbia creato in un meccanismo scatenante col Big Bang, il “Tempo” e la “Materia”… ebbene fino a quando questo benedetto meccanismo non sarà spiegato, mi permettano di chiamarlo semplicemente: “Creazione” senza complessi di inferiorità scientifica. (La Hack, per esempio mi spieghi perché l'Universo si espande con una velocità che aumenta, anziché diminuire, come era previsto dalla "Scientia" ufficiale...)
Veronesi cosa pensa: che chi ha fede si fermi nella ricerca meramente scientifica per paura di scoprire qualcosa di solutivo? Ma chi ha fede è il più accanito ricercatore scientifico! Anzi chi ha più fede è ancora più scienziato di un ateo, in quanto sa dove può arrivare, empiricamente, mentre un miscredente che perfino deride l’approccio del credente, brancolerà nel buio… spiritualmente, ma soprattutto per lui: materialmente.
Fino a quando i succitati scienziati non mi diranno chi e come e cosa siano e, soprattutto “Chi” le abbia “Create” queste onde e questi raggi nel "vuoto" cosmico (ma che non è esattamente vuoto) che hanno fatto scattare, tramite un “Elan Vitale”, il propagarsi della Materia nel Tempo, mi permettano di suggerire loro di non fare, a loro volta, l’errore che fece la Chiesa nel condannare, su congetture aprioristiche, lo stesso Galileo, scienziato dotato di Fede!
Pubblicato da raffaella blog a 16:22
l blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
sabato 6 febbraio 2010
Roberto Pepe“La Religione impedisce di ragionare mentre la scienza vive nella ricerca della Verità -così Umberto Veronesi sentenzia- La Scienza e fede non possono andare insieme, perché la fede presuppone di credere ciecamente in qualcosa di rilevato nel passato”
“No –controbatte Mons. Ravasi (paritetico in Vaticano di un Ministro della Cultura)- fede e scienza hanno uguale dignità, semmai fanno ragionare su itinerari diversi”
E se entrambi fossero contraddetti? E se dicessi subito che la fede e la scienza sono esattamente la stessa cosa, ma “vista e definita” esternamente in maniera diversa? In guerra chi vince dice: una grande vittoria, mentre l’avversario dirà: una sconfitta, ma tutti e due identificano lo stesso evento!
In tal guisa, il grande Oncologo da grande scienziato indagatore, commette un ossimoro concettuale che uno scienziato non può permettersi il lusso di fare: condannare a priori un’altra categoria di studiosi e ricercatori che studiano e ricercano da oltre duemila anni (per non parlare dei quattromila ebraici), domandandosi costantemente: ma da dove caspita veniamo, chi siamo e dove andremo a finire, solo perché utilizzano un’altra metodica scientifica, od un altro protocollo, per cercare di dare una risposta esaustiva allo stesso problema esistenziale?
In effetti questi indagatori di allora fino ai religiosi di oggi, con la Chiesa in testa, hanno trovato una soluzione testimoniata da dati di fatto incontrovertibili storici, riportati da una documentazione folta e meticolosissima elaborata millenni or sono. Certo, è una documentazione stantia, antica, anche tramandata a voce, ma bisogna tener conto che “illo tempore” non c’era Internet o il sincrotrone dove i protoni si scontrano nella pista d’accelerazione elettromagnetica, alla ricerca delle forze e delle particelle che costituivano l’universo nel primo miliardesimo di secondo successivo al Big Bang non era ancora in costruzione… Allora invece di Big Bang si diceva semplicemente: Creazione, ma si parlava del medesimo evento, con letture diverse.
Non pare strano agli “scienziati laici” che già allora si ipotizzasse la nascita dell’universo in un istante temporale “zero”, mentre prima non esistesse la dimensione Tempo? Gli scienziati "con fede", d'altronde, hanno testimoniato per primi che questo benedetto "Big Bang" sia effettivamente avvenuto, molti millenni prima di Einstein, Lemaitre, Fridman e Hubble... (che tra l'altro si sono dimostrati lacunosi...)
L’ammissione del Mons. Ravasi che la Fede possa “ragionare” su binari diversi da quelli tracciati dalla Scienza, è stato, probabilmente un atto causato dallo choc dovuto dalla riesumazione del processo a Galileo, fatto che ha rivangato antichi sensi di colpa assopiti. Egli, infatti, “cede” per così dire alla sicurezza scientifica, alla simpatica autorevolezza dottorale dell’argomentatore, ammettendo e concedendo la tesi che la Fede scorra su di un binario secondario come se tracciasse una strada separata inibitrice degli approfondimenti metodologici scientifici.
Mi dispiace, ma fin quando il Dott. Veronesi e magari anche l’astrofisica Hack od il matematico Odifreddi non riusciranno a dire cosa ci fosse prima del Big Bang, visto che, secondo il primo principio della termodinamica di Lovoisier: “Rien ne se perd, rien ne se crée…" non crederò a questa loro prosopopea scientifica... E, nonostante un centinaio d’anni dopo un certo Einstein, abbia cercato di spiegare tutto con una semplice formula, cosa che in effetti, forse …contrasta con quanto oggi presupponiamo e cioè (dopo essere passati attraverso l’ipotesi “stringhe”) che una “Singolarità Universale”, probabilmente sollecitata da “onde gravitazionali” sollecitate da raggi laser abbia creato in un meccanismo scatenante col Big Bang, il “Tempo” e la “Materia”… ebbene fino a quando questo benedetto meccanismo non sarà spiegato, mi permettano di chiamarlo semplicemente: “Creazione” senza complessi di inferiorità scientifica. (La Hack, per esempio mi spieghi perché l'Universo si espande con una velocità che aumenta, anziché diminuire, come era previsto dalla "Scientia" ufficiale...)
Veronesi cosa pensa: che chi ha fede si fermi nella ricerca meramente scientifica per paura di scoprire qualcosa di solutivo? Ma chi ha fede è il più accanito ricercatore scientifico! Anzi chi ha più fede è ancora più scienziato di un ateo, in quanto sa dove può arrivare, empiricamente, mentre un miscredente che perfino deride l’approccio del credente, brancolerà nel buio… spiritualmente, ma soprattutto per lui: materialmente.
Fino a quando i succitati scienziati non mi diranno chi e come e cosa siano e, soprattutto “Chi” le abbia “Create” queste onde e questi raggi nel "vuoto" cosmico (ma che non è esattamente vuoto) che hanno fatto scattare, tramite un “Elan Vitale”, il propagarsi della Materia nel Tempo, mi permettano di suggerire loro di non fare, a loro volta, l’errore che fece la Chiesa nel condannare, su congetture aprioristiche, lo stesso Galileo, scienziato dotato di Fede!
Il blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
sabato 13 febbraio 2010
Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Pietro, a te (solo) darò le chiavi del cielo...
Roberto Pepe
Affermammo che questo Grande Papa fosse solo all’inizio dell’opera di “riedificazione” del cattolicesimo universale, quando richiamò: -all’interno della Chiesa- ai doveri precipui di un ordine ecclesiale alcuni rinomati Organismi ed Istituti (con qualche alto Prelato), che avevano manifestato inquietanti segni di travalico dei propri compiti “religiosi”; -all’esterno- nel mondo secolare, quando puntò l’attenzione sulla ormai dilagante “devangelizzazione” e la assenza quasi assoluta di "apologetica", con un tacito colpevole assenso internazionale alla libera colonizzazione islamica violenta dell’Africa e, soprattutto, più in generale: quando ripropose un proprio “chiodo fisso”, come la condanna senza mezzi termini del “relativismo storico”, ebbene,…quando sottolineammo queste azioni pontificali, qualche tempo fa, intendevamo proprio questo, quando molte “autorevoli” voci volevano esprimersi a favore di una più libera gestione delle “cose” della Chiesa: Papa Ratzinger ha ribadito senza “se” e senza “ma” che “Il potere della Chiesa è indivisibile”.
Quando la Vox di Benedetto XVI, Tarcisio Bertone, ha affermato a chiarissime lettere che la Chiesa non può essere una Democrazia dove si decida a maggioranza, in quanto sarebbe ridotta ad essere un organismo “puramente umano, ridimensionata a livello di ciò che è plausibile e fattibile”, ha risposto a tutte quelle istanze relativiste di revisionismo e modernizzazione dell’architettura pontificia che vorrebbero basarsi su di una ripartizione di potere, specificando nettamente che nella Chiesa, a parità di importanza di “competenze”, non può assolutamente corrispondere un possesso più o meno grande di “potere”.
In pratica tutte quelle comunità, organizzazioni, associazioni, cooperative, che formano e si diffondono nelle Chiese cattoliche particolari decentrate, esistono come tali ed hanno valore ecumenico solo se vivono esclusivamente in sintonia con “la sola ed unica Chiesa Cattolica”, quella il cui supremo ed unico timone è tenuto dal Pontefice, eventualmente coadiuvato dal collegio vescovile, il quale, a sua volta non ha autorità se non in comunione con lo stesso Papa.
Tanto per chiarire ulteriormente: Queste efficienti, iperattive, a volte chiassose Conferenze episcopali (che talvolta gettano un po’ di acredine politica qua e là) non hanno alcuna base teologica, potendo essere addirittura eliminate da un’ingiunzione del Papa, svolgono, per così dire, una funzione meramente pratica di rapporto dello “Stato dell’Unione” e di raccordo con il mondo esterno laico di propria competenza.
Questo ulteriore richiamo di Papa Ratzinger attraverso il suo fidato simpatico Tarcisio, continua sul binario che dovrebbe portare ad una più salda ed univoca visione della “Spiritualità” della Chiesa a fronte di una “socialità organizzata” movimentale. Quest’ultimo fenomeno ha preso sviluppo, specialmente in Italia, grazie allo spostamento ideologico di gran parte dei movimenti laico-materialisti radicali dedicati all’ attivismo sociale nelle aree politiche di “centro” una volta di predominio cattolico puro. Come risultato: queste organizzazioni codificate nel tempo hanno saputo scalfire ed appropriarsi, talvolta, anche della gestione della “spiritualità sociale” prettamente cristiana, volendone, addirittura condizionare le relative gerarchie cattoliche, imponendo, de facto, un “modernismo gestionale” anche nel concepire la gerarchia vaticana, come se fosse un comune Stato laico. Sta di fatto che qualche insigne Eccellenza od Eminenza ha abboccato, per questione caratteriale o per travisamento del proprio ruolo istituzionale, o per troppo accondiscendere alle istanze popolari,… ed è quindi giusto che il nostro grande Papa ricordi che Cristo disse solo a Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, ...
A te(solo) darò le chiavi del regno dei cieli…” Non ha detto a tutti gli Apostoli: “A tutti voi darò le chiavi…e poi,... ognuno fa come je pare…”
Pubblicato da raffaella blog a 18:41
Il blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
martedì 6 aprile 2010
Vedi anche:
ATTENZIONE! IL CONTENUTO DELL'INTERVISTA AL CARD. SODANO NON CORRISPONDE AI TITOLI DI AGENZIA. LA SANTA SEDE INTERVENGA!
Bertone: Benedetto XVI è un Papa forte. Sodano: errori dei preti branditi come armi
Il cardinal Sodano: vicini al Papa come a un padre (Avvenire)
Card. Bertone: "Benedetto XVI è un Papa forte, il Papa del terzo millennio"
Cresce la solidarietà per il Papa (Radio Vaticana)
Card. Herranz: «Papa Ratzinger preso di mira perché difende la vita» (La Rocca)
Chiesa ben prima di diventare Papa (Wall Street Journal)
Come si zittisce la Chiesa. Se il nemico non si arrende, basta buttarla in calunnia (Bruno Mastroianni)
La rovinosa débâcle del NYT! Sorpresa, il Vaticano non insabbiò su Murphy. Tutta colpa del computer? (Rodari). Mai fidarsi del traduttore automatico!
Benedetto XVI: «Tutti i cristiani devono essere angeli. Soprattutto i preti»
La Santa Sede teme attacchi e calunnie sulla salute del Papa (Vecchi). Vigiliamo e stiamo pronti!
Dalla Germania nuove accuse al card. Bertone ma i giornali tedeschi e Repubblica non hanno fatto i conti con "Il Foglio"
Card. Sodano al Papa: «La Chiesa è con te, dolce Cristo in terra...» (Tornielli)
Può il Papa ripristinare la purezza del Cattolicesimo? L'articolo di Timothy Shriver "storpiato" dai media italiani
«Caro Papa, la Chiesa è con te». Sodano dà voce alla solidarietà (Mazza)
Mentre un Papa viene coronato di spine sulla pubblica piazza internazione, il suo predecessore viene mediaticamente osannato e glorificato dalla rai (Raffaella)
Il "copia-incolla" dei giornali italiani che riportano gli articoli "di parte" della stampa estera
Il web cattolico unanime nel denunciare la "papofobia" (Le Monde)
Gli Angeli, i demoni ed il dolce Cristo in terra: il bellissimo commento di Salvatore Izzo con una lucida analisi sulle "fonti" degli attacchi al Papa
Esponenti di altre religioni si facciano gli affari propri e non diano consigli non richiesti sul celibato
Attenzione alla nuova trappola dei media: stanno spacciando per nuova una notizia di settimane fa riguardante il Messale tridentino!
Affetto e solidarietà al Papa da tutto il mondo. Rapporto governativo Usa sugli abusi
Il Papa: "Come Gesù è stato annunciatore dell’amore di Dio Padre, anche noi lo dobbiamo essere della carità di Cristo: siamo messaggeri della sua risurrezione, della sua vittoria sul male e sulla morte, portatori del suo amore divino" (Regina Coeli)
Pedofilia, card. Vingt-Trois: C'è una campagna di diffamazione e di calunnia il cui obiettivo è il Papa (Le Parisien)
E' venuto il momento di denunciare le calunnie contro Papa Benedetto. L'inattendibile "scoop" del New York Times (Raymond J. De Souza)
Mons. Fisichella: il Papa vive la sesta stazione della Via Crucis, l’incoronazione di spine (Giansoldati). Monumentale
Preti pedofili, la mano leggera di Wojtyla, il pugno duro di Ratzinger. Benedetto XVI rischia di pagare per colpe altrui. Durissimo speciale di Ingrao
L'IGNOBILE CAMPAGNA CONTRO BENEDETTO XVI, IL PAPA CHE PIU' DI OGNI ALTRO HA COMBATTUTO LA PEDOFILIA NELLA CHIESA: LO SPECIALE DEL BLOGRiceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Papa Ratzinger non deve chiedere scusa a nessuno
di Roberto Pepe
Vittorio Messori è un sublime interprete delle cose vaticane, sempre oculato e sereno nel valutare sia la “diplomazia politica” dei rapporti di quello Stato, sia nell'indagare nella “substantia” dei temi religiosi: questo grazie alla sua enorme esperienza e soprattutto alla sua sensibilità.
Nel commentare, per esempio, le affermazioni del “Predicatore” Cantalamessa (Corriere, 4 apr.) il giornalista ammette che il cappuccino non ha fatto altro che riferire sullo stato di disagio che chiunque può subire, quando è sottoposto ad una mirata campagna di acre disinformazione tendente alla calunnia, con il fine di sovvertire e distruggere un qualsiasi ordine sociale, culturale o religioso-razziale.
La validità di questa denuncia prende concretezza, anche, perché è stata profferta “proprio” nel giorno più importante e più tragico della cattolicità: nel venerdì santo, contrariamente a quanto è stato lasciato intendere circa una mancanza di “tatto”, di una lettura intempestiva.
Io, nel mio piccolo, come milioni di altri ascoltatori, questa predica del frate, l'ho compresa così, nel suo alto valore simbolico di fratellanza tra due religioni, tra due culture che si intersecano da millenni e che convivono assieme riconoscendo lo stesso Dio. Ora, perché, invece, alcuni soloni d’oltre Oceano e d’oltre Tevere hanno travisato e distorto questo semplice concetto andando a soppesare col bilancino da orafo per stabilire chi abbia più sofferto nella storia che, tra l’altro, non era neanche il tema del discorso? Francamente, quando il nostro Messori chiede al Vaticano di ammettere i propri “errori nella comunicazione” mediatica, egli lo fa per un senso di riappacificazione, solo perché è tremendamente odioso discutere con chi storicamente ha molto sofferto, ma ciò non vuol dire assolutamente che quegli attenti critici abbiano ragione sempre e comunque, sentendosi gli unici autorizzati a fare riferimento al dolore umano...
Se andiamo a vedere, tra l’'altro, proprio in questi tempi, nel silenzio pressoché totale degli stessi mediaTV internazionali, si sono registrati centinaia di morti di persone in tutto il mondo solo perché professanti il cattolicesimo:..."oggi", sottolineo.
Il fra Cristoforo manzoniano quando cita l'“Omnia munda mundis” di San Paolo, intende dire che anche se il nostro grande Papa Ratzinger (che come già scrissi: è solo all’'inizio della sua opera evangelizzatrice rinnovata) si permette di fare discorsi che “disturbano” le coscienze e le menti di qualche profondo multiculturologo (anche nostrano ed all'interno delle mura vaticane), egli lo fa in uno stato di purezza mentale che travalica le bassezze degli indagatori, dietrologi che vedono fantasmi ovunque o interpreti di sogni e non deve chiedere scusa a nessuno se nelle proprie preghiere in latino egli invoca un aiuto dall’'Alto per convertire altri esseri umani al cristianesimo.… Magari pregassero così anche tutti gli altri, vediamo alla fine chi verrà ascoltato veramente… Questa è la Fede, il resto è composto da ripicche ancestrali.
Pubblicato da raffaella blog a 19:03
euge ha detto...
Ci mancherebbe altro!!!!!!!!
Ti segnalo il curioso sondaggio dell'espresso.
http://espresso.repubblica.it/sondaggio-risultati?idpoll=2124531
http://espresso.repubblica.it/sondaggio-risultati?idpoll=2124531
mariateresa ha detto...
come , per un verso i conservatori e per l'altro i liberals, cercano di trarre vantaggio per le le proprie anguste idee, speculando sulla crisi degli abusi sessuali
http://www.americamagazine.org/blog/entry.cfm?blog_id=2&entry_id=2727
Questo commentatore mi piace e lo inviterei volentieri alla mia tavola per gustare le mie lasagne.
Non so quando questo uragano calerà, ma quando sarà il momento , tante maschere cadranno e davanti a tutti saranno evidenti le vere facce di tanti protagonisti di oggi e che brutte ghigne si paleseranno al mondo.
E' rivoltante questo opportunismo mediatico.
http://www.americamagazine.org/blog/entry.cfm?blog_id=2&entry_id=2727
Questo commentatore mi piace e lo inviterei volentieri alla mia tavola per gustare le mie lasagne.
Non so quando questo uragano calerà, ma quando sarà il momento , tante maschere cadranno e davanti a tutti saranno evidenti le vere facce di tanti protagonisti di oggi e che brutte ghigne si paleseranno al mondo.
E' rivoltante questo opportunismo mediatico.
Il blog degli amici di Papa Ratzinger 3 [2009-2010]
Papa Ratzinger tra scienza e fede - di Roberto Pepe
Wed, 20 Apr 2011 07:40:00
Da sempre gli uomini sono stati ricolmi del desiderio di “essere come Dio”, di raggiungere essi stessi l’altezza di Dio.
Fortunatamente il Corriere della Sera offre spazio al “dibattito” di Lamberto Maffei, Presidente dell’Accademia dei Lincei, il cui tema attualissimo - oggetto del discorso anche del nostro grande Papa Ratzinger, l’apologeta, nella domenica delle Palme - è: il percorso comune verso la collaborazione tra “Scienza e Fede”.
Maffei introduce il discorso con metodologia prettamente scientifica, proponendo che la ricerca, come base per la conoscenza, possa conglobare tutti i campi del sapere, non solo quelli, prettamente scientifici, riguardanti il progresso tecnico, ma anche quelli “apparentemente” fuori dai saperi codificati. Questo metodo scientifico, infatti, si esprime in maniera non ambigua ed il suo linguaggio non ammette deroghe. Per Maffei, pertanto tra “scienza e fede” non sussiste contrapposizione, ma anzi, per dirla con Giovanni Paolo II: “…le metodologie proprie di ciascun settore permettono di mettere in evidenza aspetti diversi della realtà”
La scienza può essere verificata da chiunque, in quanto - dice Maffei - entra logicamente “nei processi democratici del cervello”, mentre la fede fa parte dei metodi “istintivi” che fa accettare una verità irraggiungibile, in quanto essa appare talmente assurda che non può essere che vera! Esemplare intreccio tra scienza (bellica) e fede è il comandamento dei comandamenti: “ama il tuo prossimo come te stesso” che produce il concetto-ossimoro di amare -contro la logica pragmatica- anche il tuo nemico in guerra.
Questo “dibattito” proposto dal Presidente dei Lincei è incredibilmente profondo, in quanto, rappresenta una diatriba che spesso e volentieri viene proposta in senso negativo dai fondamentalisti appartenenti ad ambedue gli schieramenti di pensatori: credenti e laici. Gli uni daranno del materialista limitato all’altro, mentre i secondi chiameranno creduloni di fiabe, i primi. Molte volte, però è la semplice dialettica giornalistica molto superficiale a creare storture o interpretazioni “facili” per il consumo giornaliero del mercato.
Nell’ultima omelia che Papa Ratzinger ha pronunciato nella domenica delle Palme, ha fatto una profondissima disanima del rapporto, proprio tra scienza e fede che, appunto è stata travisata da alcuni commentatori, addirittura accreditati alle questioni vaticane…
Il Papa, in realtà, offre un sublime approccio dell’anelito dell’uomo nella costante ricerca di migliorare la propria esistenza, avendo come riferimento il miraggio di assomigliare alla Perfezione Assoluta: “Da sempre gli uomini sono stati ricolmi del desiderio di “essere come Dio”, di raggiungere essi stessi l’altezza di Dio. In tutte le invenzioni dello spirito umano si cerca, in ultima analisi, di ottenere delle ali, per potersi elevare all’altezza dell’Essere, per diventare indipendenti, totalmente liberi, come lo è Dio.Tante cose l’umanità ha potuto realizzare: siamo in grado di volare. Possiamo vederci, ascoltarci e parlarci da un capo all’altro del mondo….”
E’ chiaro che la natura umana è imperfetta e può creare, nel contempo, con lo zampino del maligno, delle storture che vanno in senso opposto alla stessa natura umana. “… La forza di gravità che ci tira in basso è potente -ammette il Papa- Insieme con le nostre capacità non è cresciuto soltanto il bene. Anche le possibilità del male sono aumentate e si pongono come tempeste minacciose sopra la storia”, concludendo che: “Tutti questi elementi dell’ascesa sono efficaci soltanto se in umiltà riconosciamo che dobbiamo essere attirati verso l’alto; se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio.”
Ebbene, da taluni giornalisti (della carta stampata e televisivi), tale concetto -riportato in sintesi-, è stato interpretato come un altolà da parte del Pontefice, allo scientismo, mettendo in dubbio il valore del metodo scientifico… immaginando che Egli stesso alludesse ad ipotetici problemi legati alla clonazione o allo sfruttamento delle risorse naturali necessarie per andare nello spazio, a volare, a comunicare… Niente di tutto questo. E’ una lettura meramente politicizzata che percorre esattamente al contrario la strada aperta dalla soave mente di Papa Ratzinger, che, invece, ha elaborato un illuminato panegirico della “Scientia” , come via da percorrere per avvicinarsi sempre più all’Altissimo. L’oggetto dell’altolà, casomai, sono alcuni uomini che sono presuntuosi nell’uso della scienza, che sono oscurantisti, facili imbonitori, catastrofisti di mestiere, intellettuali che si arrogano il privilegio di stabilire aprioristicamente il giusto ed il vero,… non è lo scientismo o la brama del sapere e di migliorarsi sempre e costantemente (anche sbagliando), proprio in una prospettiva di assomigliare sempre più all’Altissimo.
10-04-2012 | 13:21:33L'INTERROGATIVO
A Napoli si dice: “Mò, s’è scucciato overamente!”. Tra problemi legati alla pedofilia, tra ordinazioni femminili, tra apertura ai gay, tra anticoncezionali, tra preti politicanti-sindacalisti, il nostro Grande Papa Ratzinger - proprio lui che ha iniziato il pontificato con la lotta al “relativismo storico” -, non ce l’ha fatta più ed ha ripreso alcuni vari collaboratori sparsi nel mondo, invitandoli, anzi, ordinando loro l’Obbedienza prevista dai vari ordinamenti sacerdotali.
10-04-2012 | 13:21:33L'INTERROGATIVO
Papa Ratzinger: Obbedienza! Ma dopo di lui cosa sarà? - di Roberto Pepe
La Chiesa diventerà una Onlus caritatevole di
volontariato per i più bisognosi di cure terrene
impegnata sul sociale universale, o manterrà valido il principio che Essa è solo un supporto al dialogo che ogni singolo individuo-uomo ha direttamente con l’Assoluto?
A Napoli si dice: “Mò, s’è scucciato overamente!”. Tra problemi legati alla pedofilia, tra ordinazioni femminili, tra apertura ai gay, tra anticoncezionali, tra preti politicanti-sindacalisti, il nostro Grande Papa Ratzinger - proprio lui che ha iniziato il pontificato con la lotta al “relativismo storico” -, non ce l’ha fatta più ed ha ripreso alcuni vari collaboratori sparsi nel mondo, invitandoli, anzi, ordinando loro l’Obbedienza prevista dai vari ordinamenti sacerdotali.
Francamente, ho aspettato a commentare le posizioni
politiche di alcuni alti prelati, proprio perché immaginavo che sarebbe giunta
una “appropriata” risposta chiarificatrice da parte diretta del Santo Padre,
visto che ormai questi Monsignori sono apertamente schierati
politicamente e nelle loro omelie, o congressi, o conferenze, non parlando più
di “evangelizzazione”, di “catechismo”, di “preghiere”, ma di “potere
operaio” e della indispensabilità di un “nuovo soggetto politico” governante
che abbia, ovviamente, un grosso riferimento nelle sponde vaticane. Non ho
dovuto attendere troppo però, perché , fortunatamente il nostro “grande” Papa
Ratzinger si è fatto sentire molto, ma molto chiaramente.
Antefatto: già nel 2009 ebbi la sensazione che
questo Papa fosse, allora, solo all’inizio di una immensa opera universale,
essendo un re-edificatore della Chiesa Cattolica che stava ri-codificando
tramite i binari dalla filosofia teologica, la “Substantia rerum”. Egli ha
perfino usato la “scientia”, cioè il ragionamento prettamente logico deduttivo
per dimostrare la Trinità (…) seguendo il ragionamento della “teoria delle
stringhe” che risolve l’annoso problema di trovare quella Legge Universale che
riesca ad unificare tutte le leggi che governano le forze: dal più piccolo al
più grande.
Papa Benedetto stava proponendo, in sintesi, una
Chiesa concettuale-filosofica a fronte dell’impoverimento relativista causato,
sicuramente, dai costanti contrasti internazionali, purtroppo sempre più a
carattere religioso, ma anche dallo sviluppo esponenziale che ha assunto la
conoscenza scientifica ed i suoi progressi materialistici. Utilizzare questi
stessi ragionamenti per dimostrare la presenza di un Assoluto è stato un fatto
epocale.
In tutto questo eclatante e prorompente
rinnovamento, duole dirlo: proprio alcuni alti prelati dimostrano interessi su
fatti contingenti, che pur nella loro implicita drammaticità, riguardano
esclusivamente una sfera prettamente terrena, quasi che la finalità
preminente dell’Istituzione cristiana sia diventata un sindacato per il
posto di lavoro, la giustizia sociale,
o la pensione per gli anziani più poveri.
Mons. Bregantini, da parte sua, infatti afferma,
come in un comizio della CGIL a piazza S. Giovanni (anziché parlare di fede ai
cattolici all’interno della stessa Chiesa): "Il lavoratore non e' una
merce. Non lo si puo' trattare come un prodotto da dismettere, …” E più
avanti affonda da scaltro sindacalista demagogo: “…mi chiedo: diminuira' o
aumentera' il precariato dei nostri ragazzi? Riusciremo ad attrarre capitali ed
investimenti dall'estero solo perche' e' piu' facile licenziare? …”.
Qui siamo in effetti, in presenza di una forma
di comunismo ascetico fondamentalista, ancor più pericoloso di quello
materialista di matrice laica. Per convalidare questa sua tesi, il monsignore
rosso, come colpo di teatro, cita l’enciclica “Rerum Novarum”, pietra miliare
del cattolicesimo sociale, emanata nel 1891, da Leone XIII, attribuendogli
però, un valore , -cosciente di farlo- che è un falso
propagandistico storico. (come parlare a vuoto di pace, ecologia,
antimilitarismo,…)
Prima di tutto, citando quella Enciclica, si parla di
concetti concepiti piu' di un secolo fa, quando, addirittura l’Italia era ancora in embrione e la
stessa dottrina sociale della Chiesa, rappresentava una via
indecisa tra capitalismo e socialismo. In pratica il movimento
cattolico allora, era diviso sull'atteggiamento da tenere nei confronti del movimento
socialista, per tentare di mediare col capitalismo avanzante, ma con il fine
prioritario di controbattere l'ateismo professato dai marxisti:
L'enciclica, infatti, alla fine, esprime una condanna nei confronti del
comunismo assieme alla teoria della lotta di classe, (ed alla massoneria),
preferendo che la questione sociale fosse risolta dall'azione combinata di
Chiesa, Stato, impiegati e datori di lavoro. (L’allora proto-compromesso
storico)
A determinare con forza questa volontà di formulare un
nuovo Partito politico, viene allo scoperto pure il portavoce della Cei, mons.
Domenico Pompili che dice: "La situazione del mondo del lavoro costituisce
un assillo costante dei Vescovi. La dignita' della persona passa per il lavoro
riconosciuto nella sua valenza sociale. La CEI segue con attenzione le
trattative in corso, confidando nel contributo responsabile di tutte le parti
in campo, al fine di raggiungere una soluzione, la più ampiamente
condivisa".
Ovviamente in questa bagarre politico-sindacale non
poteva mancare il Presidente della stessa CEI, Cardinal Bagnasco, che già alla
fine dei settembre 2011 ci provò, dopo aver castigato l’impuro governo
Berlusconi, a benedire la formazione di una nuova DC facendo il
cartomante del futuro italiano: “Sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte la
possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la
politica, che – coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita
– sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni».
Oggi il Cardinale se la prende con il Capitalismo,
definendolo in questa fase storica: “sfrenato” in quanto possiede la colpa
di non risolvere i problemi, ma, anzi di crearli, privando il cittadino
della sicurezza del lavoro.
Tralascio volutamente gli interventi di altri Alti
Prelati che invece di alleviare le pene dei carcerati o delle vittime di
mafia se la prendono direttamente col Governo che non interviene,… perché
basta ricordare il modo nel quale gli illustri Papi: Giovanni
XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e lo stesso Benedetto XVI sono
intervenuti nel rapportarsi con questi terribili problemi, facendosene carico,
pregando con i detenuti o invitando i mafiosi a pentirsi, come deve fare un
vero prete e non inveendo come sindacalisti-giuristi, contro le istituzioni,
riscaldando, tra l’altro, gli animi già colpiti da drammi personali.
Meno male che il nostro Grande Papa Ratzinger afferma
che: “Silenzio e parola sono due momenti della comunicazione che devono
equilibrarsi, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una
profonda vicinanza tra le persone». Esattamente l’opposto di quello che fa e
che dice il Cardinal Bagnasco, facendo infuriare addirittura tutto il
Nordest che dal dopoguerra è stato il baluardo democristiano
del cattolicesimo praticante. Il Cardinale, infatti, vorrebbe da
parte della Stato, un controllo, non delle regole, ma dello stesso “Capitale”
privato. E per essere arcisicuro che lo si capisca, lo richiede “papale,
papale” con i vecchi slogan populisti catto-comunisti, perché: “…la sovranità
dei cittadini è ormai usurpata dall' imperiosità del mercato …”.
Ora veniamo al Giovedì Santo, quando il nostro
“Grande” Papa ha gridato un avviso importantissimo per la Chiesa nel mondo:
"Situazione drammatica. No preti disobbedienti".
Dopo aver bocciato ovviamente l’ipotesi delle
ordinazioni femminili in Austria, grida: "La disobbedienza dei sacerdoti
non è la via". Ed inducendo con forza a: "Rinunciare
all'autorealizzazione”, il Papa si domanda con fervore durante la Santa
Messa del Crisma in San Pietro: “Come deve realizzarsi questa
conformazione a Cristo, il quale non domina, ma serve; non prende, ma
dà?".
A Cristo "stava a cuore la vera obbedienza,
contro l’arbitrio dell’uomo ... Non si tratta di immobilismo nella tradizione
-chiarisce il Santo padre, invitando i fedeli a vedere che anche per una nuova
fecondità ci vogliono la radicalità dell’obbedienza, la dinamica della speranza
e la forza dell’amore, … "La mia dottrina non è mia". "Non
annunciamo teorie ed opinioni private, ma la fede della Chiesa della quale
siamo servitori… “ Ricordando che agli uomini è richiesto "un
superamento di noi stessi, una rinuncia a quello che è solamente nostro, alla
tanto sbandierata autorealizzazione", conclude: "Non reclamizzo
me stesso, ma dono me stesso".
Non so, francamente, se i succitati prelati hanno
compreso il messaggio, ma la mia paura, dopo questa lunga premessa è duplice.
Praticamente questo lungo preambolo è scaturito da questi due seguenti
dilemmi angosciosi, molto semplici, ma terribili.
Il primo riguarda una situazione attuale relativa alla
bassa presenza di vocazioni sacerdotali che si evidenzia benissimo
specialmente nelle stesse parrocchie romane. Queste Chiese hanno numerosi preti
provenienti dall’Africa, dall’estremo Oriente o dal Sud America, insomma da
tutte le parti del mondo. Questi vengono “riciclati” per qualche mese od anno,
perché imparino bene l’italiano (non si sa mai che uno di questi diventi Papa),
ma fondamentalmente perché a Roma mancano proprio le vocazioni. Sono
tutti simpatici e volenterosi, anche se, purtroppo, tutte le omelie sono lette
in un italiano con accenti sbagliati che fanno sorridere … Insomma, questi alti
prelati, invece di addestrare i sindacalisti del domani o di cercare lavoro a qualche
disoccupato o di riprendere un capitalista che chiude un’azienda, perché non
preparano i giovani ad un sano sacerdozio? Perché questi prelati non stanno in
oratorio ad insegnare ai giovani, oltre che a giocare a pallone, anche a
pregare, come si faceva una volta? Insomma perché questi Cardinali non pensano
ad “evangelizzare” insegnando che Cristo ha risposto ad una chiara domanda:
“Date a Cesare ciò che è di Cesare ed a Dio ciò che è di Dio”? Mi pare infatti
che Cristo non abbia aggiunto: “Se però Cesare non vi paga bene venite da me
che ci penso io…”.
Al mio secondo quesito, il più drammatico, so già che
nessuno può rispondere, ma è molto sintetico: Ma dopo Papa Ratzinger, il
“grande” prete filosofo, cosa succederà alla Chiesa Cattolica, se i presunti
pilastri della stessa Chiesa sono quelli citati (ed altri) attualmente operanti
sul campo?
La Chiesa diventerà una Onlus caritatevole di
volontariato per i più bisognosi di cure terrene impegnata sul sociale
universale, o manterrà valido il principio
che Essa è solo un supporto al dialogo che ogni singolo individuo-uomo ha
direttamente con l’Assoluto?
Questo tema, il nostro grande Papa BenedettoXVI l’ha
ricordato e sostenuto, come fondamento della “sua” Chiesa “attuale”, ma poi?
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