Papa Francesco ed i giornalisti
di Roberto Pepe 05/04/2013
Il fine Luigi Accattoli
ha redatto sul Corriere una corretta disanima dei sentimenti contrastanti della
gran parte di italiani nei confronti di qualche atteggiamento, apparso troppo pauperistico,
di Papa Francesco.
Il giornalista, ha così ,
forse semplicisticamente, diviso la Chiesa in “Conservatori” ed innovatori o
progressisti, accreditando a questi ultimi (come si fa nella politica nostrana)
la parte buona ed illuminata dei credenti. Questo tipo di identificazione e
catalogazione del nuova Papa è stato il filo conduttore che ha unito molti
accreditati giornalisti, i quali hanno tradotto le innovazioni -anche di
piccolo conto, ma simbolici (come la croce pettorale di ferro anziché d’oro)- come presagi di rivoluzioni dottrinali
imminenti!
Stefano Montefiori,
sempre sul Corriere, infatti, titola: “La modernità di San Francesco nemico dei
ricchi e della Curia” accreditando le affermazioni dello storico “non credente”-
Jacques Le Goff: “Il papa ha scelto un
nome rivoluzionario”, facendo intravedere un futuro sconvolgente per l’apparato
mondiale ecclesiale. Di contro, bene fa
il profondo filosofo Michael Novak ad avvisare e mettere in guardia Obama e l’establishment americano di
ispirazione calvinista (star bene economicamente è un fine voluto da Dio) che “Questo
Papa sta con i poveri ma è un conservatore”.
Il Gesuita padre Gabriele
Semino di Cagliari effettua con Piero Ostelino un raffinato e pacato “dialogo”
con il quale cerca di inquadrare la figura del nuovo Papa Francesco in un
ambito di “testimonianza” della Fede della Chiesa, più che facente parte di
un’azione di Marketing social- pauperistico.
Precisa infatti il teologo che sono gli ambiti “laici”che acquisiscono
le metodologie del Vangelo come esempio di vita dedita alla carità per
debellare la povertà… Non è la Chiesa ad imporre strategie politiche a tal
fine.
Il “liberista” Ostellino da
parte sua, quale: “aspirante credente” esalta, comunque la grandezza della
Chiesa, vista come istituzione secolare, proprio per la sua capacità di
adattarsi alle mutevoli circostanze storiche per motivazioni politiche, più che
“trascendentali”.
Il nuovo modo di
“muoversi” a Roma di Papa Francesco, giustamente -è inutile negarlo-, ora
lascia un po’ perplessi coloro i quali erano abituati ad un “cerimoniale”
protocollare acquisito nel tempo, ma parlare di Conservatori e Progressisti, al
momento è assurdo.
Una cosa va chiarita
immediatamente (soprattutto dai commentatori di provenienza religiosa): ciò che
Papa Ratzinger e Bergoglio affermarono assieme categoricamente, lanciando una
linea di condotta futura, già cara al Papa Emerito: la Chiesa non è una “Onlus”
In pratica, per un
cattolico, il cosiddetto “pauperismo”
viaggia su un doppio binario “individuale”: è un’azione sociale per migliorare
la vita terrena di alcuni diseredati, ma è soprattutto un atto di Carità per
guadagnarsi un posto nell’aldilà!
Non sempre le finalità
sociali corrispondono a finalità trascendentali, proprio perché, mentre un
malfattore può guadagnarsi il paradiso se si pente all’ultimo minuto, in un
giudizio terreno egli deve, comunque, andare in galera, anche col pentimento!
Il vangelo di S. Paolo
del dopo elezione di Francesco invitava a “… rivolgere il pensiero alle
cose di lassù, non a quelle della terra.”
Messori ed il Papa Francesco
Con l’arguto Vittorio Messori
sono d’accordo nella difficoltà di “capire Francesco”, il Papa avvolto dagli
equivoci provocati proprio da quegli ambienti permeati di Cattolicesimo sociale
da cui proviene. Nulla a che fare, beninteso, con i suoi confratelli gesuiti attirati dalle
ideologie della Teologia della liberazione sudamericana, ispirata dal
Marx-lenilismo, con i quali ebbe un duro confronto polemico, ma
l’atteggiamento, l’estremo populismo e la grande disponibilità al contatto
umano nei bagni di folla, rendono questo Papa, effettivamente un grande,
simpatico Parroco in San Pietro. (E la Chiesa ne aveva bisogno) Resta da
stabilire, poi, se questa “apertura”,
questa lotta alla “uniformità ed alla omologazione” –che generano il dannoso
pericolo di una “Chiesa Autoreferenziale”-
servirà effettivamente a superare i conflitti in essere sulle diversità
delle comunità ecclesiali.
Sono sicuro che Papa Francesco
sarà una grandissima sorpresa per tutti: ora sta solo entrando in “Casa”,
cercando di conoscere i vicini inquilini,
facendosi conoscere. Tutti quelli che ora lo dipingono come progressista,
probabilmente se ne pentiranno, quando si dovrà discutere su temi teologici
veramente importanti: Quando incomincerà a dire: la Chiesa è questa! Nelle
diverse manifestazioni, certo, ma che sia chiaro: è questa,… come è stato
scritto!
Certo, ora lascia perplesso il
fatto di dire “Buongiorno e buonasera” al popolo, quando in tutti gli oratori
del mondo si saluta: “Sia lodato Gesù Cristo!” e si risponde: “Sempre sia
lodato!”; oppure quando nella Sala Nervi, alla fine di una assemblea, il Papa
non ha dato la benedizione per rispetto, perché erano presenti anche elementi
di altre religioni; oppure quando “ufficialmente” parla male delle Banche mettendole in
contrapposizione con la povertà mondiale… Probabilmente scaturisce da questi
piccoli gesti l’equivoco sul suo cedimento al populismo ricercato in nome di
una fratellanza universale che può travalicare in un sincretismo banale che fa
salvare tutti, purché buoni e poveri. E’
questo il cattolico del futuro?
Roberto Pepe
Roberto Pepe
10-07-2013 | 11:43:51
IL COMMENTO
IL COMMENTO
Papa Francesco a Lampedusa, le cose non dette – di Roberto Pepe
Il Pontefice avrebbe dovuto richiamare la Libia, l’Algeria, la Tunisia a
bloccare la nuova vergognosa tratta degli schiavi!
Le intenzioni di questo rivoluzionario Papa sono sempre eclatanti, ma al di sopra di ogni sospetto, avendo come finalità la manifestazione della “Carità cristiana” verso i più deboli, i più sfortunati, verso, insomma, la popolazione formata dai diseredati del globo. Quando il Pontefice si domanda chi sia il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle e tutti rispondono: “non sono io, io non c'entro, saranno altri”, se la prende con la cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, rendendoci insensibili alle grida degli altri, facendoci vivere nella “globalizzazione dell'indifferenza”.
Quando Papa
Francesco denuncia questa degenerazione sociale prendendosela genericamente con
il progresso, il benessere, il liberismo, assume quella fisionomia di prete
sudamericano, molto cattolico, molto ortodosso, molto implicato nell’attivismo
sociale, rasentando la veemenza espressiva della famosa dottrina (già
condannata da lui stesso) della “Teologia della Liberazione” di stampo
catto-marxista di quel “mondo lontano”. Si tratta di una strategia d’ordine
politico fuori contesto che cade nella retorica populista che, purtroppo qui in
Europa, a Roma, Capitale della cattolicità, si manifesta affibbiando le colpe
della miseria umana mondiale al genere umano indistintamente per poi, in realtà,
non colpire nessuno e non cambiare alcunché (proprio, guarda caso, come citava
Tomasi di Lampedusa). Questo viaggio nell’isola di Lampedusa dagli intenti
caritatevoli si è trasformato, in effetti, nel più grosso spot mondiale per i
clandestini!
Certo, il Papa ha
detto che lui non fa politica, ma sbaglia obiettivo prendendosela con TUTTI
indistintamente, in quanto dopo questa invettiva al mondo, gongolano proprio i
trafficanti di uomini, gli schiavisti, i fondamentalisti del Centro Africa che
fanno fuggire le popolazioni locali verso il Nord, vendendoli (nel vero senso
della parola) ai barcaroli libici o algerini, che li traghetteranno proprio
nell’isola di Lampedusa, ormai diventata un porto franco nella mentalità del
migrante.
Il Papa doveva
invece denunciare la gravissima forma di “nazismo” musulmano che sta prendendo
piede in tutta l’Africa (e Medio Oriente), che brucia le scuole - come nei
lager nazisti - con i bambini dentro o con le donne che vogliono imparare a
leggere! Francesco doveva avere il coraggio di denunciare, proprio in quel
contesto, quei gravi atti di anticristianesimo che si stanno attuando in quel
mondo fondamentalista trasformato in un aberrante pre-medio-evo culturale.
Francesco doveva gridare chiaramente (come fece Papa Wojtyla contro i mafiosi),
magari in arabo: “Mafiosi assassini del Centro e Nord Africa, pentitevi!”. Se
avesse voluto essere “controcorrente” come egli stesso auspica, avrebbe dovuto
richiamare la Libia, l’Algeria, la Tunisia a bloccare la nuova vergognosa
tratta degli schiavi! Bastava spingere quegli Stati a bloccare quei trafficanti
per eliminare quell’afflusso via mare che uccide! Questo doveva gridare il
Papa; non solo inneggiare all’accoglienza italica con il fine di creare
aspettative dorate che si trasformeranno in nuove morti o in un degrado
culturale ignominioso per quelle povere genti. Doveva pretendere che l’Africa
chiedesse scusa a questi poveracci! Non solo a noi che – proviamo - ad
accoglierli... (anche se guidiamo auto nuove)!. Intanto, mentre scrivo, apprendo
dell’incremento di arrivi di profughi a Lampedusa…
Capisco benissimo che qualcuno sia
entusiasta di questo Papa per la sua umanità e simpatia contagiosa da “chico
mas guapo de Argentina”, in raffronto alla passata monumentalità dell’apparato
vaticano, ma la facile strada dell’intervento diretto e l’apertura
indistintamente rivolta verso chiunque si lamenti, può portare ad un
sincretismo dottrinale che può essere sfruttato proprio da quelle frange
catto-marxiste antagoniste allo stesso cattolicesimo di Roma. Anche se Papa
Benedetto condannò la “Teologia della Liberazione” - da cui, per la verità,
anche Papa Bergoglio si dissociò -, questa affascinante avventura
rivoluzionaria sudamericana, porta innegabilmente Papa Francesco a dipingere
questa nostra civiltà, dedita al becero capitalismo, come la causa di tutti i
mali sparsi nel globo, cadendo nel più antico scontato populismo che, ai nostri
occhi, appare perfino banale e superficiale.
Quello che farà a Rio, il Papa sudamericano, sarà quello che ha fatto a Lampedusa. Visitare i poveri, andare in giro in macchina economica, gridare pace, amore, tolleranza… abbracciare i diseredati, insomma tutto quello che è prescritto dal Vangelo tra le opere di carità. Ma questa non è assolutamente evangelizzazione ed apologetica: è solo compatimento popolare, festosità popolare, dimenticandosi di chiarire che la religione cattolica ha come finalità sostanziale la salvezza dell’anima nell’aldilà e che il cristianesimo non è una Onlus o un apparato intergovernativo dell’ONU che combatte i governi “autoritari”.
Lo disse chiarissimamente Cristo: “Date a Cesare quel che è di Cesare…” per significare la sostanziale diversità delle finalità del mondo civile ed ecclesiale. Papa Francesco potrebbe lanciare dal suo pulpito, come fece papa Wojtyla, un invito alla conversione con anatema contro le mafie internazionali, contro gli schiavisti commercianti di uomini, contro i trafficanti di droga, contro chi mette le bombe nelle Chiese, chi uccide le ragazze a scuola…
Quello che farà a Rio, il Papa sudamericano, sarà quello che ha fatto a Lampedusa. Visitare i poveri, andare in giro in macchina economica, gridare pace, amore, tolleranza… abbracciare i diseredati, insomma tutto quello che è prescritto dal Vangelo tra le opere di carità. Ma questa non è assolutamente evangelizzazione ed apologetica: è solo compatimento popolare, festosità popolare, dimenticandosi di chiarire che la religione cattolica ha come finalità sostanziale la salvezza dell’anima nell’aldilà e che il cristianesimo non è una Onlus o un apparato intergovernativo dell’ONU che combatte i governi “autoritari”.
Lo disse chiarissimamente Cristo: “Date a Cesare quel che è di Cesare…” per significare la sostanziale diversità delle finalità del mondo civile ed ecclesiale. Papa Francesco potrebbe lanciare dal suo pulpito, come fece papa Wojtyla, un invito alla conversione con anatema contro le mafie internazionali, contro gli schiavisti commercianti di uomini, contro i trafficanti di droga, contro chi mette le bombe nelle Chiese, chi uccide le ragazze a scuola…
Il mondo
degli italiani non è più lo stesso da quando c'è Italia chiama Italia
CONTROCORRENTE
Francesco, el Papa mas guapo de Argentina – di Roberto Pepe
‘Quella figura che, solitaria, sale faticosamente le
scale dell’aereo non mi ha ispirato un senso di universalismo della Chiesa, ma
bensì un atto di isolazionismo spirituale’
Mi dispiace per chi intravvede in quelle azioni popolari una forma di teologia e di evangelizzazione, ma sono rimasto molto perplesso fin da quando si affacciò al balcone di San Pietro ed invece di salutare, come fanno tutti i preti: “Sia lodato Gesù Cristo…”, Papa Francesco disse: “Buonasera!”; oppure, da quando nella sala Nervi non concesse la Santa Benedizione, perché tra i presenti all’udienza, quel giorno, c’erano anche dei non-cristiani e non voleva urtare la loro sensibilità. Tralascio la riflessione per cui l’uso di una potente autovettura faccia morire molti bambini poveri nel mondo, ma voglio sottolineare il fatto sintomatico, apparentemente insignificante, di portarsi personalmente la pesante borsa sull’aereo che ha, invece, un’enorme significato psicologico dell’Uomo-Papa.
Quella figura che, solitaria, sale
faticosamente le scale dell’aereo non mi ha ispirato un senso di universalismo
della Chiesa, ma bensì un atto di isolazionismo spirituale, dove il Papa non è
un uomo tra le genti, ma un uomo diffidente perfino dei propri segretari ai
quali non affida neanche le proprie carte: un uomo, insomma che, esattamente al
contrario di quanto voglia apparire - aperto ed uguale ai propri simili -, non
si avvale neanche di un assistente di scalo che generalmente aiuta “tutte” le
persone anziane ad entrare in aereo.
La “Nouvelle Vague” che il Santo Padre
ha avviato nella Curia romana sta rivoluzionando l’apparato romano dando
l’impressione di stravolgere tutto, eliminando qualsiasi collegamento con
uomini e cose del passato, rifiutando qualsiasi apporto della pregressa
intellighenzia vaticana. Su questo non si entra assolutamente nel merito,
perché ogni Papa agisce secondo il proprio stimolo e rapporto che ha con
l’Altissimo, ma quando questo Papa disse ai giovani che non dovevano aver paura
di andare “controcorrente” espresse un saggio concetto, però, non esaustivo:
questo, infatti, è solo parte di una impostazione di vita. Prima ci sono le
regole da rispettare per ottenere i propri diritti e se questi sono negati,
allora si “deve” andare controcorrente senza prostrarsi al comune andazzo delle
cose che la vita quotidiana ha imposto! Questo era, sostanzialmente, anche il
succo della guerra contro il “Relativismo storico” che il Grande Papa Ratzinger
aveva intrapreso: combattere per il rispetto delle proprie idee
(apparentemente superate) a tutto campo! Ma dire solo: “andate controcorrente”
sembra un invito anarcoide a contestare tutto… a prescindere.
Capisco benissimo che qualcuno sia
entusiasta di questo Papa per la sua umanità e simpatia contagiosa da “chico
mas guapo de Argentina”, in raffronto alla passata monumentalità dell’apparato
vaticano, ma la facile strada dell’intervento diretto e l’apertura
indistintamente rivolta verso chiunque si lamenti, può portare ad un
sincretismo dottrinale che può essere sfruttato proprio da quelle frange
catto-marxiste antagoniste allo stesso cattolicesimo di Roma. Anche se Papa
Benedetto condannò la “Teologia della Liberazione” - da cui, per la verità,
anche Papa Bergoglio si dissociò -, questa affascinante avventura
rivoluzionaria sudamericana, porta innegabilmente Papa Francesco a dipingere
questa nostra civiltà, dedita al becero capitalismo, come la causa di tutti i
mali sparsi nel globo, cadendo nel più antico scontato populismo che, ai nostri
occhi, appare perfino banale e superficiale.
Quello che farà a Rio, il Papa
sudamericano, sarà quello che ha fatto a Lampedusa. Visitare i poveri, andare
in giro in macchina economica, gridare pace, amore, tolleranza… abbracciare i
diseredati, insomma tutto quello che è prescritto dal Vangelo tra le opere di
carità. Ma questa non è assolutamente evangelizzazione ed apologetica: è solo
compatimento popolare, festosità popolare, dimenticandosi di chiarire che la
religione cattolica ha come finalità sostanziale la salvezza dell’anima
nell’aldilà e che il cristianesimo non è una Onlus o un apparato
intergovernativo dell’ONU che combatte i governi “autoritari”.
Lo disse chiarissimamente Cristo: “Date
a Cesare quel che è di Cesare…” per significare la sostanziale diversità delle
finalità del mondo civile ed ecclesiale. Papa Francesco potrebbe lanciare dal
suo pulpito, come fece papa Wojtyla, un invito alla conversione con anatema
contro le mafie internazionali, contro gli schiavisti commercianti di uomini,
contro i trafficanti di droga, contro chi mette le bombe nelle Chiese, chi
uccide le ragazze a scuola…
08-08-2013 | 11:14:14
L’INTERROGATIVO
Immigrati, perché Papa Francesco non va a Malta? – di Roberto Pepe
Dalla visita del Pontefice a Lampedusa è
iniziata la più colossale invasione di emigranti provenienti, non dalle nazioni
rivierasche mediterranee, ma dal centro-sud Africa
Quando Papa Francesco a Lampedusa emise quel rimprovero agli italiani
che non sanno concedere molta accoglienza ai migranti africani e, di contro, non
lanciò alcun anatema contro quella mafia internazionale che effettua le tratte
schiaviste per tutto il continente nero (come fece Papa Giovanni Paolo contro la mafia italiana) dissi subito
che quel discorso era il più bello e commovente invito a tutti i diseredati
africani a raggiunger in qualsiasi modo Lampedusa, e quindi l’Italia. Gli
italiani “brava gente” avrebbero provveduto a tutto!
Detto fatto: dal giorno dopo incominciò la più colossale
invasione di emigranti provenienti, non dalle nazioni rivierasche mediterranee,
ma dal centro-sud Africa pagando un enorme capitale alle varie tribù e governi
di transito per poter aspirare ad ottenere un posto-barca. Prima fra tutte la
Libia, la Tunisia, e quei paesi mediterranei che sono stati toccati dalla
fantomatica “Primavera democratica” araba…
Quantomeno il “condannato” Berlusconi aveva fatto un accordo
di sorveglianza delle coste con il famigerato Gheddafi, addirittura utilizzando
nostre navi costiere… ma quello libico era un dittatore matto, mentre il nostro
premier era un “buffone” (per gli inglesi). Ora teniamoci questi dirimpettai di
mare che organizzano in proprio, meglio della Valtur, i viaggi della speranza
italiana (con molte donne incinte provenienti dal Burundi,... che sanno già del
diritto in fieri dello "Jus
soli" di cui godrà il nascituro)! Perché - ci domandiamo - il Papa Francesco non
va a Malta a fare qualche
discorsetto? Ci provi un po’!
30-08-2013 | 12:25:59L’OPINIONE
Papa Francesco e l'inchino alla regina di Giordania – di Roberto Pepe
ItaliaChiamaItalia
Accompagnai in San Pietro Adriana, una mia cugina bergamasca molto attiva nel campo del volontariato cattolico. Mentre osservava l’immensa Chiesa, mi domandò: “ma non ti pare assurda una costruzione del genere, così immensa ed inutile?””. Contemplando la volta, le risposi che a me non importava assolutamente niente se il “fabbricato” era grande, piccolo, vecchio o nuovo, ma tutto sommato mi piaceva essere lì, perché vedevo le facce delle persone (di tutte le razze) che a bocca aperta restavano in contemplazione estasiata, quasi mistica. Adriana mi disse che la mia fede era molto forte; io risposi che non me ne ero mai accorto, ma ne dubitavo.
Questo aneddoto per significare che la vita umana, quotidiana, terrestre, si nutre anche di stimoli fisici, visivi, sensoriali, di attività comportamentali, insomma, che aiutano moltissimo e facilitano anche ad elaborare un pensiero o fissare una convinzione. Le famose “parabole” del Vangelo non sono altro che esemplificazioni razionali di vita che rappresentano una idealizzazione di un concetto che racchiude, per esempio, un complicato trattato teologico sulla Fede. L’uomo ragiona con tutto il corpo: dal cervello, in primis, ma questo organo è coadiuvato dai cinque sensi-base (vista, olfatto, tatto, udito e gusto) che gli fanno pervenire la realtà esterna. La maestosità di San Pietro è una idealizzazione della Maestosità del proprio contenuto che deve apparire agli occhi di tutti - credenti e non - sensitivamente ed automaticamente come una rappresentazione tangibile dell’immensità. Anche le azioni comportamentali che si svolgono al suo interno devono, pertanto, rappresentare questa immane Storia Divina. I rappresentanti della Chiesa, i Prelati con il Papa in testa devono attenersi ad una rappresentazione concettuale che è finalizzata nella Santa Messa, supportata anche negli atteggiamenti della vita quotidiana, semplicemente perché determinate azioni fuori “idealizzazione” agli occhi dei credenti possono sembrare indicare diversi concetti da quelli acquisiti.
Il Papa è il Rappresentante di Cristo sulla Terra! Cristo era un povero, sicuramente, ma non si è mai inchinato di fronte a Cesare. Anzi, ha ben chiarito: “dare a Cesare quel che è di Cesare”, equiparandosi, di fatto, come soggetto terreno, ad un imperatore! Cristo ha insegnato d’altronde che anche chi sieda sul “trono”, debba, come atto di umiltà (simbolo), lavare i piedi ai poveri; ma l’inchinarsi ad una Regina non Cattolica, equivale a dubitare di quel famosissimo ed importantissimo messaggio di divisione di competenze (terrene e trascendentali), che purtroppo, oggi, è sottovalutato dalla stessa Chiesa e da Prelati che pensano all’esibizione di masse festanti. Il portarsi la borsa sull’aereo, o la mitria sotto braccio; non abitare a Palazzo, o dire che gli studenti pessimisti debbano andare dallo psichiatra, sono azioni per un Papa, che vanno fuori da quei “simboli” (parabole) con cui l’uomo ha convissuto.
Si dirà che il Papa ha voluto essere umile o gentile con una simpatica ed importante “donna”, per dimostrare che lo stesso Papa è un uomo qualunque, come gli altri, ma questo va contro la raccomandazione di Cristo che gli ha imposto: “Tu sei Pietro! E tu solo comandi nella mia Chiesa!”. Altrimenti gli avrebbe detto di fare una cooperativa di lavoratori! Pare infatti che Papa Bergoglio voglia scaricarsi delle responsabilità acquisite automaticamente con la nomina pontificia e giochi a fare l’uomo qualunque gridando, magari, alla folla: “Queremos una generacion revoluzionaria, que vaya contra la corriente y que se juegue por los valores, y la integridad!”. Mi dispiace, ma il pacifico fedele cattolico “deve” avere un riferimento certo! Perché nell’unico vero rapporto singolo che conta e cioè: “individuo-Dio” (e non di masse oceaniche: Dio sa contare fino ad uno!) c’è, in mezzo, solo l’unico rappresentante di Dio nominato sulla Terra e, cioè, il Papa. Se mi manca proprio lui… chi mi difende? Vado dal sindacalista?
FIDES ET RATIO |
TEOLOGIA
Sacra doctrina
| 709 | 3.558 | 12/9/2013, 00:38 in: L'OSSERVATORE DEI GESUITI di: Roberto Pepe | |
13-09-2013 | L’ANALISI
L’ "OSSERVATORE" dei gesuiti, la TdL dopo Benedetto XVI –
Questo ‘dio
fai da te’ che Scalfari propone come soluzione ai cattolici, non ci piace!
- ItaliaChiamaItalia
Con la firma del “Gesuita” Gustavo Gutierrez - il
capostipite più autorevole della corrente di pensiero di ispirazione
latinoamericana -, la “Teologia della liberazione” è riuscita a sbarcare in
pompa magna sull’Organo ufficiale della Santa Sede! L’Osservatore Romano ha
riportato, infatti, un articolo molto chiaro da parte di uno dei suoi
sostenitori di riferimento e coniatore dell’acronimo TdL. Ci troviamo, per
caso, di fronte ad un “nuovo” corso teologico dominante?
Ci voleva questo Papa argentino, perché la
Teologia della Liberazione fosse avallata ufficialmente a Roma, dopo essere
stata messa al bando in modo deciso e perentorio dai precedenti Pontefici
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI! Ma, attenzione, non è una semplice
citazione, ora l’Osservatore Romano arriva addirittura ad affermare che tale
filosofia teologica “ha svolto un cammino che la colloca senza dubbio alcuno
nel solco della cattolicità e a suo servizio, come teologia della Chiesa e per
la Chiesa”. Insomma, tale movimento era ad un passo per essere messo al bando
definitivamente, considerato quasi eretico, ed ora si legge: “La Teologia della
Liberazione vuole essere teologia della storia, teologia dei segni dei tempi”.
A pensare che, per Papa Benedetto XVI, quella
“Teologia” di natura prettamente politica, nata all'indomani del Concilio
Vaticano secondo, ha portato ''ribellione, divisione, dissenso, offesa,
anarchia'' grazie a quella che il pontefice definì una ''assunzione acritica di
tesi e metodologie provenienti dal marxismo'' all'interno della dottrina
cristiana… L’avversione era così netta che il Pontefice emerito gridò un
“Convertitevi” affinché quei gesuiti impegnati e collusi con le varie
guerriglie sanguinolenti, tornassero a “confrontarsi con l'Istruzione vaticana,
accogliendo la luce benigna che essa offre”.
Questi sono stati i “Gesuiti” rivoluzionari in
Sud America! A Roma, il Papa gesuita ha visitato il Centro Astalli gestito dai
Gesuiti, accompagnato dagli altri tre ‘confratelli’ gesuiti: il direttore
Giovanni Lamanna, il portavoce vaticano Federico Lombardi e il ‘provinciale’
per l’Italia Carlo Casalone. Bergoglio, per prima cosa, ha abbracciato un
gruppo di rifugiati africani, promettendo alla cittadinanza che tutti i
conventi chiusi saranno aperti, non per farci alberghi e guadagnare soldi, ma
per ospitare tutti i rifugiati politici del mondo. Il Pontefice, nel contempo,
non si è dimenticato di rimproverare (come ormai è consuetudine) gli italiani
ed i romani di “non aiutare davvero chi ha bisogno”. Come se la maggior parte
di famiglie romane non avessero, per proprio conto, problemi a sbarcare il
lunario… e non avessero - esse stesse - “bisogno” di una vera integrazione sociale!
In pratica, la raccomandazione di Cristo che
disse: “Date a Cesare ciò che è di Cesare” (per sancire la netta
differenziazione tra Stato e Chiesa) e la supplica dei precedenti Pontefici:
Giovanni Paolo e Benedetto a non fare della Chiesa una Onlus sociale che si
ponga in alternativa o in sostituzione di uno Stato, è diventata “sic et
simpliciter” lettera morta, con l’aggravante che incentivando e pubblicizzando,
specialmente oggi, in momenti di guerra, una irresponsabile ricezione di un
alto numero di diseredati dal mondo, si potrebbe distruggere anche l’attuale
sistema di accoglimento, non più in grado, a lungo andare, di sostenersi…
Qui si innesca un ripensamento che fu fatto dopo
l’abdicazione al Sacro Soglio di Papa Ratzinger, ma che allora, ci si rifiutò
(tutti) di approfondire. A questo punto domando: quella di Benedetto XVI, fu
libera scelta personale? O ci fu un tormentato incitamento a lasciare il Trono
Papale per opera di qualche forza antagonista che lo pressava insistentemente?
Insomma, Benedetto ricevette un invito che non poteva rifiutare? Quello,
infatti, fu veramente “IL” Grande Papa innovatore! Papa Ratzinger fu l’artefice
della battaglia contro il “Relativismo Storico” che combatteva la tendenza di
adeguare nel tempo le regole cattoliche snaturate dalle finalità
trascendentali, per le necessità richieste dalla vita contingente terrena nel
condividere e sminuire con forze laiche e non cristiane taluni punti
fondamentali irrinunciabili del cattolicesimo! Epiche, allora, furono le
battaglie, supportate dal defenestrato (guarda un po’) Bertone, contro le
posizioni interne di alcuni prelati italiani in ambito CEI che - interpretando
il cattolicesimo come una forma integrata di “governo terreno” della vita
materiale - volevano ricostruire la Balena Bianca, rientrando alla grande nel
mondo politico nazionale!
Ripeto il dubbio: l’ultimo prete-Papa Benedetto
lasciò essendo costretto a lasciare? E’ legittimo pensarlo ora, constatando il
continuo attacco al liberismo, al capitalismo, al ricco occidente, evidenziato
persino con piccoli messaggi subliminali come il non fare cose che fanno i
“ricchi” ed i “potenti”, come: abitare nel palazzo papale, utilizzare grosse
vetture ufficiali, servirsi degli assistenti per portare la borsa in aereo,
recarsi per riposo a Castel Gandolfo, … e magari galvanizzare i giovani a ribellarsi
alle regole, trasformandosi in idoli nelle grandi masse tra i non cattolici
atei e di altre fedi.
Mi domando, insomma: il nostro Grande Papa
Ratzinger si è per caso sacrificato sua-sponte per non rivelare cose troppo
grandi e manovre oscure che avrebbero provocato scismi e capovolgimenti
terribili per la Chiesa? Chi spinse a rubare quei documenti “Vatileaks” che
quel suo “fedele” maggiordomo prelevò inopinatamente dalla sua stanza? Ma si
può concepire che un servitore di un Papa, di testa sua, rubi dei documenti al
Pontefice? Per farne cosa? Per quale scopo: soldi? Cosa pensavano di trovarci?
Una cosa è certa: nonostante la pena inflitta al “ladro”, non si appurò mai
cosa, quel segretario, abbia rubato; non si conosce il perché e non si sa per
conto di chi…
Questo “dio fai da te” che Scalfari propone come
soluzione ai cattolici, non ci piace! Fare l’illuminato indagatore della fede,
solo perchè Papa Francesco ha rivalutato i preti marxisti sudamericani, è
semplicemente ridicolo e riesce a prendere in giro solo qualche cattocomunista
italiano.
04-10-2013 | L’OPINIONE
Lampedusa, spot pubblicitario – di Roberto Pepe
Quelle nobili parole papali si trasformarono in
un'arma terribile in mano
ai pirati e mercanti di morte contro la povera gente
Sulla strage di Lampedusa, quando le emozioni e i sentimenti
lasceranno spazio al
ragionamento articolato, sarà possibile tenere conto dei tanti approfondimenti
che da tempo, dopo il fallimento delle cosiddette primavere arabe, commentatori
di buon senso hanno inviato ai media.
ItaliaChiamaItalia non si è mostrato reticente nel
pubblicare sul tema dell'immigrazione due articoli, diciamo così, fuori dal
coro: "Papa a Lampedusa: le cose non dette" e "Perché il Papa non va a Malta?", entrambi a mia
firma.
Quando Papa Francesco si recò a Lampedusa invitando (e quasi
rimproverando) gli italiani a prestarsi con più forza all'accoglienza dei
profughi migranti, affermai che quel messaggio altamente caritatevole del Santo
Padre e certamente apprezzabile soprattutto nell'ottica cristiana, si sarebbe
potuto trasformare in un vero e proprio boomerang dal punto di vista della real
politique. Poteva essere una sottintesa quanto inconsapevole promozione per
tutte le mafie di tutta l'Africa e del Medio Oriente che trasportano a suon di
dollari e in condizioni di pericolo e schiavitù chi è in fuga dalla povertà e
dalle guerre fondamentaliste.
"Perché il Papa non lanciò un anatema contro la mafie
internazionali che organizzano i trasporti", allora chiesi? Invece,
nell'incitamento papale all'accoglienza, tutto il mondo lesse quasi un'apertura delle frontiere
alla tratta di carne umana, peggiore di quella dei tempi dello
schiavismo.
Risultato immediato: le nostre marinerie e guardie costiere
si prodigarono a recuperare naufraghi in acque internazionali o territoriali dei
paesi vicini, come Grecia e Malta. Era diventata una missione d'onore alla quale
i politici nostrani non osarono opporsi! Con questo non vogliamo certo affermare che debba essere
negato il soccorso e l'assistenza, ma intendiamo ricordare che le parole sono come pietre e anche il Papa
a parer nostro, potrebbe accompagnare la carità cristiana con l'anatema verso i
bersagli giusti.
Quelle nobili parole papali si trasformarono, come paventato
nei miei due scritti, in un'arma terribile in mano ai pirati e mercanti di morte
contro la povera gente, illusa anch'essa dalle stesse parole caritatevoli aperte
ad una facile e semplice transumanza.
D'altronde, viviamo in un momento altamente contorto di
difficile lettura: Berlusconi aveva attuato un piano operativo navale (che
funzionava) congiunto con il giustiziato dittatore Gheddafi per bloccare questo
traffico disumano, ma le già citate fantomatiche primavere arabe hanno
cancellato tutto, in quanto nel disegno globale fondamentalista che si sta
propagando a macchia d'olio, vi è una programmata cacciata da Asia e Africa di
chi non si allinea ai loro principi (e il Vaticano non l'ha ancora percepita
questa tenaglia mondiale). La logica umana – civile - insegna che quella povera
gente deve vivere decentemente dove è nata e, casomai il pragmatismo politico
insegna che bisogna dar loro la possibilità di farlo, per il bene di tutti
(ospitanti ed ospitati).
D'altra parte, inneggiare alla povertà della Chiesa - sic et
simpliciter - o al pauperismo della "decrescita felice" di sapore grillino, e'
solo un facile slogan perché, in realtà, una Chiesa ricca, e quanto lo sia lo
sappiamo bene, potrebbe favorire e sostenere azioni concrete, come quella di
alcuni gruppi cattolici del bergamasco che programmano corsi di studio a
beneficio di studenti provenienti dall'Africa. Queste scuole formano una classe
dirigente istruita che è stimolata a tornare nel proprio paese, legando i corsi
di nuovi studenti al rientro dei precedenti borsisti.
Queste sono le migliori azioni della politica
dell'accoglienza: quando il soggiorno è limitato e finalizzato al rientro. O
quando si programmano i flussi garantendo a chi arriva il lavoro e la dignità.
Un immigrato avvitato in una vita da balordo barbone o delinquente non puo'
esprimere un'idea di carità. “La vita del randagio e' breve e crudele": una
frase che viene usata per risolvere il randagismo animale; vogliamo pensare a
quale può essere la vita di un uomo braccato dalla miseria?
01-03-2014 | 19:13:50IL COMMENTO
Papa Francesco è diventato l’Amministratore Delegato, Presidente e Governatore della Onlus internazionale
Città del Vaticano S.p.A.
Papa Francesco, Vaticano S.p.a. 2014 – di Roberto Pepe
Papa Francesco è diventato l’Amministratore Delegato, Presidente e Governatore della Onlus internazionale
Città del Vaticano S.p.A.
Nella Prefazione dell’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI è scritto a chiare note: “La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati”. Nell’aprile del 2012 intitolai un articolo su Papa Benedetto “Obbedienza! Ma dopo di lui cosa sarà?”: la chiesa diventerà una Onlus caritatevole di volontariato ? Quel “grande Papa” stava già “riedificando” e “ricodificando” dal 2009 una filosofia teologica Cattolica a fronte dell’impoverimento relativista storico che stava sovvertendo le cause con la finalità esclusivamente trascendentale della stessa Chiesa.
Siamo nel 2014: ci siamo! Papa Francesco è diventato l’Amministratore Delegato, Presidente e Governatore della Onlus internazionale Città del Vaticano S.p.A.
Quando, come primo atto, distrusse tutta la Curia romana con vari rimbrotti indirizzati agli “intriganti romani” tra il tripudio dei companeros italiani, l’avevamo capito: il suo compito sarebbe stato quello di eliminare il Romacentrismo per rendere il Vaticano un Regno al proprio ed unico comando. Il Papa nascondendosi dietro al pauperistico nome di Francesco, invece di rendere San Pietro indirizzata al puro misticismo trascendentale come la Porziuncola, si è posto in testa nuovamente il “Triregno”. La nuova Organizzazione dei Cardinali simil-G8 internazionale disegna una vera e propria Azienda diversificata nel mondo intero, la cui supervisione tecnica è coordinata da un Segretariato di Controllo su tutte le funzioni economiche ed amministrative della Santa Sede. Questo organismo è capitanato da un Prefetto proveniente proprio dall’altra parte del mondo: un australiano che assume i compiti di un vero e proprio ministro dell’Economia o del tesoro, essendo questo gruppo coadiuvato - novità assoluta - da sette espertissimi laici. Presto, la sede del Vaticano potrebbe benissimo essere trasportata dall’altra parte del Mondo su di un grattacielo!
Con le scuse di semplificare ed incrementare la trasparenza e i controlli interni delle strutture economiche e di assicurare un maggiore aiuto all’azione del Vaticano in favore dei poveri, si è distrutta completamente la Segreteria di Stato che prima, oltre che a svolgere una funzione di controllo amministrativo, svolgeva il ruolo più importante verso l’esterno, gestendo le relazioni diplomatiche della Santa Sede.
Papa Francesco ha completamente annullato qualsiasi ruolo pubblico mediatico degli altri Cardinali e Vescovi. Sono spariti Bagnasco, Bertone, perfino Tettamanzi, … non parla più nessun alto prelato; nessuno contraddice nessuno: c’è solo il Papa che accarezza i bimbi, che si porta la borsa, che viaggia in una scomodissima utilitaria, che invita tutti i diseredati a sbarcare a Lampedusa, che continua a riprendere pubblicamente, come si fa con i bambini all’oratorio (tra il tripudio dei laici), i preti, vescovi, suore e cardinali, dicendo loro -come al tempo del Duce - di non commentare l’operato del Capo, di non fare pettegolezzi, (silenzio, il nemico - il diavolo - ascolta!) di non perpetuare gli intrighi di corte per far carriera. C’è solo un Papa, osannato da tutta la sinistra laica ex-anticlericale, mangiapreti, rivoluzionaria - come quella guerrigliera, propugnata dalla Teologia della Liberazione sudamericana - che paragona il liberismo “sfrenato” all’inferno, invitando ad essere tutti uguali, poveri tra i poveri! Un Papa – solo - che si porta la borsa da solo, perché non si fida neanche del segretario personale! Un Papa che si chiede chi sia Egli stesso per giudicare un peccatore. Se non lo sa lui, glielo dico io: il Papa è colui il quale viene nominato dallo Spirito Santo come Vicario in Terra da Cristo. Caro Francesco, attento a liberare troppe colombe bianche, ci sono in agguato cornacchie e gabbiani che se le mangiano!
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